Il Comune di Sezze e quei 5 milioni assegnati senza gara alla coop delle parenti di Soumahoro
La Karibu aveva vinto la prima gara per i progetti Sprar nel 2001 e da allora ha continuato a ricevere i fondi senza gara La cooperativa Karibu dal Comune di Sezze, in provincia di Latina, avrebbe incassato cinque milioni e mezzo di euro di fondi pubblici in 18 anni: quasi tutti senza gara, andando avanti di proroga in proroga.

È quanto emerge oggi dalle indagini in corso sul caso delle cooperative legate alla famiglia di Aboubakar Soumahoro: lo riporta il quotidiano la Repubblica. Secondo la ricostruzione, Karibu aveva vinto infatti la prima gara per i progetti Sprar nel 2001, ma da allora ha continuato a vedersi assegnati i fondi andando avanti tra una proroga e l’altra. Il tutto tramite il Fondo nazionale per le politiche ed i servizi per l’asilo, che mette a disposizione degli enti locali fondi da utilizzare per la realizzazione di progetti di accoglienza all’interno del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Gli affidamenti venivano così prorogati senza gara tramite semplici determine comunali. Il meccanismo sarebbe continuato fino al 2019, anno in cui venne aperto un nuovo bando che venne assegnato a un’altra cooperativa. Secondo Angelo Tripodi, capogruppo della Lega in consiglio regionale, la cooperativa «ha avuto un legame forte con il Pd e i Comuni amministrati: dagli affidamenti con fondi pubblici, spesso senza una gara, alle proroghe puntuali a ridosso delle scadenze, dagli immobili affittati dai dipendenti pubblici alla coop, fino all’assunzione di un amministratore democratico nella società della suocera di Soumahoro».
Di recente, le forze dell’ordine hanno sequestrato un’ampia documentazione alla Karibu di Sezze. Molti dei documenti erano stati buttati nei cassonetti prima che venisse dismessa la sede. La cooperativa in questione gestisce il 40% dei centri per migranti in terra pontina. Le accuse a carico della cooperativa riguardano la violazione dei diritti dei lavoratori, dagli stipendi non pagati, l’ipotesi di fatture false ai migranti costretti a lavorare in condizioni disagiate. Sul caso sono in corso anche accertamenti dell’Ispettorato del lavoro e del Ministero delle imprese. Simile a quanto accaduto a Sezze sarebbe stato anche l’andamento nella vicina Roccagorga, un centro di circa 4mila abitanti, in cui nel 2005 il progetto Sprar venne affidato alla cooperativa Karibu che è poi andata avanti sempre con un sistema di proroghe per 15 anni. La convenzione, infatti, veniva rinnovata ogni 3 anni. «Abbiamo detto noi basta a quel sistema. Avevamo raccolto numerose segnalazioni sui troppi problemi con le case in cui erano ospitati i migranti», ha dichiarato l’ex assessore al turismo Andrea Orsini.
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