Condono, così i 5 Stelle nascosero il rischio frane a Casamicciola: la verità di De Falco
Casamicciola ha una estensione ampia. Divisibile in più frazioni.
Tra queste, quella del Celario è la più colpita dalla frana. Secondo lo strumento di pianificazione territoriale paesaggistico (Ptp) il Celario è una zona dove si poteva costruire, eccome. Era classificato zona Rua, Recupero urbano. Dunque potenziale ricettore di nuova edilizia, di costruzioni una sull’altra. Ci sono aree a rischio elevato contrassegnate dal rosso, altre di rischio moderato, di colore arancione. In queste zone nessun condono è rilasciabile. Il paradosso è che nella zona del Celario il colore che è stato utilizzato è ‘bianco retinato’: esente da rischio.
Perché era zona bianca? Da chi è stato così classificato? La frana di Casamicciola ha sbriciolato quelle case sulle macerie del buonsenso e della corretta gestione del suolo, per come si incarica di dimostrare la drammatica realtà dei fatti. Il bilancio è di otto morti e quattro dispersi. E ieri hanno estratto dalla morsa del fango un nuovo cadavere. C’è un altro corpo localizzato ma non ancora estratto. Ma sono le responsabilità politiche a stare più a fondo, nella palude di chi oggi finge di non aver mai preso parte alle manovre di quel condono. A rivelarci un retroscena sulla genesi del contestato provvedimento del governo Conte è un ex senatore del M5S che per essersi opposto fermamente è stato messo alla porta.
Gregorio De Falco era senatore del Movimento quando toccò il nervo scoperto del condono. E saltò in aria. Ce la racconta per bene?
Fui espulso perché vidi con chiarezza che il gruppo parlamentare in cui militavo, il Movimento Cinque Stelle, stava inserendo nelle pieghe del Dl Genova un vero e proprio condono su Ischia. Io vengo dalla Capitaneria di porto e quella questione la conosco bene. Iniziai a protestare e resi noto che avrei votato contro. Anzi, che avrei preso una iniziativa parlamentare per oppormi.
Con chi ne parlò?
Telefonai a tutti. Avvisai subito il presidente dell’ottava commissione – Lavori Pubblici – Mauro Coltorti, che presiedeva una seduta notturna pur di avere una approvazione veloce. E Stefano Patuanelli. Scrissi a Luigi Di Maio. E spiegai bene al sottosegretario Vincenzo Santangelo. Ne discussi con il senatore Agostino Santillo, un ingegnere di Caserta eletto anche lui con il M5S con cui dividevo l’ufficio al Senato. Sulle prime si spaventò, poi fece qualche telefonata e tornò da me: ‘Ti sbagli, mi hanno detto che non è un condono’.
Che fosse un condono non aveva alcun dubbio. Con una aggravante: l’inserimento della frazione di Celario in zona bianca, svincolata da qualunque limite e controllo.
Il rinvio alla legge n.47 del 1985 sarebbe stato del tutto inefficace se la zona di Celario fosse stata rossa. Perché anche la legge del condono Craxi dell’95, all’articolo 33, diceva che non sarebbe stato possibile sanare degli abusi edilizi laddove costruiti in aree di inedificabilità assoluta. Essendo bianca, e l’estensore evidentemente lo sapeva, il vincolo non c’è e quindi, con una valutazione di compatibilità ex post, si può sanare. Ecco la gabola.
Chi ha messo quella zona in bianco?
L’Autorità di bacino, che dipende dalla Regione. Lì a Ischia c’è un avvocato, uno specialista delle concessioni edilizie, che è anche uno molto bravo. Si chiama Bruno Molinaro. L’altro giorno in televisione quando gli hanno detto che metà della frana di Casamicciola interessa una zona bianca, l’ho visto molto sorpreso. Può essere tra coloro che hanno avuto un ruolo nel fare riferimento alla 47 dell’85. Tra coloro che pensarono in quel momento che sarebbe stato uno snellimento buono per metterci tutto dentro. Attenzione perché poi ci sono state altre leggi di sanatoria. E dunque le istanze relative a costruzioni di vent’anni fa, del 2002 e 2003 avrebbero dovuto semmai fare riferimento ad altre leggi edilizie, direi quelle del 1994 e del 2003. Le quali, particolarmente quella del 2003, non consentono di sanare opere abusive realizzate in aree di edificabilità relativa.
E dunque mai in zona bianca. Era dunque necessario collegare la sanatoria a un condono precedente, a quello degli anni Ottanta…
A quel punto si fa il rinvio alla legge 47 dell’85. Poiché se la zona è bianca, si possono sanare gli abusi. Ma se quelle istanze seguendo la loro via non avrebbero potuto ottenere la sanatoria, e invece con questa del Dl Genova la ottengono, significa che è un condono. O per lo meno una riapertura dei termini, a distanza di 33 anni.
Lei ha capito subito di aver toccato interessi importanti. Sui quali l’hanno fatta saltare.
Mi hanno mandato subito un avvertimento. Io ho risposto presentando un emendamento, il 25.10, e questo emendamento in commissioni riunite viene discusso. Chiedevo che quel riferimento alla riapertura dei termini saltasse per Ischia. Vito Crimi si allarma. E viene a trattare con me e con la senatrice Paola Nugnes. Tenta di farci ritirare l’emendamento, chiede di trasformarlo in ordine del giorno. Per declassarlo. Mi rifiuto di rinnegare il mio emendamento e insisto per metterlo in votazione. Allo scoperto.
Cosa diceva l’emendamento?
Dal primo comma dell’articolo 25 venivano espunte le parole che si riferivano al condono dell’85. Io non accetto compromessi: Crimi aveva scritto con una formula debolissima, ‘il governo si impegna a verificare la possibilità di…”, un falso impegno nascosto da un bizantinismo. Io presento il mio emendamento, ma viene battuto. Immediatamente dopo la senatrice Urania Papatheu di Forza Italia presenta un altro emendamento, con una formulazione diversa ma identico nella finalità di scollegare il Dl Genova a qualunque ipotesi di condono. Era un emendamento identico al mio, e io lo voto. L’emendamento viene approvato. Io vengo espulso di gran carriera, e dentro Forza Italia scoppia un pandemonio.
Che successe?
Si autosospesero quattro senatori campani, tra i quali Luigi Cesaro che su quel condono è stato meravigliosamente rappresentato da Crozza. Forza Italia vota poi contro l’emendamento della sua Papatheu, e tutti insieme, inclusa Fratelli d’Italia, votarono a favore del condono per Ischia, quando era chiaro per tutti che Casamicciola ricadeva in zona bianca. Io venni allontanato: il “voto ribelle”, che poi è un voto libero, non era contemplato nel Movimento. Soprattutto su certi temi. E oggi sono tornato a occuparmi di far rispettare la legalità, in Capitaneria.
Non è rimasto a bordo, quella volta…
Posso dire di aver sempre scelto di rispettare le regole. E in quell’occasione, di essere sceso in tempo.
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