Anno: XXV - Numero 216    
Lunedì 25 Novembre 2024 ore 13:30
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Non c’è giustizia e uguaglianza senza efficiente Servizio sanitario pubblico

Il governo ha reagito al voto di fiducia ottenuto due giorni prima di Natale alla Camera dei deputati con molta soddisfazione, sottolineando come la manovra approvata vada incontro ai ceti più deboli del Paese

Non c’è giustizia e uguaglianza senza efficiente Servizio sanitario pubblico

In realtà, non è così. L’aumento delle pensioni minime a 600 euro mensili per gli ultra 75enni e gli aiuti erogati alle famiglie meno abbienti per il pagamento delle bollette di luce e gas non riescono a garantire una vera eguaglianza sostanziale tra i cittadini.

Rimane infatti scoperto il settore nevralgico del diritto a curarsi anche delle persone con modeste o nulle possibilità economiche. E questo diritto può essere garantito soltanto finanziando adeguatamente il SSN, che da tempo fa acqua e crea profonde ingiustizie. Certamente, la situazione attuale non è colpa di questo governo, ma è intollerabile che esso non abbia dato, nella manovra approvata alla Camera il 23 dicembre, l’attenzione imprescindibile che merita.

Infatti, ad esempio, i due miliardi aggiunti al Fondo sanitario nazionale, tanto sbandierati, sono destinati in gran parte alle bollette, non ai servizi né al personale in grande difficoltà. Niente finanziamenti per le assunzioni, il che si ripercuoterà sulla qualità e la sicurezza delle cure (1).

Vediamo un po’ nel dettaglio la situazione, senza pretesa di esaurire l’argomento.

Medici di base – sono sempre di meno. Si parla di una carenza in tutto il Paese di ben 6000 medici (2). Tanto che a quelli che sono stati assunti negli ultimi anni è stato dato in carico un numero enorme di pazienti, molti di più di quelli che avevano i medici di base andati a mano a mano in pensione. Ho ricevuto la segnalazione proprio due mesi fa dal mio medico di base, un giovane di 37 anni, che si dice frustrato ed esaurito perché non può più seguire i suoi pazienti con la cura che dedicava loro fino all’anno scorso. Ha oltre 1200 pazienti, molti dei quali anziani o proprio vecchi. In questa condizione viene pregiudicata sia l’umanità sia la professionalità del trattamento.

Una controprova di questa realtà la si riscontra nel fatto che sempre più pazienti vanno a intasare i Pronto soccorso, proprio perché non si sentono soddisfatti del responso del loro medico di base (3).

I Pronto Soccorso sono, a loro volta, carenti di personale (ne mancherebbero 4500 – 2) . E’ un problema, di cui si sente parlare sempre più spesso nei media. I posti contemplati dalla normativa sono già pochi e, da un anno, almeno il 50% di essi non viene coperto, perché non ci sono medici disponibili. Si parla di una vera e propria fuga dai Pronto Soccorso – per i turni massacranti, dovuti alla carenza di organico, per una scarsa retribuzione rispetto ai colleghi europei e una limitata possibilità di fare carriera. Oltre che il timore, purtroppo non infondato, specialmente in certe zone del nostro Paese, di essere aggrediti o dai pazienti stessi o dai loro parenti.

Infine, nei reparti ospedalieri, si parla (2) di una carenza di 10 mila medici.

E poi c’è il tasto altrettanto dolente degli esami e delle visite specialistiche, con appuntamenti non di sette giorni, ma di sette mesi e anche oltre.

Ma se una persona ha un disturbo preoccupante, per il quale il medico di base chiede una visita specialistica o un accertamento (dalla semplice radiografia a una risonanza magnetica), è lecito farla aspettare così tanto? Dov’è l’uguaglianza dei cittadini nella sanità? Come si realizza in questo delicatissimo settore l’impegno della Repubblica “a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e

sociale”?

Infatti, è proprio qui che si allarga a dismisura la forbice tra abbienti e meno/non abbienti. Chi può pagare di tasca sua le visite, gli esami, addirittura il ricovero in cliniche private, ma anche le medicine, spesso molto costose e non passate dal SSN, si cura e ha maggiori possibilità di guarire, mentre chi ha un reddito medio/basso non può sperare di curarsi come si deve, si tiene la malattia, si sente abbandonato, si lascia andare. Ma la disperazione, che ne consegue, immetterà un altro veleno letale nella nostra società.

1 – Quotidiano Sanità del 23 dicembre: https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=109984

2 – TAG 24/Ateneo Niccolò Cusano di Roma: https://www.tag24.it/425999-carenza-medici-ospedali-italiani-fuga/

3 – La Regione Toscana pare si stia attivando per contenere il ricorso improprio ai Pronto Soccorso con varie misure e l’istituzione di un nuovo numero telefonico per esigenze sanitarie non urgenti.

Comunicato stampa dell’Aduc

© Riproduzione riservata

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