Anno: XXV - Numero 216    
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«Un deja-vu della nostra Tangentopoli. Ma dove sono i garantisti europei?»

Roberto Lassini fu coinvolto in Mani Pulite e poi assolto con formula piena nel 1993 quando era sindaco di Turbigo: ora giudica la detenzione di Kaili «un fatto abnorme »

«Un deja-vu della nostra Tangentopoli. Ma dove sono i garantisti europei?»

«Ho letto la lunga intervista, pubblicata oggi (ieri per chi legge, ndr) sul Corriere della Sera, all’avvocato Michalis Dimitrakopoulos, difensore della ex vice presidente del Parlamento europeo Eva Kaili, e devo dire di essere rimasto alquanto interdetto», afferma l’avvocato milanese Roberto Lassini.

Avvocato Lassini, il collega greco ha affermato, senza tanti giri di parole, che alla sua assistita per quasi un mese è stato impedito di vedere la figlia di 22 mesi, così da farle pressione affinché confessasse. Solo il 6 gennaio è riuscita ad incontrare la figlia, per appena tre ore e sempre dietro le sbarre del carcere di Haren.

Mi pare un fatto abnorme e di cui nessuno si scandalizza. Dal 2006, in Italia, esistono istituti a ‘ custodia attenuta’ per le detenute madri con spazi dedicati proprio a tutela dell’infanzia. Ricordiamo che oltre alla madre era stato arrestato anche il padre e la bambina si trova dallo scorso dicembre con il nonno. Se non ci fosse stato quest’ultimo? Cosa succedeva? Nessuno si è posto questa domanda.

La custodia cautelare, come ai tempi di Tangentopoli, per la magistratura belga è uno strumento per ‘ estorcere’ le confessioni da parte degli indagati?

Ovviamente mi limito a quello che ho letto sui giornali e le contestazioni mi sembrano poco chiare. Siamo pur sempre nell’ambito dell’attività parlamentare. Se la corruzione deve essere essenzialmente legata ad un atto d’ufficio, il voto di un componente del Parlamento, anche se dietro compenso, rientra in tale fattispecie di reato? Ci sono tante sentenze che affermano che il voto rimane sempre e comunque ‘ libero’, a prescindere da eventuali dazioni. Vedo in questa storia una certa supplenza della magistratura.

Un deja-vu di Mani pulite a distanza di trenta anni?

Mi pare proprio di sì. E come all’epoca constato la non reazione della politica. Che fine ha fatto la destra garantista? Capisco l’imbarazzo del Pd, dal momento che ci sono alcuni parlamentari dem coinvolti, ma il silenzio della destra non trova giustificazioni. Si stanno calpestando molti diritti essenziali che passano in secondo piano per becera strumentalizzazione politica. Tutti tacciano perché, appunto, sono dello schieramento avverso. Mi sarei aspettato, invece, delle prese di posizione forti per stigmatizzare quanto sta accadendo.

In Italia è cambiato qualcosa dai tempi di Tangentopoli?

Le regole sulla custodia cautelare sono più o meno sempre le stesse…

L’attenzione dei pm, passano gli anni, è sempre sui reati dei ‘ colletti bianchi’.

È giusto che ci sia attenzione sui reati dei ‘colletti bianchi’. Non vorrei che ci fosse però una competizione fra poteri dello Stato.

Lei ha difeso Mario Mantovani, il vice presidente della Regione Lombardia in quota Forza Italia durante la giunta di Roberto Maroni ( Lega), assolto in via definitiva dall’accusa di corruzione e concussione. Un processo lungo e complesso.

Certo, ed anche difficile. E’ quasi impossibile difendere un imputato eccellente se questo è innocente. Il confronto con l’accusa è impari.

Facciamo un esempio?

Le intercettazioni telefoniche ed ambientali, e adesso anche a mezzo trojan, che accompagnano sempre queste indagini. Nel procedimento contro Mantovani sono stati depositati circa 300mila ascolti, di cui poche decine poi finiti a supporto delle tesi accusatorie. Sfido chiunque ad ascoltare i rimanenti ascolti per trovare elementi a favore della difesa.

Ci sarebbe sempre la norma che il pm deve fare accertamenti a favore degli indagati.

A parte che se c’è un articolo del codice di procedura penale più disatteso, esso è proprio il 358 ( Attività d’indagine del pm). Purtroppo è sempre più diffuso l’appiattimento dei pm sui teoremi della polizia giudiziaria che ha mezzi e risorse investigative praticamente illimitate.

In Belgio, poi, le investigazione addirittura sono state condotte dai servizi segreti.

Non voglio mettermi nei panni di chi difende gli indagati del ‘ Qatargate’.

Anche lei è rimasto coninvolto in una vicenda giudiaziaria per reati contro la Pa, quando era sindaco di Turbigo, un comune dell’Alto Milanese, da cui è stato poi assolto con formula piena nel 1993. Cosa le è rimasto di quella vicenda?

Certamente l’abuso della custodia cautelare che, oltre ad estorcere confessioni, mirava ( e mira) anche a raggiungere le prime pagine dei giornali.

 

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