Boom degli abilitati alla professione di ingegnere
Lo attesta il rapporto del Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri. Forte crescita nei settori industriale e dell’informazione.
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Anche nel 2021, come già l’anno precedente, risulta piuttosto elevato il numero di laureati in ingegneria che hanno conseguito l’abilitazione professionale. Questo anche grazie alle misure di contenimento del Covid 19 in virtù della quali gli atenei hanno mantenuto le procedure semplificate per le prove d’Esame di abilitazione. Sono stati ben 14.621 i laureati magistrali che hanno ottenuto l’abilitazione alla professione di Ingegnere, pari ad oltre la metà dei laureati di riferimento, che sono stati 27.605 in tutto. Se si considerano i due anni di procedura “ridotta”, la quota di abilitati, rapportata al bacino di riferimento dei potenziali abilitati, supera il 50%, laddove, negli anni precedenti si era registrato un crescente disinteresse: nel 2019 gli abilitati sono stati il 26,9% del bacino potenziale. E’ quanto emerge dal consueto rapporto diffuso dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri.
Permane, tuttavia un elemento di criticità. Restano troppi i laureati che, pur conseguendo l’abilitazione professionale, non si iscrivono all’albo: a circa un anno di distanza dal termine della seconda sessione di Esame, solo il 30% degli abilitati del 2021 risulta iscritto. Considerando gli ultimi 10 anni, esiste un’area composta da quasi 60mila ingegneri abilitati ma non iscritti.
“L’analisi dei dati relativi agli Esami di Stato 2021 – commenta Angelo Domenico Perrini, Presidente CNI – ci offre risultati estremamente positivi e descrive un quadro generale all’insegna della buona salute per l’intero iter di formazione degli ingegneri. I corsi in ingegneria risultano ancora tra i più ambiti, il bacino dei laureati è in continua crescita, aumenta sensibilmente il numero di abilitati, soprattutto tra i laureati dei settori diversi da quello civile ed ambientale. Però come CNI non possiamo né vogliamo sottovalutare i risvolti critici. Le iscrizioni all’albo professionale sul piano quantitativo risultano ancora basse rispetto al potenziale. L’Albo continua ad essere percepito come poco attrattivo da settori come quello industriale e dell’informazione. In questo senso l’obiettivo del Consiglio Nazionale deve essere quello di sensibilizzare gli ingegneri di questi settori rispetto all’utilità dell’iscrizione, soprattutto se si considera il fatto che rappresentano ormai la parte più consistente dell’universo ingegneristico italiano”.
“I dati della nostra indagine – afferma Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI – confermano che la semplificazione delle prove di abilitazione ha dato una forte spinta alla crescita dell’abilitazione professionale. Nei due anni con procedura ridotta, infatti, la quota di abilitati, supera il 50% del bacino potenziale, mentre negli anni precedenti era sensibilmente inferiore: nel 2019 era pari al 26,9%. L’abilitazione professionale è vista dai giovani laureati come un’opzione da valutare e perseguire e il titolo abilitante come un investimento che può tornare utile in futuro. Per contro, l’elemento critico è rappresentato dal grande numero di laureati che, pur conseguendo l’abilitazione professionale, non si iscrivono all’albo. Una realtà con la quale il CNI e tutto il nostro sistema ordinistico deve riflettere al fine di riuscire a porvi rimedio”.
Entrando nel dettaglio scopriamo che dopo il boom del 2020, il numero di abilitati alle professioni di ingegnere e ingegnere Junior nel 2021 si è assestato: 16.302 in tutto, 156 in più (14.621 ingegneri e 1.513 ingegnere Junior). Come detto, l’effetto più rilevante della semplificazione delle procedure d’esame è l’aver avvicinato all’abilitazione professionale un grande numero di laureati del settore industriale e dell’informazione, solitamente restii. In particolare, gli ingegneri industriali sono arrivati a costituire oltre la metà degli abilitati per la sezione A. A livello geografico, rispetto al 2020, aumenta il numero di abilitati della sezione A negli atenei del settentrione, mentre, al contrario, calano in quelli del Centro e del Sud, sebbene quest’ultimo risulti ancora l’area territoriale in cui si registra il numero più elevato di abilitazioni professionali: 4.763 pari al 32,6% di tutti gli abilitati magistrali del 2021. Quanto ai tassi di successo degli esami, superano il 90% tra i laureati magistrali e l’80% tra quelli di primo livello. Particolarmente brillanti risultano le performance degli ingegneri dell’informazione tra i quali ha conseguito l’abilitazione il 93,4% dei candidati, seguiti dagli industriali (92,4%). Continua invece a diminuire, rispetto agli anni precedenti, la quota di candidati che hanno superato le prove d’esame per il settore civile ed ambientale: 86,8% a fronte del 87,8% rilevato nel 2020.
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