Csm, i giovani avvocati dell'Aiga vogliono presentare un'autocandidatura
Una decisione, spiega l'Aiga, finalizzata anche a lanciare un appello alle istituzioni affinché nella composizione dell'organo venga data voce all'avvocatura
Un”autocandidatura’, per portare nel Consiglio superiore della magistratura l’esperienza di chi “conosce bene quali siano i veri problemi del sistema giustizia”. La giunta nazionale dell’Aiga, Associazione giovani avvocati, ha chiesto al proprio presidente, Francesco Perchinunno, e ai suoi componenti, con più di 15 anni di iscrizione all’albo, di presentare l’autocandidatura per l’elezione dei membri laici del Csm, prevista per il prossimo 17 gennaio, quando il Parlamento è convocato in seduta comune. Una decisione, spiega l’Aiga, “finalizzata anche a lanciare un appello alle istituzioni affinché nella composizione del relativo organo venga data voce all’avvocatura quale parte necessaria del processo che possa dare un contributo concreto per un’amministrazione della giustizia più efficace ed efficiente”.
A giudizio dei giovani avvocati la riforma Cartabia “ha introdotto alcune importanti novità: la presenza dell’avvocatura nei consigli giudiziari con diritto di voto e la possibilità per tutti gli avvocati con più di 15 anni di esercizio effettivo della professione di poter presentare la propria candidatura. Un segnale importante – sottolinea il documento della giunta Aiga – che il legislatore ha dato e che consegna anche all’avvocatura associata ed istituzionale la responsabilità di contribuire a garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”. Per questo, “in un momento storico caratterizzato da continui processi di cambiamento, dall’esigenza di garantire diversità di pensiero anche il p rossimo Csm dovrà essere composto in maniera eterogenea: avvocati, professori universitari, donne, uomini, giovani e meno giovani”.
Tra le funzioni attribuite al Csm “molte delle quali hanno un impatto determinante sul funzionamento dell’intero sistema giustizia e sulla durata dei processi”, i giovani avvocati ne indicano una, “la cui importanza è spesso sottovalutata, il trasferimento dei magistrati”. Il punto non è riformare i riti, tanto che le novità della riforma Cartabia che riguardano il processo “potrebbero non contribuire a raggiungere gli obiettivi fissati dal Pnrr, tenuto conto anche della grave carenza di personale, amministrativo e giudicante, negli uffici giudiziari”. “
Il passato ci ha insegnato che riformare le regole del processo, quasi mai porta risultati positivi. Al contrario noi giovani avvocati, vivendo quotidianamente i Tribunali sappiamo bene che i trasferimenti dei magistrati sono una delle cause principali che determinano l’irragionevole durata dei processi: troppo spesso, infatti, il ruolo vacante viene affidato a un giudice onorario con il compito di rinviare i fascicoli in attesa dell’arrivo del nuovo giudice togato oppure viene, come si dice in gergo, ‘congelato’ con conseguente ritardo nella durata dei processi”, denuncia l’Aiga, che cita “dati statistici dai quali è stato verificato come nelle Corti di Appello dove c’è un alto numero di trasferimenti la durata media dei processi aumenta, mentre laddove i trasferimenti sono ridotti la durata dei processi diminuisce. Su questo il prossimo Csm,, che dovrà lavorare con una scopertura dell’organico di magistrati del 20%, dovrà accendere un faro”, ammoniscono i giovani avvocati.
Tra le soluzioni, “quasi tutte a costo zero per il bilancio dello Stato”, sulle quali l’Aiga “auspica un confronto genuino con la magistratura associata”, ci sono “la nomina dei capi degli uffici giudiziari nel rispetto del principio di trasparenza e di merito”, e “l’inserimento nel procedimento di valutazione del magistrato, accanto ai parametri normativi della capacità, laboriosità, diligenza e impegno, quelli di efficacia ed efficienza”. I giovani avvocati “sono quindi pronti a raccogliere la sfida del cambiamento avviato con la riforma Cartabia dando un loro concreto contributo al miglioramento del sistema giustizia, offrendo la propria visione e competenza, con la speranza che i valori dell’avvocatura possano trovare adeguata rappresentanza nel Csm, convinti che la forza delle idee valga di più del conferimento di ogni incarico istituzionale”.
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