Bene primo sì, ampliare a tutti soggetti privati
Così il presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca, al primo via libera ieri nell'aula di Montecitorio alla proposta di legge Meloni-Morrone sull'equo compenso ai professionisti.
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“Accogliamo con grande favore l’approvazione alla Camera dei deputati del disegno di legge sull’equo compenso ai professionisti. La norma fissa un principio fondamentale: nessuno deve lavorare gratuitamente. Principio che però deve essere applicato anche ai rapporti tra privati. Auspichiamo, infatti, che il provvedimento venga integrato il prima possibile per includere – senza limitazioni – l’intera platea dei soggetti privati tra quelli obbligati a corrispondere un compenso proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale”. L’Organismo congressuale forense esprime la soddisfazione dell’avvocatura per l’approvazione alla Camera dei Deputati delle quattro identiche proposte di legge sull’equo compenso. La riproduzione del medesimo testo da parte dei firmatari ha consentito di accedere alla procedura d’urgenza prevista dall’art. 107 del Regolamento della Camera per i progetti di legge già approvati da un ramo del parlamento nella precedente legislatura. OCF, che dal 2017 sollecita il Legislatore sulla necessità della legge sull’Equo Compenso che superi l’attuale e lesiva deregulation nei compensi professionali, già fu sentito nel 2021 in audizione al Senato sul testo precedente e nel novembre scorso ha ribadito con proprie osservazioni alla Commissione Giustizia della Camera la propria complessiva valutazione positiva del testo di legge. Anche se perfettibile in alcuni suoi aspetti, quali la platea dei soggetti (committenti forti) destinatari o sul bilanciamento delle necessarie sanzioni deontologiche, con funzione antidumping, per i professionisti che non ne dovessero rispettare le disposizioni, OCF ritiene che sia essenziale giungere senza indugi all’approvazione della Legge così come è formulata e quindi procedere senza emendamenti nel passaggio al Senato, non solo perché largamente condivisa dai gruppi parlamentari e quindi per non vanificare l’attuale clima politico largamente favorevole all’approvazione, ma soprattutto nel merito perché fissa una base minima di capisaldi di tutela e garanzia contrattuale di cui i professionisti e l’avvocatura hanno vitale bisogno, come il mantenimento dei minimi reddituali previsti dai parametri ministeriali o come il divieto di clausole vessatorie e servizi suppletivi che i committenti forti talora impongono come corvée ai professionisti. Di contro emendamenti del testo in questa fase, rischierebbero di fare il gioco dei gruppi di committenti, banche, assicurazioni e pubbliche amministrazioni che grazie allo status quo possono continuare a comprimere il valore economico dei servizi professionali di cui si avvalgono a detrimento della qualità. Il Presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati Francesco Paolo Perchinunno plaude al consenso odierno espresso dall’aula di Montecitorio alla proposta di legge Meloni-Morrone sull’equo compenso “Rappresenta – dice – un importante tassello nel percorso, che potrebbe portare in tempi brevi all’approvazione di un testo che si propone di ristabilire un equilibrio tra operatori economici e liberi professionisti, imponendo ai contraenti forti e alla Pubblica Amministrazione il riconoscimento di compensi professionali proporzionati alla quantità e alla qualità del lavoro svolto. Porta ragionevolmente a sperare – sottolinea – che lo stesso esito possa essere raggiunto entro breve, anche al Senato. Come ribadito in più occasioni, la tutela delle funzioni dell’avvocato, il rispetto per la dignità ed il decoro della professione, sono al centro delle iniziative dell’Aiga”.Già nel corso della passata legislatura l’Aiga, aveva promosso un’azione di sensibilizzazione e dialogo con tutte le forze politiche affinché il disegno di legge in materia di equo compenso venisse approvato.“La riapertura dell’iter parlamentare è un segnale positivo che fa ben sperare affinché si possa giungere a dare pieno rispetto degli articoli 1 e 36 della Costituzione e tutelare, finalmente, la dignità del lavoro dei professionisti, in particolare dei più giovani, mettendoli al riparo da accordi svantaggiosi a cui ancora troppo spesso si trovano a dovere sottostare”, aggiungono Carlo Foglieni, Vice presidente Aiga e Anna Coppola, componente di Giunta. Positivo anche il commento di Confcommercio professioni, la Confederazione presieduta da Anna Rita Fioroni, secondo la quale “va accolto con favore perché mira a riformare e rafforzare la disciplina in materia di equo compenso per i professionisti nei confronti dei clienti forti, compresa la Pubblica amministrazione ed estende la disciplina alle professioni non organizzate in Ordini, o Collegi (disciplinate dalla legge 4/2013)”: a pensarla così dopo l’approvazione da parte della Camera dei Deputati del provvedimento sull’equo compenso delle prestazioni professionali.”Resta, però, un elemento di criticità – prosegue la nota – il fatto che l’intero impianto del testo è basato sul modello di regolamentazione delle professioni ordinistiche e si limita ai soli rapporti di natura convenzionale. Pertanto, una volta che il provvedimento sarà approvato definitivamente anche al Senato, occorrerà un’ampia interlocuzione e confronto con la rappresentanza delle professioni non organizzate in Ordini, o Collegi per definire le modalità di attuazione delle nuove tutele introdotte al fine di poterle applicare a tutte le professioni oltre che per individuare anche i parametri di riferimento per la determinazione del compenso equo”. Per la Fondazione Inarcassa, “con il pdl si registra una inversione di rotta attesa da migliaia di professionisti. “Siamo soddisfatti – ha detto il presidente Franco Fietta – che la Camera abbia dato una accelerazione ai lavori parlamentari su una materia tanto attesa da migliaia di liberi professionisti. Per gli architetti e ingegneri liberi professionisti, questa legge significa finalmente poter invertire una rotta che – come abbiamo avuto modo di dire a più riprese nei mesi scorsi – stava diventando pericolosa. Ci riferiamo – rileva Fietta – a quelle tipologie di bandi di gara indetti dalle pubbliche amministrazioni per affidamenti di incarichi professionali a titolo gratuito che hanno il solo effetto di piegare il mercato della progettazione, impoverirlo sotto il profilo della qualità con il rischio di compromettere la sicurezza delle opere e, di conseguenza, l’incolumità dei cittadini”. Per il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri Angelo Domenico Perrini, il varo della proposta di legge del centrodestra sull’equo compenso, poco fa, alla Camera, è “un indiscutibile passo avanti che non solo restituisce dignità al professionista valorizzandone il ruolo sociale, economico ed istituzionale, ma, soprattutto, difende il diritto dei cittadini a ricevere servizi di qualità. “Stabilire che il compenso di un qualsiasi professionista debba essere commisurato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto – aggiunge. – mette la committenza e, in maniera più ampia, la società a riparo da pericolose gare al ribasso che rischiano di pregiudicare la qualità delle prestazioni offerte. Garantire e sostenere la qualità delle prestazioni offerte dai propri iscritti è uno dei compiti che da sempre caratterizza il Consiglio nazionale degli ingegneri e, più in generale, gli Ordini professionali. Prevedendone il coinvolgimento sia nel processo di valutazione dei compensi sia nella concreta implementazione dei diversi istituti previsti, la proposta di legge sull’equo compenso non fa che confermare la centralità degli Ordini professionali nel perseguire l’interesse pubblico”, prosegue il vertice della categoria. Ed è proprio nell’interesse pubblico che il Consiglio nazionale “auspica non solo una rapida approvazione della proposta di legge (passata all’esame del Senato, ndr), ma anche che questa possa rappresentare il primo passo verso ulteriore intervento normativo che ne estenda la portata anche ai rapporti privatistici, e non solo per le prestazioni rese in favore della Pubblica amministrazione, e verso la revisione delle tariffe giudiziarie che ad oggi risultano ancora ferme al 1980, chiude Angelo Domenico Perrini.Fuori dal coro Confprofessioni. In audizione al Senato recentemente il presidente Gaetano Stella aveva evidenziato che il testo presenta gravi criticità e suggerisce le seguenti modifiche: estendere il perimetro di applicazione dell’equo compenso anche ai rapporti di natura non convenzionale: e anche in rapporti limitati alla singola prestazione, vanno eliminate le previsioni di sanzioni disciplinari a carico del professionista che sia parte di un rapporto contrattuale lesivo dell’equo compenso. È evidente l’incongruenza di una previsione di un’azione giudiziaria degli ordini professionali, che per legge e per definizione non sono soggetti chiamati a tutelare gli interessi economici dei professionisti, che va dunque soppressa possibilità per imprese e ordini professionali di concordare modelli di convenzione, i quali una volta adottati vengono assistiti da presunzione di legittimità presenta vizi di legittimità specificare che i parametri dovranno essere articolati per categorie omogenee di attività professionali, allo scopo di impedire che il decreto risulti generico, e quindi inefficace.
Dai commercialisti, pieno consenso. Il varo unanime della Camera alla proposta di legge in materia di equo compenso afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, rappresenta una tappa importante sulla via di un più ampio riconoscimento delle tutele per i professionisti e segna anche un’inversione di tendenza molto significativa nell’atteggiamento della politica nei confronti dell’universo delle libere professioni. “Il principio secondo il quale, a ogni prestazione professionale, debba corrispondere un compenso commisurato alla prestazione svolta è alla base di un processo di pieno riconoscimento della dignità dei lavoratori autonomi – secondo de Nuccio – come tutti i testi anche questo è perfettibile, ma rappresenta un punto di partenza estremamente importante. Per questo, il nostro auspicio è che il passaggio che lo attende ora al Senato possa essere comunque il più rapido possibile”, conclude il vertice dei commercialisti.
Anche ProfessionItaliane plaude all’approvazione dell’equo compenso. A nome di 22 ordini e collegi professionali e di oltre due milioni di loro iscritti, esprime la propria soddisfazione per l’approvazione del testo ed auspica pari esito al termine della discussione in Senato. “La nostra associazione – si legge in un comunicato diffuso dai vertici dell’organismo – negli ultimi anni si è battuta fortemente per ottenere questo risultato che, nel sancire il diritto del professionista ad avere un compenso rapportato alla prestazione garantita al committente, ne definisce anche gli ambiti di tutela, in relazione ai compensi ma anche alla prescrizione delle responsabilità. Affida, inoltre, agli Ordini la vigilanza sull’applicazione della norma.
Anche questo testo, così come quello che lo aveva preceduto nella passata legislatura, andrà appena possibile assoggettato ad ulteriori miglioramenti. E siamo convinti che il Governo ed il Parlamento saranno impegnati su questo”.
Ad esempio, vanno assicurate nell’immediato alcune ulteriori tutele urgenti ed indispensabili, a cominciare dall’ampliamento della platea dei committenti tenuti all’applicazione della legge. “Inoltre, vanno definiti i limiti dell’azione disciplinare per la violazione dell’applicazione dei parametri, evitando eccessi nell’applicazione – chiudono – ci auguriamo che tali miglioramenti possano essere acquisiti in occasione della prossima discussione in Senato.
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