Anno: XXV - Numero 216    
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Anf al Ministro Nordio: la Riforma va cambiata

L'indicazione puntuale e motivata delle criticità rilevate e le richieste specifiche per ciascuno dei problemi riscontrati

Anf al Ministro Nordio: la Riforma va cambiata

L’Anf scrive al Ministro Nordio per chiedere interventi correttivi sulla Riforma civile, prima dell’entrata in vigore di molte norme, prevista per il 28 febbraio prossimo. Allegato alla lettera firmata del Presidente Gianpaolo Di Marco, un documento con l’indicazione puntuale e motivata delle criticità rilevate dall’Avvocatura e le richieste specifiche per ciascuno dei problemi riscontrati.

A meno di un mese dall’entrata in vigore di molte norme della Riforma Civile, l’Associazione Nazionale Forense si appella al Ministro Nordio con una lettera ed un documento. Una lettera per chiedere urgentemente di adottare interventi correttivi e scongiurare l’ulteriore appesantimento dei processi. Un documento per indicare i punti critici e i possibili interventi da adottare. Si rammarica, Gianpaolo Di Marco, presidente di ANF, che la voce del mondo dell’avvocatura, della magistratura e degli studiosi del processo civile sia rimasta inascoltata durante la preparazione della Riforma e avverte che la sua imminente entrata in vigore potrebbe avere “effetti rovinosi” sul sistema.

Il documento, redatto dal Gruppo di lavoro sul Processo civile del Consiglio di A.N.F si pone nel solco delle posizioni già condivise da gran parte dell’avvocatura ed espresse nei deliberati congressuali del Consiglio Nazionale Forense di ottobre scorso.

L’Associazione Nazionale Forense chiede di intervenire subito sull’entrata in vigore dei nuovi limiti di competenza del giudice di pace, posticipandola al momento in cui sarà pienamente implementato il processo civile telematico presso l’ufficio e adeguata la pianta organica dello stesso.

Da abrogare le norme sulla condanna per responsabilità aggravata (art. 96 c.p.c.) in favore della cassa delle ammende, e quella sulla previsione di limiti dimensionali degli atti difensivi ed utilizzo di modelli di atti con strutturazione di campi (art. 46 comma 5 disp.att. c.p.c.). Per le udienze da remoto ANF chiede di garantire alle parti di presentare istanza di conversione in presenza, e per le udienze cartolari sollecita la subordinazione al consenso preventivo di tutte le parti, nonchè l’individuazione per legge delle tipologie di udienze solo documentali.

Il documento dell’Associazione evidenzia le preoccupazioni per gli oneri e i rischi che graveranno sul legale con l’introduzione dell’obbligo di notifica a mezzo pec,  chiedendo il ripristino della libera scelta per il difensore tra la notifica a mezzo pec o con ufficiale giudiziario e l’eliminazione delle dichiarazione pro veritate posta a carico del legale.

La fase introduttiva del giudizio di cognizione di primo grado, scrivono gli Avvocati di ANF,  andrebbe totalmente ridisegnata, tornando alla disciplina previgente, o quantomeno inserendo strumenti di flessibilità per le preclusioni sulla falsa riga di quanto previsto nel rito del lavoro.

Le nuove ordinanze definitorie nel corso del giudizio di primo grado, andrebbero circoscritte entro limiti ben definiti, evitando eccessi di discrezionalità del giudice; inoltre la possibilità di pronunciare queste ordinanze, che fanno da filtro nel giudizio per le cause manifestamente fondate o infondate, andrebbe limitata alla sola fase iniziale, e solo fino al momento in cui non sia iniziata l’attività istruttoria.

Esaminando le criticità della nuova fase decisoria, ANF chiede di compattare in un modulo unico, gli attuali sei moduli che prevedono termini e schemi diversi a seconda che la causa sia di competenza monocratica, collegiale, sia richiesta o meno la discussione, sia prevista o meno la trattazione orale. Inoltre, si propone di introdurre in ogni caso l’assegnazione di un termine per la comparsa conclusionale e la successiva discussione orale della causa, con pronuncia della sentenza sempre in udienza, quantomeno con lettura del dispositivo.

L’eccessiva estensione del nuovo rito semplificato di cognizione, non solo alle liti in cui i fatti non sono controversi, ma anche alle domande fondate su prova documentale o di pronta soluzione o di istruzione non complessa, andrebbe ridimensionata, consentendo il procedimento semplificato solo quando i fatti non sono controversi.

Infine ANF affronta il capitolo delle impugnazioni, chiedendo per l’appello il ripristino del principio di trattazione collegiale, e per il giudizio in cassazione, la decisione sempre in pubblica udienza, e la trattazione in camera di consiglio solo in caso di richiesta congiunta delle parti o di non opposizione delle stesse, abrogando  il procedimento di decisione accelerata dei ricorsi inammissibili, improcedibili e manifestamente infondati.

Esaminando il rito di famiglia, ANF si dice critica sui penetranti poteri ufficiosi conferiti al giudice e sulla compressione del principio della domanda e del diritto di difesa, soprattutto  in relazione ai nuovi istituti della nomina d’ufficio del curatore speciale per ragioni di grave inadeguatezza temporanea dei genitori, dell’adozione inaudita altera parte di provvedimenti indifferibili nell’interesse dei figli, su iniziativa del giudice e senza richiesta di parte, e ancora dell’ascolto obbligatorio del minore in assenza di domanda di parte. Da rivedere anche la disciplina sulle preclusioni e decadenze, ritenuta troppo stringente e a rischio di ingigantire gli atti introduttivi. Da abolire invece, secondo ANF, il piano genitoriale che prevede l’indicazione minuziosa degli impegni e delle attività quotidiane del minore; l’istituto infatti costituirebbe un’indebita interferenza rispetto al ruolo e al diritto di autodeterminazione dei genitori, attribuendo al giudice impropri poteri ufficiosi.

E infine, non passa sotto silenzio, la scelta del legislatore di attribuire solo ai notai, e non agli avvocati,  la competenza ad autorizzare la stipula di atti pubblici e scritture private per i minori, gli interdetti, inabilitati o sottoposti ad amministrazione di sostegno. Oltre a richiedere gli opportuni correttivi per evitare che lo stesso notaio rogante deliberi l’autorizzazione all’atto, ANF chiede di estendere l’attribuzione delle funzioni autorizzatorie anche agli avvocati, dotati come i notai di tutte le competenze sostanziali e processuali in materia di volontaria giurisdizione.

 

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