«Csm troppo lento»: Pinelli elimina la settimana di riposo
Il neo eletto vicepresidente di Palazzo dei Marescialli tagli i ponti con il passato e accelera i lavori per i prossimi tre mesi: «Troppo arretrato. Ora recuperiamo credibilità»
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Per i prossimi tre mesi il Consiglio superiore della magistratura lavorerà “no stop”. Come anticipato in esclusiva dal Dubbio, l’Organo di autogoverno delle toghe ha deciso di abolire la “settimana bianca”, l’ultima settimana del mese in cui il Consiglio è chiuso e non ci sono attività in Commissione o in Plenum. Il motivo di tale provvedimento è legato all’arretrato che affligge il Csm.
«La giustizia soffre un problema di lentezza che presso il Csm si manifesta nei tempi dilatati di discussione e decisione nell’eccessiva lunghezza del tempo intercorrente tra l’avvio delle pratiche, l’istruzione e la loro definizione», ha affermato in Plenum il vice presidente del Csm Fabio Pinelli. «Dai dati che in questi giorni ho acquisito risulta che il Csm è in grave difficoltà funzionale, un notevole arretrato che non si riesce a scalfire con i ritmi e le modalità di lavoro attuali», ha proseguito Pinelli, annunciando quindi l’avvio di un «progetto costituente» e un programma di lavori per i prossimi novanta giorni senza interruzione, sulla falsa riga di quanto avviene in Parlamento.
Oltre a presentare il nuovo piano di lavoro, Pinelli ha poi preso le distanze dalla gestione del suo predecessore David Ermini (Pd): «Vorremmo che il Consiglio, che ci è stato consegnato indubbiamente ammaccato dalle vicissitudini intercorse, tornasse all’esercizio fisiologico delle proprie funzioni, con un rinnovato impegno di correttezza, trasparenza, fedeltà al proprio mandato costituzionale, per ricostituire quel tessuto di lealtà istituzionale e di legittimazione democratica che in alcuni momenti è sembrato lacerarsi». Pinelli, eletto il mese scorso in quota Lega ma con appoggi trasversali come l’ex presidente della Camera Luciano Violante, per avvalorare le sue affermazioni ha snocciolato alcuni dati, ad esempio che in tema di nomine di direttivi ci sono procedimenti pendenti dal 2018 e che le vacanze del 2022 non sono state mai affrontate. Il problema dei ritardi riguarda anche le conferme dei dirigenti degli uffici giudiziari dopo i primi quattro anni di incarico. Il Csm si troverebbe ad esaminare le prestazioni professionali dei magistrati ad anni di distanza dalla scadenza del quadriennio, con rischio di pronunciare l’inadeguatezza di un dirigente a rimanere nell’incarico per un ulteriore quadriennio che nei fatti è già in gran parte decorso. «Se la prolungata pendenza di alcune pratiche dipende sicuramente da eventi patologici, abbiamo comunque ancora da definire svariate pratiche relative a incarichi direttivi o semidirettivi per i quali il primo quadriennio è scaduto dal 2015 al 2020; oltre 100 in cui il quadriennio è scaduto nel 2021; circa 240 in cui il quadriennio è finito nel 2022 e già 46 nel 2023, per un totale di 295 procedimenti da definire», ha precisato Pinelli. Le lungaggini investono anche l’approvazione dei progetti organizzativi degli uffici giudiziari: quelli relativi al triennio 2020/2022 non sono stati ancora valutati se non in parte. «Il Consiglio – ricorda Pinelli – ha deliberato su 77 progetti organizzativi su un totale di 199; su 58 tabelle di organizzazione degli uffici giudicanti, mentre ne rimangono da esaminare 167: risulta evidente che lo sforzo di regolamentazione e questa attività che richiediamo agli uffici, ai Consigli giudiziari, diviene del tutto inutile se poi non siamo in grado di rispondere tempestivamente sulle scelte che vogliamo valutare. Ciascuno di noi deve essere, e dimostrare di essere, efficiente, corretto e trasparente per fare sì che allo sguardo esterno il Consiglio ritorni ad essere una istituzione meritevole della fiducia di coloro che subiscono gli effetti delle sue determinazioni. E quindi, prima di tutto, dei cittadini che quotidianamente vengono coinvolti nelle attività degli uffici giudiziari. Ma anche dei magistrati che guardano all’organo di governo autonomo come un riferimento e che oggi si sentono sfiduciati, a volte abbandonati», ha concluso il vice presidente.
Senza replicare direttamente, la togata Tiziana Balduini, ex presidente uscente della Quarta commissione, ha sottolineato gli sforzi fatti in tema di valutazione di professionalità, ricordando ad esempio l’approvazione della nuova circolare su «tutti i tipi di assenze» che risaliva addirittura al 1980. Per quanto concerne invece il tema degli incarichi, il togato Antonio D’Amato ex presidente della competente Commissione, ha voluto sottolineare l’attività svolta nell’ultimo periodo che, nel 2021, aveva portato a compimento ben 71 nomine direttive e 90 semidirettive, 89 conferme di direttivi e 150 di semidirettivi. «I tempi non dipendono solo dal Csm, ma anche dai Consigli giudiziari che devono rendere il parere richiesto per istruire la pratica». Il Csm passato, ha aggiunto il togato, «si è occupato anche delle pratiche di conferma problematiche, dove serviva un surplus di istruttoria con l’audizione delle parti». Per i trasferimenti, invece, «sarebbe necessario prevedere due finestre temporali durante l’anno, come avviene nelle altre amministrazioni dello Stato», ha suggerito D’Amato che ha poi elencato un paio di casi spinosi affrontati e risolti dal Consiglio uscente: la nomina del procuratore di Roma e, nel 2022, dei vertici della Cassazione dopo l’annullamento da parte del giudice amministrativo proprio alla vigilia dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario.
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