L’EQUO COMPENSO TERRORIZZA I POTERI FORTI
Ocf, Aiga, Anf e Mf rispondono a Cottarelli e De Nicola
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L’Organismo Congressuale Forense e le associazioni A.I.G.A., A.N.F. e Movimento Forense, rilevano come l’approvazione la scorsa settimana al Senato del DDL sull’Equo Compenso per i professionisti, in vista del passaggio alla Camera per la votazione definitiva, abbia scatenato la reazione allarmata dei contraenti forti destinatari di questa legge come banche, assicurazioni e grandi imprese.
Infatti, dopo qualche isolato tweet del sen. Carlo Cottarelli in cui si accusavano i liberi professionisti ed in particolar modo gli avvocati d’essere una lobby che ottiene solo per sè l’equo compenso a dispetto di “braccianti e metalmeccanici” senza salario minimo, ora l’escalation delle censure, anzi delle pressioni, approda alla stampa nazionale con il contributo editoriale del prof. De Nicola ove si ripete che i liberi professionisti, anzi gli avvocati additati ad esemplare espiatorio, sarebbero una lobby contraria alle leggi del mercato.
Ma non di un mercato moderno e regolamentato, bensì di un mercato ottocentesco, da laissez faire dei padroni delle ferriere, che, con tesi sorprendenti da parte di esponenti dell’Accademia privata, come Cottarelli e De Nicola, vorrebbe tutti i lavoratori, livellati dall’assenza di tutele o dai morsi dell’inflazione, così confondendo e contrapponendo autonomi e subordinati e ignorando l’esistenza di tutele, CCNL ed art. 36 della Costituzione, ma soprattutto dimenticando volutamente che l’Equo Compenso varrebbe solo per i grandi clienti.
Insomma sotto la maschera di un grossolano egualitarismo al ribasso e accuse di lobbismo, le due autorevoli voci che professionalmente assistono le vere lobby finanziarie, assicurative, bancarie accusano gli autonomi di resistere alle pressioni dei loro assistiti e concludono i loro articoli e tweet ammonendo direttamente i parlamentari loro amici o colleghi a “riscattarsi” o a “redimersi”, invitandoli a bocciare la legge in terza lettura alla Camera, pena la perdita della loro qualifica di “liberali”. In sostanza le lobby anziché rimanere nella lobby, cioè nell’anticamera del Palazzo, ci sono già dentro a pieno titolo e ammoniscono sulle pagine dei quotidiani e social media i colleghi ad adeguarsi. Se non è pressione lobbistica questa!
È quindi importante che mentre il reddito dell’Avvocatura langue da anni, la stessa non ne debba almeno risentire sotto il profilo della libertà professionale.
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