MEDICI E CITTADINI IN PIAZZA.
Da ostacoli ai giovani a mancate indennità le ragioni del malcontento
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Dallo spopolamento della medicina del territorio con 1,5 milioni di assistiti presto privati del medico di fiducia, alle vessazioni subite dai medici di famiglia di alcune regioni sugli stipendi; dal burn-out all’autonomia differenziata accusata di dividere ancora di più l’assistenza nelle regioni tra Nord e Sud: sono le ragioni di una manifestazione originata dai medici di famiglia Fimmg in Puglia.
Domani a Bari l’evento coinvolgerà gli altri sindacati del pianeta sanità, e gli Ordini. Dopo il congresso straordinario del 25 marzo, Fimmg porta il malcontento di una categoria che perde pezzi e vede avvicinarsi lo spettro delle mutue abbandonate dall’Italia 45 anni fa, “un sistema ove per potersi curare bisognerà avere una assicurazione e le prestazioni gratuite saranno erogate in base a quello che ognuno potrà pagare alla sua assicurazione”, come recita un corsivo Fimmg Bari. I medici lamentano la mancata applicazione delle norme vigenti che consentirebbero ai mmg fino a 850 assistiti di non perdere l’incarico di guardia medica: in Puglia la cessazione è imposta arrivati a 650 pazienti; e ai medici del corso di formazione in medicina generale è impedito di sostituire i titolari che incorrono in gravi malattie o infortuni; intanto, tardano le pubblicazioni dei bandi di assegnazione delle ore e degli ambiti carenti; alle dottoresse in allattamento non è riconosciuto il punteggio ai fini della graduatoria di medicina generale per il periodo di sospensione dell’attività.
scottante: non solo la Regione non investe nuove risorse che consentano a tutti i medici di famiglia di avere collaboratori di studio e infermieri nei propri studi ma chiede indietro stanziamenti di 16 anni fa. Lo denuncia Fismu, ora confluita nella Federazione Medici del Territorio-FMT nuova sigla che comprende anche Uil Medici, Sumai ed Umi: la segretaria regionale Anna Lampugnani lamenta la richiesta della Regione di restituire compensi ricevuti dal 2007 a titolo di indennità previste dall’accordo integrativo e destinate a collaboratori di studio ed infermieri. «Dopo anni – denuncia Lampugnani – si tenta di fare cassa chiedendo la restituzione retroattiva di indennità da noi già investite per far funzionare gli ambulatori. Ma la Regione deve onorare un contratto ancora vigente, e deve reperire altri fondi adeguati per sostenere il livello professionale degli ambulatori di medicina generale». A fianco dei sindacati ci sarà la Fnomceo, sabato, con Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari e Fnomceo, con il vice Giovanni Leoni e con il segretario generale Roberto Monaco. Anelli sottolinea come «per garantire il diritto alla salute del cittadino servono riforme che vadano incontro ai nuovi bisogni di salute tutelando lo spirito universalistico, equo e solidale del nostro SSN». Monaco rimarca la richiesta degli Ordini di vincolare parte delle risorse del fondo sanitario nazionale al sostegno dei professionisti. «Aver investito 30 miliardi in 4 anni in sanità è sicuramente una nota positiva, ma se non si investono analoghe risorse sul personale si mette a rischio il servizio sanitario pubblico».
Solidali con i Mmg i sindacati della dirigenza medica Anaao Assomed e Cimo Fesmed, che escono con un comunicato congiunto. «I medici di famiglia scendono in piazza 3 mesi esatti dopo la manifestazione organizzata a Roma dall’intersindacale della dirigenza medica e sanitaria “Uniti per la sanità”». E manifestano, «con lievi ma dovute differenze, degli stessi problemi che riscontriamo negli ospedali di tutta Italia, afflitti dalla stessa carenza, che si tenta di rattoppare affidando i turni al far west delle cooperative non controllate né regolate da nessuno; i problemi sono strettamente concatenati: se il territorio non funziona, non potrà funzionare l’ospedale, e viceversa. Le soluzioni dovrebbero essere altrettanto intrecciate. Creare un grande movimento che coinvolga i cittadini e tutti i lavoratori del settore dovrebbe essere l’obiettivo di tutti: Anaao Assomed e Federazione Cimo-Fesmed hanno già iniziato a lavorare con gli altri sindacati». Pino Gesmundo, Segretario generale Cgil Puglia guarda con preoccupazione alla “mancata implementazione del fondo sanitario per far fronte all’aumento dei materiali e dei costi energetici” e all'”arretramento in termini di spesa se rapportata al Pil nel prossimo triennio”. «C’è un disegno di smantellamento del SSN contro il quale il sindacato si sta già mobilitando con iniziative per sensibilizzare i cittadini. Alle regioni del Mezzogiorno vanno garantiti standard di servizi pari a quelli delle regioni più avanzate, altro che autonomia differenziata».
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