Legittimo impedimento e buon senso
La disciplina sul legittimo impedimento, nella professione forense, continua a far discutere di sé, a volte nei corridoi di un tribunale di provincia, altre sulla stampa nazionale e sui social.
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Vero è che nel lavoro, come in ogni occasione della vita, dovrebbe guidarci il buon senso e non il pre-giudizio. Già, quel giudizio ex ante, sorretto da visioni meramente personali e non giuridiche, accompagnato dalla consapevolezza di avere nelle mani (o nella penna) il potere di negare… La motivazione poi si trova ex post.
La vicenda della Collega Ilaria Salamandra di Roma, madre di un bimbo bisognoso di cure, non può lasciare indifferente nessuno, tanto meno le Istituzioni e la politica. Perché tocca il cuore e la cultura. Perché è irragionevole. Perché è inutilmente dolorosa.
Come si può negare ad un genitore (madre o padre che sia) il diritto di assistere il proprio figlio, ricoverato in ospedale?
Come può un collegio argomentare che un bimbo in quelle condizioni possa essere indifferentemente assistito da uno o dall’altro dei genitori, e non da entrambi?
Come può un genitore (madre o padre che sia) andare in udienza, discutere un processo o ascoltare testi, con la necessaria serenità e la doverosa attenzione, sapendo che il proprio piccolo lo cerca e ne ha bisogno?
E questa scelta può mai competere ad un giudice o ad un collegio giudicante, che potrebbe al più disporre una visita fiscale?
Esiste, per i tanti che la conoscono, ma anche per coloro che vogliono ignorarla, una norma fondamentale del nostro Codice Deontologico, che impone all’Avvocato di essere scevro da condizionamenti di sorta, nell’esercizio del suo ministero . Chiamasi principio di indipendenza e autonomia, che si accompagna strettamente a quello di diligenza.
Indipendenza non vuol dire solo non soggiacere ai poteri forti o alle pressioni esterne, ma anche non essere preda di pulsioni interne, che possano condizionare e compromettere una diligente difesa. E quale madre (o padre) potrebbero svolgere con la necessaria lucidità il proprio compito professionale, sapendo di avere un bimbo di appena due anni in ospedale? Una difesa corretta e incondizionata non è solo un obbligo per ogni Legale, ma una ricchezza per il giusto processo. Una garanzia per l’imputato. Una sicurezza per il cittadino.
Abbiamo assistito, in data 12 aprile u.s., alla presentazione del Rapporto CENSIS 2023, sotto l’egida di Cassa Forense. E molti sono stati gli interventi interessanti che hanno caratterizzato l’incontro, partecipato da Istituzioni Forensi e politici. Tanti gli spunti di riflessione.
La questione femminile però torna sempre alla ribalta, non solo per il macroscopico differenziale di reddito tra i generi, ma per l’assurda resistenza ad introdurre una norma seria ed invalicabile in materia di legittimo impedimento. Tutto resta troppo vago ed incerto, poiché, i pur virtuosi protocolli in materia restano limitati all’area geografica di applicazione e le conseguenze sono quelle sotto gli occhi di tutti.
Vogliamo davvero sperare che da questa triste storia nasca una posizione forte ed unitaria di tutte le componenti istituzionali e associative dell’Avvocatura. Ci si augura inoltre che i Comitati per le Pari opportunità, presenti anche nei Consigli Giudiziari, prendano posizioni coraggiose e che i tanti Avvocati, eletti alle Camere facciano propria la questione, traendone principi generali a tutela della genitorialità e della maternità.
Cassa Forense, per ciò che attiene alle sue prerogative, non dimenticherà questa Collega, alla quale va la solidarietà più calorosa e l’augurio di pronta guarigione per il suo bambino. Ma il tema, che una simile vicenda solleva, va finalmente risolto con una normativa chiara e insuperabile, visto che il buon senso non soccorre tutti.
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