Il patrimonio architettonico da bene economico a bene culturale
Presentato al PalabancaEventi di Piacenza il volume di Valeria Poli sulle trasformazioni di Piacenza nel tempo
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Uno studio che documenta le trasformazioni del patrimonio architettonico a Piacenza diventato un libro (Edizioni LIR) per iniziativa di Valeria Poli, docente e ricercatrice che da tanti anni collabora con la Banca di Piacenza. Il volume è stato presentato ieri sera al PalabancaEventi (Sala Panini) dall’autrice, introdotta dal presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Piacenza, Loredana Mazzocchi, Ordine che ha collaborato all’organizzazione dell’evento e i cui iscritti partecipanti hanno acquisito 1 credito per la formazione professionale. I saluti della Banca sono stati portati da Roberto Tagliaferri, responsabile dell’Ufficio Economato e Sicurezza. L’incontro ha rappresentato l’occasione per affrontare, in sede locale, la definizione e la trasformazione delle teorie dell’intervento sul patrimonio architettonico.
L’arch. Mazzocchi ha definito il libro «molto interessante» riferendosi in particolare alle schede pubblicate, che rappresentano «esempi molto significativi dell’evoluzione del restauro nel periodo 1800-1900».
Lo studio della prof. Poli affronta un tema che ha assunto una posizione centrale nella pratica professionale dell’architetto. Oggetto di indagine sono le trasformazioni che, in seguito alle campagne di restauro tra XIX e XX secolo, ci hanno consegnato una immagine ben differente da quella documentata dai rilevamenti fotografici delle prime guide cittadine.
«Si tratta – ha specificato l’autrice – di un complesso bilancio avviato dagli studi pubblicati da Marco Dezzi Bardeschi, in occasione dei restauri a palazzo Gotico (1984), e proseguito dagli approfondimenti metodologico-disciplinari da me condotti e confluiti nel recente testo».
La trattazione prende l’avvio «dalla nascita della coscienza dei beni culturali – ha proseguito la prof. Poli -, risultato della riflessione illuminista, che determina il passaggio da una considerazione del patrimonio architettonico da bene economico a bene culturale. Lo studio si propone di ricostruire il contributo locale alla definizione di una teoria di intervento che, come risultato dello stretto legame che si instaura tra storiografia e architettura tra XIX e XX secolo, si evolve dal restauro alla conservazione parallelamente ad una trasformazione delle figure professionali in ambito tecnico coinvolte».
Parallelamente è stato necessario ricostruire la storia recente da differenti punti di vista: dall’aspetto storiografico a quello tecnico, dalla definizione di un corpus legislativo, alla istituzione di un apparato burocratico decentrato, arrivando al ruolo svolto dalle associazioni che rappresentano una mediazione tra il dibattito accademico e l’opinione pubblica. Nel volume sono presenti vere e proprie schede monografiche (24 in tutto tra città e provincia), dedicate ad interventi come quelli sulla Cattedrale, su Palazzo Gotico, sulla chiesa di Sant’Antonino, ma anche sui restauri di Vigolo Marchese (Rotonda e chiesa di San Giovanni Battista) e della Collegiata di Castell’Arquato, approfondendo la vicenda biografica dei professionisti coinvolti, tra i quali troviamo Camillo Guidotti, Giulio Ulisse Arata, Pietro Berzolla.
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