Oice: per spendere bene le risorse e prevenire nuovi disastri; mettere a frutto il know-how dell’ingegneria idraulica italiana”
Lupoi “Bene il decreto per l’emergenza dissesto idrogeologico, ma va ripensato l’assetto delle regole, coinvolgendo la comunità tecnico-scientifica
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È questo l’appello che lancia l’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, che accoglie con favore l’intervento del Governo per la prima emergenza ma rileva che bisogna intervenire per sciogliere i nodi che ancora oggi frenano la messa a regime degli interventi nel settore della prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico.
Per Giorgio Lupoi, Presidente Oice “il dibattito che si sta sviluppando in questi giorni, tecnico e molto spesso politico, evidenzia alcuni elementi che ricorrono in ogni tragedia come questa, dolorosissima e devastante, che ha colpito l’Emilia-Romagna, fra cui uno assai ricorrente e cioè che i soldi non si spendono con efficacia. Altrettanto noto è il capro espiatorio, l’eccesso di burocrazia. Tutto vero ma abbiamo anche esperienze, proprio in questo campo, che dimostrano come anche con i Commissari straordinari non si sia riusciti ad arrivare ad approvare progetti in tempi rapidi, efficaci e di qualità. Quindi se è vero che bisogna senz’altro snellire la fase delle approvazioni, è altrettanto vero che bisogna guardare altrove a partire dalla ridefinizione dell’approccio programmatico e di metodo degli interventi da mettere in campo in un contesto così complesso per effetti del cambio climatico e per vincoli territoriali. Bisogna quindi partire da un maggiore coinvolgimento della comunità tecnico-scientifica, che dovrebbe lavorare in sinergia con le Autorità di Distretto e le Regioni per stabilire criteri validi per diverse porzioni di territorio. Occorre poi che le regole e le norme siano adattate alla specificità dei territori. Talvolta potrebbe essere utile allargare le maglie di alcune norme a favore della realizzazione di interventi importanti quali le dighe per invasi e le vasche di laminazione. In linea generale sarebbe bene estendere a tutto il territorio nazionale l’applicazione del criterio dell’invarianza idrologica ed idraulica e promuovere l’adozione di natural based solutions (NBS) per il drenaggio delle aree urbanizzate.”
Nel frattempo qualcosa, ad avviso di Beatrice Majone, Consigliere Oice con delega alla sicurezza idrogeologica, si può fare: “Vi sono misure di semplice adozione che vengono spesso dimenticate o sottovalutate. Si tratta degli interventi non strutturali. Sono azioni che non si concretizzano nella costruzione di opere ma in interventi di varia tipologia: i sistemi predittivi di early warning, la sensibilizzazione ed “istruzione” delle popolazioni residenti in aree ad alto rischio, gli interventi di gestione del rischio residuo dopo aver realizzato opere di riduzione del rischio, il rafforzamento delle attività manutentive del verde ripariale e perifluviale, etc. etc. La scarsa manutenzione del verde ha effetti gravissimi sulla propagazione delle onde di piena. Ostruisce le luci di passaggio dei ponti fino a renderli sbarramenti continui.”
Infine, dal punto di vista delle risorse, occorre un approccio ben diverso: “Urge affrontare in maniera concreta e sistematica lo stanziamento di molti più fondi di quanto fatto fino ad ora – precisa Emanuele Gozzi, Coordinatore Oice per la regione Emilia-Romagna – e questo non solo per realizzare interventi ed opere di mitigazione del rischio ma anche per rifondere i danni prodotti e mettere in condizioni le famiglie e gli imprenditori di recuperare la propria vita. Urge anche creare un nuovo percorso verso la creazione di un partenariato economico-finanziario pubblico-privato e di integrare nel processo di l’attività delle compagnie di assicurazione e di riassicurazione. L’Oice con tutte le sue società mette a disposizione l’esperienza e il know-how maturato in decenni di interventi per prevenire e risolvere i danni da calamità naturali su tutto il territorio nazionale, a partire dall’alluvione di Firenze del ’66 in poi, un patrimonio di esperienza che pensiamo possa essere messo al servizio del paese in un nuovo processo collaborativo stabile con istituzioni ed autorità.
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