TRIBUTARISTI E COMMERCIALISTI AI FERRI CORTI
L’estensione del visto di conformità anche ai tributaristi per l’Associazione Nazionale dei Commercialisti, si tratterebbe di una concessione immotivata
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In sede di conversione del decreto Bollette n. 34/2023 il Governo ha accolto l’indicazione dell’Onorevole Walter Rizzetto che chiede di includere tra i professionisti legittimati ad apporre il visto di conformità sulle dichiarazioni anche i tributaristi ex legge 4/2013.
La motivazione alla base della richiesta è che l’impossibilità di apposizione del visto di conformità porta all’interruzione del rapporto fiduciario tra contribuente e tributarista. La necessità di rivolgersi a professionisti abilitati, quali commercialisti o avvocati, rappresenta inoltre un danno per la categoria.
L’ordine del giorno è stato quindi accolto come raccomandazione e la richiesta è di valutare l’estensione del visto di conformità ai tributaristi nel primo provvedimento utile.
Contrari i sindacati dei commercialisti, che si sono espressi in tal senso in una nota congiunta. Per l’ANC, Associazione Nazionale dei Commercialisti, si tratterebbe di una concessione immotivata.
Si ricorda che il visto di conformità rappresenta uno degli strumenti di controllo del Fisco nei confronti dei contribuenti.
Introdotto con il decreto legislativo numero 241 del 1997, è necessario ai fini della compensazione dei crediti fiscali e nell’ambito di numerose agevolazioni per le imprese, tra cui per l’appunto i bonus sulle bollette e il superbonus.
Sono abilitati al rilascio del visto i responsabili dei CAF, i commercialisti, i consulenti del lavoro e gli iscritti nel ruolo di periti presso le Camere di Commercio. Una platea ben definita di soggetti sui quali l’ordine del giorno del 18 maggio richiede di intervenire, includendovi anche i tributaristi.
Così come riportato nel documento accolto dal Governo come raccomandazione:
“i tributaristi al pari degli Avvocati, dei Commercialisti, dei Caf, nell’esercizio della loro attività professionale forniscono assistenza e consulenza in campo fiscale, tributario e societario, nei confronti dei contribuenti e delle imprese, con i quali si instaura un rapporto di collaborazione e di fiducia, garantendo la corretta applicazione delle leggi fiscali e tributarie;
tale competenza è certificata in accordo alla norma UNI 11511 che è requisito necessario, assieme all’iscrizione a un’associazione registrata presso il ministero e all’ottenimento dell’attestato di qualità, per poter autenticare la procura, necessaria a rappresentare e assistere i propri clienti presso gli uffici finanziari senza dover ricorrere all’autentica notarile.”
I tributaristi non possono però apporre il visto di conformità sulle dichiarazioni fiscali e i loro assistiti devono quindi rivolgersi ai soggetti attualmente legittimati. Una situazione che a detta dell’Onorevole Rizzetto causa l’interruzione del rapporto fiduciario tra tributarista e contribuente, creando un danno sia per la categoria che per i propri assistiti, chiamati a sostenere ulteriori costi per la fruizione di crediti e agevolazioni.
L’esclusione dei tributaristi dalla platea dei soggetti che possono apporre il visto di conformità sarebbe inoltre in contrasto con la normativa europea:
“in particolar modo con le disposizioni relative al nuovo test di proporzionalità, introdotto nel nostro ordinamento dal decreto legislativo n. 142 del 2020 in attuazione della direttiva UE n. 2018/958, il quale implica la rimozione delle riserve non rispettose di detto principio”.
Queste le motivazioni alla base della richiesta di estensione del visto di conformità ai tributaristi, accolta dal Governo.
Non si è fatta attendere la reazione dei commercialisti in merito alla richiesta contenuta nell’ordine del giorno approvato alla Camera.
In una nota congiunta delle nove associazioni sindacali di categoria, (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Unagraco, Sic, Ungdcec e Unico), si legge che il parere favorevole espresso “rende quasi inutile continuare a mantenere il sistema ordinistico delle professioni intellettuali”.
L’ordine del giorno, seppur si tratti soltanto di un passaggio preliminare, è un “segnale pericoloso” in quanto evidenzia la mancanza di conoscenza delle competenze dei commercialisti e della funzione del visto di conformità.
Una reazione dura quella della categoria, che si schiera quindi tra i contrari all’estensione del visto di conformità ai tributaristi.
Parere ribadito dal comunicato stampa pubblicato il 23 maggio dall’Associazione Nazionale dei Commercialisti, nel quale il Presidente Cuchel si dichiara “preoccupato e amareggiato”.
Secondo l’ANC il visto di conformità non può essere esteso a soggetti non ordinistici, considerando la ratio dell’adempimento, volto a tutelare la collettività da abusi e frodi. I professionisti iscritti in Albi devono rispettare specifici requisiti e sono sottoposti a controlli che tutelano contribuenti ed Erario.
Il comunicato stampa conclude evidenziando che i commercialisti non sono contrari a chi opera fuori dall’ordine ma a norma di legge. Per l’ANC è tuttavia necessario mettere mano alla regolamentazione di mercato e sulla sovrapposizione di competenze attribuite a soggetti ordinistici e non.
La discussione circa la possibile estensione del visto di conformità ai tributaristi parte quindi con un secco no da parte dei commercialisti.
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