Difenderemo la nostra indipendenza
Intervista al segretario di AreaDg, Eugenio Albamonte: «Non è nostra abitudine inflazionare lo strumento dello sciopero altrimenti si rischia, come accaduto con l’Unione Camere penali, di divenire irrilevanti»
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Domenica prossima 11 giugno 2023 si terrà l’assemblea generale dell’Anm, presso l’Aula Magna della Corte di Cassazione a Roma, con all’ordine del giorno l’azione disciplinare intrapresa da Nordio nei confronti dei magistrati milanesi che hanno concesso i domiciliari ad Artem Uss, poi fuggito. Il Guardasigilli è stato invitato all’assemblea, ma fonti di via Arenula fanno sapere che potrebbe essere non presente: sabato dovrebbe essere alla festa del Foglio a Venezia e poi andrebbe a casa senza tornare a Roma di domenica. Ne parliamo con Eugenio Albamonte, segretario di Area Dg.
Angelo Piraino, segretario di Magistratura indipendente, al Giornale annuncia: «Sbagliato scioperare contro il ministro della Giustizia, è un’iniziativa dal sapore politico». Lei concorda oppure no?
Ritengo che il problema non sia di merito ma di metodo. Lo sciopero è sempre stato per la magistratura associata l’extrema ratio a fronte di iniziative che interferiscano profondamente con il ruolo della giurisdizione o addirittura con il suo inquadramento costituzionale. Faccio riferimento, ad esempio, a quelle ben più pericolose che si profilano all’orizzonte, dove si prevede una riforma costituzionale destinata a trasformare definitivamente non solo l’idea del pm ma anche quella del giudice. Non è nostra abitudine inflazionare lo strumento dello sciopero altrimenti si rischia, come accaduto con l’Unione Camere penali, di divenire irrilevanti.
Ma rispetto alle parole di Piraino cosa dice?
Le mie posizioni differiscono profondamente dalle sue. Il collega abbraccia una idea di magistratura che è pre- repubblicana. Una magistratura che non avrebbe diritto di parola né di pensiero in ordine alle riforme che riguardano non solo la magistratura stessa ma il suo ruolo nella società, di tutore e garante dei diritti dei cittadini.
Secondo lei questa scelta di tacere troppo può essere spiegata col fatto che c’è una sorta di vicinanza politico- culturale con il governo e col fatto che molti esponenti di Mi siano stati nominati al ministero da Nordio?
Più si susseguono posizioni di questo tipo da parte di Mi più sembra che questa lettura che lei dà, e che astrattamente mi sembrerebbe impraticabile, comincia ad avere degli elementi di concretezza. Al di là della stretta collaborazione tra Mi e il ministro all’interno di via Arenula, a me sembra di riscontrare la condivisione, con il governo in carica, di un modello culturale di giurisdizione. Questo governo si dimostra forte con i deboli e debole con i forti; un governo che non si preoccupa di interferire in modo grave anche sui diritti di libertà dei cittadini: è di ieri la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di una norma, a parer mio liberticida, per cui anche senza querela si può arrestare un cittadino e tenerlo in guardina per 48 ore, salvo poi liberarlo con tante scuse. Questa è soltanto l’ultima delle iniziative assunte dal ministro liberale e garantista.
Più fonti di via Arenula sostengono che a prendere le decisioni non sia in realtà Nordio ma il suo cerchio magico di magistrati. Secondo lei è plausibile?
È sempre sbagliato una lettura dietrologica. Esempio è lo sciopero pro- Nordio indetto dall’Ucpi, sostenendo che i magistrati intorno al ministro gli impedirebbero di fare le riforme. Rimango a quelli che sono i principi costituzionali: il responsabile del governo dell’azione relativa alla giustizia e alla magistratura è il ministro che costruisce il suo staff, secondo il suo rapporto fiduciario. Non credo sia possibile percorrere alcune ipotesi di un esautoramento del ministro, che resta il mio unico interlocutore.
Si potrebbe andare verso uno sciopero se oggi in Cdm Nordio portasse il suo pacchetto di riforme?
È impossibile fare un vaticinio senza conoscere nel dettaglio la portata delle nuove norme. Poi sarà l’Assemblea a decidere quali misure prendere.
Neanche l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione vi spingerebbe a scioperare?
Le reazioni possono essere forti anche a prescindere dall’utilizzazione dello strumento dello sciopero. Ci sono altre forme, come la partecipazione critica al dibattito. L’astensione peraltro è uno strumento poco adatto a sostenere un ragionamento giuridico particolarmente articolato come nel caso che mi sta sottoponendo.
Quindi vi vedremo scioperare solo se arriverà seriamente un testo di riforma della separazione delle carriere?
C’è di più della separazione delle carriere. In uno dei testi in discussione alla Camera, che richiama quello dell’iniziativa popolare dell’Ucpi, si parla dell’abolizione della norma costituzionale che sostiene che “il giudice è sottoposto soltanto alla legge”, eliminando la parola “soltanto”. Il che lascia degli spazi di compressione della sfera di autonomia del giudice e non del pubblico ministero. Stiamo anche parlando della interruzione del rapporto virtuoso tra polizia giudiziaria e pm, che vorrebbe dire consegnare l’azione penale nelle mani del governo che attraverso i ministeri competenti gestisce le forze dell’ordine. Si tratterebbe di intervenire sul principio di obbligatorietà dell’azione penale, che è la riaffermazione in campo della giustizia penale dell’articolo 3 della Costituzione, ossia l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. In questo caso, se fallissero altre strade di confronto, forse varrebbe la pena scioperare.
Qualche suo collega ha fatto notare che poteva essere la Gec dell’Anm a convocare l’assemblea generale, è stata, invece, “imposta”, dalle Geslocali. Lei conferma e come giudica questo?
L’assemblea è stata chiesta da quattro giunte sezionali. A fronte di tale richiesta è obbligatorio per il presidente convocarla. Questo per me è sintomo vitalità della magistratura associata che ancora si indigna e vuole confrontarsi su temi delicati.
Come sono i rapporti tra la magistratura e Nordio? Vi ascolta?
Questo dovrebbe chiederlo al presidente Santalucia. Io conosco solo i resoconti ufficiali diffusi dal ministero. Spero comunque che sia in atto un confronto e che sia anche vitale e non stereotipato come accaduto con la Cartabia che a cose fatte ci inviava una bozza dei testi il giorno prima di inviarli in Cdm, giusto per dire che aveva consultato la magistratura. Da un ministro, ex magistrato, e dal suo staff mi aspetto che le interlocuzioni siano vitali.
Avete invitato all’Assemblea anche il ministro Nordio. Verrà?
Mi risulta che sia stato invitato. Sarà una assemblea di magistrati che vogliono sentire il suo punto di vista e chiarire nell’assoluta compostezza e rispetto istituzionale le reciproche posizioni. Il ministro sarebbe ben accolto se decidesse di partecipare.
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