A Catania l’architettura guarda al futuro: inaugurata la mostra di Adalberto Dias
Evento promosso dall’Ordine e dalla Fondazione degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori etnei
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Un esempio tangibile di come l’architettura possa incidere positivamente sul territorio, sul costruito esistente e sulla qualità di vita. Il confronto con l’architetto portoghese Adalberto Dias – tenutosi venerdì pomeriggio, 23 giugno, presso Palazzo della Cultura – è stato testimonianza di come gli schizzi e le idee possano trasformarsi in bellezza e diventare motivo di attrazione per addetti ai lavori e non. Un pensiero che muove l’operato dell’Ordine e della Fondazione degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Catania – promotori dell’incontro – e condiviso dal Comune di Catania e InArch Sicilia, co-organizzatori dell’evento, inserito nella programmazione per il centenario dell’istituzione della professione.
Una lectio magistralis in cui è emerso un concetto chiaro: «L’architetto è costruttore di storia, spazi, città e territori – ha commentato Dias – ogni volta che interveniamo e aggiungiamo qualcosa, realizziamo un nuovo pezzo di storia. E la missione del professionista sta nell’operare nel segno della continuità e dell’evoluzione, trovando un perfetto equilibrio tra ciò che esiste e quello che potrà essere. Se si segue il passato, non c’è cambiamento. Se si insegue il futuro, si rischia una forte rottura con la storia».
Una lezione, un messaggio culturale, la traccia di un “traiettoria progettuale” anche per la città di Catania. «L’appuntamento con Adalberto Dias – ha spiegato il presidente dell’Ordine Sebastian Carlo Greco – ha dato seguito alle attività intraprese da questa consiliatura per contribuire alla riqualificazione e alla trasformazione della città. E la scuola portoghese in questo è maestra, per la grande attenzione rivolta agli spazi pubblici, alle residenze e alle soluzioni funzionali». Un evento di prestigio, «a dimostrazione della voglia di portare a Catania la cultura dell’Architettura – ha aggiunto la presidente della Fondazione Eleonora Bonanno – una mostra che conferma la possibilità di cambiare e fare un salto di qualità. Un obiettivo raggiungibile solo attraverso l’impegno e la partecipazione di tutti coloro che credono nel miglioramento».
Tra gli attori protagonisti di questo processo il Comune di Catania. «Tutto quello che porta cultura e trasmettere sensazioni positive non può che essere appoggiato da questa Amministrazione – ha commentato il sindaco Enrico Trantino – crediamo fermamente nel lavoro sinergico e nei benefici che può portare alla collettività e alla città, anche dal punto di vista progettuale. In questa prospettiva rientrano i concorsi di idee e di progettazione, già in passato soluzioni indiscutibili nel dare risposta alle esigenze del territorio, grazie al contribuito di chi possiede le competenze necessarie. Ci confronteremo ancora con gli ordini professionali, affinché questo percorso diventi la consuetudine, quando i tempi lo consentiranno». Interazione proficua anche tra professionisti e mondo accademico, come confermato dal direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania Matteo Ignaccolo. Del DICAr, infatti, fanno parte il corso di studi quinquennale in Ingegneria Edile e Architettura (sede a Catania) e quello di Architettura (sede a Siracusa).
Per Giuseppe Messina (in rappresentanza della Federazione Architetti Sicilia) «non c’è esempio più concreto del saper fare e del poter fare, lasciando un segno tangibile di bellezza, conoscenza e riconoscenza: tre concetti che diventano massima espressione di un progetto di qualità». Così come assume grande rilievo per lo stretto legame tra l’architettura portoghese e quella siciliana. Osservazione mossa dal Ignazio Lutri (InArch Sicilia), «in quanto in passato i progettisti lusitani hanno avuto una forte influenza su quelli nostrani, avviando un percorso di recupero innovativo, diventato modello di architettura del Mediterraneo».
In chiusura gli interventi di Armando Viana Martins e Franco Porto, moderati da Alessandro Mauro. A seguire, l’inaugurazione della mostra, che sarà aperta al pubblico per tre settimane.
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