Anno: XXV - Numero 218    
Mercoledì 27 Novembre 2024 ore 13:40
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FOCUS DONNE PROFESSIONE

Oliveti “La componente femminile nel lavoro, la nostra chance di rilancio”.

FOCUS DONNE PROFESSIONE

Professioni sempre più rosa e gap di genere che tocca il 45%, sono questi alcuni dei dati emersi dal focus “Donne Professione” presentato ieri a Roma al Museo Ninfeo.

Il focus, elaborato dal Centro studi dell’Associazione, sottolinea non solo quanto già più volte denunciato ma evidenzia un aspetto del problema che ha “radici antiche”, legate anche al territorio e al contesto sociale in cui opera la libera professionista

“Questa indagine – ha sottolineato durante la presentazione dello studio Tiziana Stallone, vicepresidente AdEPP e presidente Enpab – ha scardinato alcune idee preconcette sul gap reddituale di genere, mettendo in evidenza le reali esigenze delle donne. Questo è stato possibile perché siamo andati ad intervistare direttamente le libere professioniste e a colpirci non è stato il senso di discriminazione, le donne infatti non si sentono discriminate, ma la mancanza di un sostegno infrastrutturale per permettere alle professioniste di affrontare situazioni oggettive, quali la genitorialità o la cura dei propri genitori.

Tra le finalità di questa indagine – ha aggiunto la presidente Stallone – vi è la volontà di individuare un’evoluzione futura del nostro welfare. Ci stiamo interrogando su quanto le nuove tecnologie, come ad esempio infrastrutture digitali per svolgere la professione online, possano essere di utilità, così come una guida ad un modo diverso di svolgere la professione, in forma aggregata, per far sì che si crei un’alleanza tra professionisti.

“Le professioniste dedicano meno ore all’attività professionale: a fronte del 59% degli uomini che dedicano più di 8 ore al giorno, le donne si fermano al 40% – ha spiegato la presidente dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, Marina Macelloni – questo perché da una parte devono dedicare molte più ore alla cura dei figli e dei familiari non autosufficienti e dall’altra non sempre possono usufruire di infrastrutture sociali adeguate. Inoltre, anche a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione vengono a mancare gli aiuti attualmente offerti dalle famiglie di origine”.

“Quando nel questionario abbiamo chiesto secondo te qual è l’urgenza maggiore e dove dobbiamo intervenire? E’ interessante vedere le risposte –- perché le differenze legate al genere toccano solo il 24% degli intervistati, il grosso del gap che viene percepito dai nostri iscritti è la differenza legata all’area geografica. E questo ci dice che chi esercita la professione al centro – nord ha più opportunità rispetto a chi vive al sud, sia in termini di reddito ma soprattutto per le infrastrutture presenti. L’assenza di welfare, asili nido per esempio, ha un effetto diretto sul lavoro delle donne”.

Fa eco Linda Laura Sabbadini, ex direttrice del dipartimento Istat per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica, che evidenzia alcuni punti fondamentali contenuti nello studio AdEPP. Per la Sabbadini, infatti, “Quello che emerge è una realtà inerente alle libere professioniste ma anche a tutte le donne lavoratrici. Le criticità del percorso lavorativo delle donne, e in particolare la forte penalizzazione dovuta dal carico familiare, risiedono proprio nell’impossibilità di sviluppare il proprio lavoro come vorrebbero”.

“Noi abbiamo una barriera all’ingresso e alla permanenza del mondo del lavoro molto elevata – ha continuato la dottoressa Sabbadini – In Italia metà delle donne non hanno indipendenza economica e autonomia. Siamo il Paese che nella classifica europea è ultimo per tasso di occupazione femminile e il peso che ha una donna con o senza figli in Italia è maggiore rispetto a germani e Francia ma anche alla Grecia”.

“Dobbiamo uscire dalla logica che questi siano problemi delle donne – ha chiosato Antonella Polimeni, rettrice della Sapienza Università di Roma – Il tema della conciliazione e della necessità di politiche di welfare deve essere ancora strutturato e in alcune regioni non esiste proprio. Il problema della denatalità non lo affronteremo mai se non capiamo che il lavoro femminile è Prodotto interno loro. Le donne studiano di più, si laureano con voti più alti ma dopo registriamo una dispersione rispetto alla collocazione lavorativa. L’università deve essere un luogo di sperimentazione di politiche di genere ed è lì che invece notiamo la difficoltà delle donne a fare carriera. I professori ordinari donne non superano il 26%”.

“I problemi legati al genere sono molteplici e questo studio fotografa esattamente la realtà. Dalla differenza di reddito, dopo 5 anni dall’inizio del lavoro la donna guadagna il 20% in meno del collega uomo, al difficile ottenimento di incarichi apicali– ha sottolineato Mirja Cartia D’Asero, amministratore delegato del Sol24Ore – Professione per scelta, non dettate dalla strategia ma dal gusto, dalle preferenze e mai dal possibile riscontro economico a differenza degli uomini. Ancora troppo pochi ingegneri o laureate in matematica. Oggi per fortuna alcune professioni, vedi la medicina, si stanno femminilizzando. Inoltre le libere professioniste spesso non lavorano da sole ma presso altri studi.  Siamo in una fase di cambiamento? Si ma ancora a livello di eccezione perché le posizioni apicali sono prettamente ricoperte da uomini”.

“Tre parole: Focus, Donne, Professione – ha infine detto il Presidente dell’AdEPP e dell’Enpam, Alberto Oliveti – In esse c’è già una sintesi importante. Credo che la componente femminile nel lavoro sia la nostra chance di rilancio. Per il nostro Paese e per la nostra società. Credo addirittura che il destino del servizio sanitario nazionale passi per l’azione delle donne e si giocherà sulle loro gambe. Nel campo del mondo del lavoro due sono i temi che devono essere sottolineati: uno è l’accesso al lavoro e l’altro è il mantenimento qualitativo. Credo che il futuro si giochi sulle competenze, sulla battaglia di cultura, soprattutto nelle professioni intellettuali, sulle motivazioni. Così come farà perno sulla flessibilità, che non è soltanto una questione soggettiva, ma ambientale, sociale, di contesto. Importante il concetto di conciliazione che è famiglia, prole, congiunti, con figlie che poi diventano ‘madri’ dei propri genitori. E infine un’altra parola fondamentale è Pil. Alla fine tutto si gioca sulla potenzialità di finanziamento. Per trovare il finanziamento a certe politiche di conciliazione dobbiamo fare prodotto interno lordo”.

ALCUNE EVIDENZE

Per scaricare il focus e le slide di presentazione cliccare su https://www.adepp.info/2023/07/focus-donne-professione/

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