Anno: XXV - Numero 218    
Mercoledì 27 Novembre 2024 ore 13:40
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MENO FONDI PER LA SANITÀ

Il governo riscrive il Piano nazionale di ripresa e resilienza

MENO FONDI PER LA SANITÀ

Dallo stralcio di parte delle case e degli ospedali di comunità allo spostamento dei tempi di realizzazione dei progetti di telemedicina, fino alla riduzione degli interventi antisismici negli ospedali. Il governo riscrive il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), modificando una parte rilevante degli obiettivi ancora da centrare. Nella proposta che verrà sottoposta all’Ue vengono definanziati 9 progetti per 15,9 miliardi di euro che, ha assicurato il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, verranno recuperati con altre fonti. Fra le misure rinviate, la Missione 6 Salute del Pnrr subisce un ridimensionamento a causa dell’aumento dei costi legati alla congiuntura internazionale. «La proposta di modifica che mettiamo in campo interessa 144 misure e prevede 3 tipi di modifiche, le prime di carattere formale, necessarie per velocizzare la rendicontazione degli obiettivi, la seconda che vede la riprogrammazione all’interno della stessa misura di risorse e interventi, la terza relativa a progetti in essere cioè quei progetti che sono stati inseriti all’interno del Pnrr», ha spiegato Fitto. «Noi non definanziamo, al contrario noi comprendiamo che dal punto di vista della tempistica e dell’ammissibilità dell’investimento e della rendicontabilità dell’investimento ci sono delle grosse problematiche e prevediamo che questo tipo di intervento venga spostato su altri programmi di investimento». Mentre «su tutte le diverse scadenze la proposta ridisegna una serie di misure con l’obiettivo di superare i target intermedi», ha precisato il ministro.

Gli interventi da finanziare con i fondi del Piano entro il 2026 – dalle Case della salute alla telemedicina agli interventi antisismici negli ospedali – saranno dunque ridotti. Alcune delle voci eliminate dai target saranno comunque finanziate con altri fondi, come quelli sull’edilizia sanitaria.  Così, si evidenzia nella bozza, le Case della Comunità per la presa in carico della persona passano da un target di 1.350 strutture a 936 interventi, a causa dall’aumento dei costi dell’investimento e dei tempi di attuazione. Riduzione anche degli interventi per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero. La proposta di modifica prevede pure la rimodulazione degli investimenti riducendo gli interventi antisismici nelle strutture ospedaliere «alla luce dell’incremento dei costi». La missione 6 si articola originariamente in due componenti: C1 Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale; C2: Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. Alle due componenti sono assegnati rispettivamente 7 e 8,63 miliardi di euro per un totale di 15,63 miliardi.

Tuttavia, si legge nel documento, «nel 2022, il rialzo dei prezzi delle materie prime ed energetiche, legato anche alla crisi energetica acuita dal conflitto russo-ucraino, ha comportato un aumento del costo degli investimenti da realizzare nell’ambito del Pnrr. Tale circostanza si è riflessa in modo rilevante anche sul costo delle opere di edilizia sanitaria. Con riferimento alle Case della Comunità, ad esempio, tra il 2021 e il 2023 l’incremento dei costi di costruzione per un intervento per ognuna delle quattro macrocategorie di lavori rilevanti (strutture, opere edili, impianti idrici e meccanici, impianti elettrici e speciali), oscilla tra il 24% e il 66% a seconda delle Regioni considerate».  Ed ancora: «Il contesto attuale comporta difficoltà di attuazione non solo per le strutture sanitarie (Casa della Comunità, Ospedali della Comunità, Ospedali sicuri e sostenibili) ma anche per i progetti di transizione digitale (quali telemedicina, sostituzione delle grandi apparecchiature, digitalizzazione) nella misura in cui richiedono lavori edili per la preparazione dei locali. Ulteriori criticità sono riconducibili poi a criticità nelle catene di approvvigionamento delle materie prime». Nel complesso però, si sottolinea, «le modifiche proposte mirano a preservare l’ambizione della missione Salute e a realizzare appieno quanto previsto dal Dm n. 77/22 rendendo le strutture territoriali pienamente funzionanti ed operative».

Da Sanità 33

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