Furbetti del soccorso in montagna, chiamano l'elicottero ma poi usano un trucco per non pagare
Per gli interventi non sanitari in montagna, ovvero in assenza di ricovero, si paga l'uso dell'elicottero da 86,76 al minuto, fino a un massimo di 7.500 euro
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Anche i dati di questa settimana di Ferragosto dimostrano come quasi la metà delle persone soccorse sia illesa. Sui 97 interventi “contabilizzati” a ieri dal Soccorso alpino bellunese, 42 erano le persone che non necessitavano di cure in ospedale. «Illeso però potrebbe essere a rischio evolutivo – precisa il delegato del Soccorso Alpino bellunese, Alex Barattin -. La persona è illesa, però se rimane nell’ambiente ostile o se non ha le competenze il rischio potrebbe portarlo o alla morte o a restare ferito».
Fatta questa premessa va ricordato che per gli interventi non sanitari in montagna, ovvero in assenza di ricovero, si paga l’uso dell’elicottero da 86,76 al minuto, fino a un massimo di 7.500 euro.
Con sole squadre a terra la spesa è di 200 euro per ciascuna squadra (fino a tre soccorritori), ai quali vanno sommate 50 euro per ogni ora aggiuntiva di operazioni oltre la prima per ciascuna squadra, fino a un importo massimo di 1.500 euro. Purtroppo però il 30% non paga e ammontano a quasi mezzo milione di euro i soldi da recuperare.
Ma ormai sempre meno pagano il servizio e recuperare i crediti diventa un’impresa impossibile per Ulss e Regione. E poi crescono i furbetti: chi si rivolge al Pronto soccorso dopo il trasporto in elicottero in cui aveva dichiarato di essere illeso e di non avere nessun tipo di conseguenza. Una carta che queste persone poi si giocano all’arrivo della “parcella” per il servizio in elicottero: tanti i ricorsi basati proprio su questo. La Regione rispondendo a una interrogazione del consigliere regionale del Pd Veneto, Andrea Zanoni, aveva spiegato che «per il recupero delle insolvenze nei confronti dei cittadini italiani è stato mandato un sollecito e in caso di mancato pagamento, la riscossione sarà affidata a una società di recupero crediti individuata con apposita gara». Per gli stranieri invece «è stato inviato sollecito con raccomandata A/R per l’estero e in caso di mancato pagamento si valuteranno tutte le possibili opzioni per il recupero del dovuto compatibilmente con i costi che tale procedura comporta». «Ammontano a 404mila euro – aveva fatto sapere il consigliere Zanoni – i mancati introiti registrati nel triennio 2020-2022, derivanti dal pagamento degli interventi di soccorso nelle montagne venete da parte di chi viene salvato. Un buco pari al 30% del fatturato totale e che vede insolventi tanto i cittadini italiani (per oltre 141mila euro) quanto quelli esteri (per quasi 263mila euro). Un problema che va urgentemente risolto».
Quindi prima di mettere a rischio i soccorritori e di mettersi a rischio di ricevere un conto stratosferico è meglio studiare bene l’uscita. «Tutti gli interventi per il soccorso alpino nascondono con un rischio residuo molto alto – afferma il delegato Alex Barattin -: non lo possiamo calcolare potrebbe cader del materiale, staccarsi una corda. Ogni intervento ha una sua dose di rischio. Cerchiamo di fare di tutto per abbassarlo ma anche andare a recuperare una persona sotto un temporale il rischio è molto alto alle volte non teniamo conto». Ecco quindi l’appello a chi va in montagna.
«Valutare bene l’uscita e i consigli che vengono dati sui social – ricorda Barattin -: la traccia messa da una persona che per fare mille metri che ci impiega un’ora e un quarto non va bene per una persona normale che per fare quel percorso ci mette mezza giornata. Ricordiamo che mediamente ogni ora una persona normale può fare 300 metri di dislivello». Altro avvertimento partire di prima mattina e vestirsi a cipolla. Infine la valutazione sui due elicotteri. «Un servizio fondamentale un valore aggiunti inimmaginabile: è importantissimo per noi e per gli utenti non averlo sarebbe veramente dura in queste giornate».
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