Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Lo Stato, ricco proprietario immobiliare, ha troppi uffici in affitto da privati

Non molti sanno che lo Stato italiano è tra i più grandi proprietari di immobili tra tutti gli enti pubblici, eppure moltissimi uffici sono in affitto da privati, compagnie di assicurazione, banche, enti pubblici.

Lo Stato, ricco proprietario immobiliare, ha troppi uffici in affitto da privati

Sono in affitto uffici importanti nella Capitale e nelle grandi città, ma anche nei piccoli borghi. E questo comporta un esborso notevole di somme, mentre, come ha ricordato nei giorni scorsi il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha pensato di utilizzare caserme dismesse per alleggerire l’affollamento delle carceri, vi sono immobili importanti un po’ dappertutto, spesso al centro delle città. Infatti, molte caserme, concepite in aree periferiche, sono state nel corso degli anni inglobate nelle aree più importanti dei centri urbani. Un esempio, a Roma, le caserme costruite tra viale Giulio Cesare e Viale delle Milizie. Era la piazza d’armi, oggi è una zona centrale importante.

È vero che molte di queste unità immobiliari non sono di immediata utilizzazione, ma sono certamente ristrutturabili a costi che sarebbero compensati, in un tempo ragionevole, dalla cessazione di affitti che sono molto rilevanti. Si tratta di locali affittati per forze di polizia e carabinieri, uffici scolastici, della Corte dei conti, dell’Avvocatura dello Stato e dei Tribunali Amministrativi Regionali. Quindi di uffici importanti, spesso di dimensioni notevoli che pagano affitti milionari e viene il sospetto, permanendo nel tempo questa situazione, che qualcuno nel corso degli anni abbia voluto favorire il privato o l’ente pubblico amico. Ma anche quando questo non fosse, e mi auguro che non sia mai accaduto, è evidente che la situazione denota una straordinaria trascuratezza. Perché se noi chiedessimo a qualunque cittadino, che non sa di questa situazione, se ha un minimo di logica che lo Stato vada ad affittare immobili, avendone altri a disposizione, tutti risponderebbero “no” e percepirebbero immediatamente che in quel settore c’è uno straordinario spreco di risorse pubbliche.

Ho già premesso che non è possibile da oggi a domani ristrutturare caserme e trasferire il personale ma è evidente che questa situazione va modificata rapidamente con un piano che permetta di rientrare nella normalità. Cominciando da una ricognizione degli affitti e degli immobili a disposizione. È materia che potrebbe anche essere oggetto di una indagine parlamentare.

Lo Stato è come una famiglia, una grande famiglia. Nessuna, avendo degli immobili di proprietà li lascerebbe inutilizzati o deteriorare per mandare i figli in affitto. Né si può dire che di questi immobili molti sono inutilizzabili, perché lo smentisce l’iniziativa del Ministro Nordio, che certamente si sarà informato, e comunque, come farebbe una famiglia che disponesse di immobili non utilizzabili lo Stato potrebbe metterli sul mercato ed usare il ricavato per ristrutturare altri o per costruirne di nuovi. Molti di questi immobili, infatti, sono appetibili per enti, assicurazioni, banche che ne farebbero la sede di rappresentanza.

Va detto, inoltre, che è necessario riformulare il sistema di utilizzazione degli immobili della Difesa che un tempo, cessato l’uso militare, tornavano al Demanio Generale per essere riassegnati a uffici che ne avevano bisogno, come accade per le amministrazioni civili quando utilizzano spazi che potrebbero essere più funzionalmente assegnati ad altri uffici.

Segnalo questa situazione ai nostri governanti, in particolare al Ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, perché affrontino seriamente il problema che è evidentemente grave, perché gli immobili pubblici sono costruiti in funzione di assicurare l’allocazione degli uffici compresi, ad esempio, i musei che in molte realtà potrebbero trovare nuovi, più ampi spazi al centro delle città, così consentendo l’esposizione di beni che vengono trattenuti negli scantinati, spesso in difficili situazioni di manutenzione.

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