Qualcuno vorrebbe in esclusiva l’equo compenso in ambito tributario?
Se lo chiede il Presidente dell’Int Riccardo Alemanno, che ha inviato una nota al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso e al Sottosegretario Bitonci, per replicare e difendere la legittimità della professione di tributarista.
Alemanno ha chiesto al Ministro e al Sottosegretario di non considerare la richiesta del Presidente del Cndcec di esclusione delle Associazioni di rappresentanza professionale in ambito tributario ex lege 4/2013, per il confronto sulla definizione dei parametri dell’equo compenso, giustificando tale assurda richiesta, con presunte esclusive per qualsiasi attività tributaria, esclusive peraltro inesistenti.
Un sunto del testo della nota di Alemanno: “omissis…preso atto del forte impegno del Ministero delle Imprese e del Made in Italy al fine di rendere operative le norme sull’equo compenso, al di là delle difficoltà oggettive per determinare le tariffe per le professioni di cui alla Legge 4/2013 che il MMIT sta affrontando e per cui abbiamo inviato un nostro contributo allegando anche il nostro tariffario di riferimento, registro che oggi una categoria professionale organizzata in ordine (Dottori commerciali ed Esperti contabili), vorrebbe mettere il veto sull’attività dei professionisti iscritti in Associazioni di cui alla Legge 4/2013, che svolgono legittimamente attività in ambito tributario. I riferimenti alla sentenza di Cassazione 2012, in cui è determinante anche la condotta etico-professionale del condannato, non tengono conto delle sentenze della Corte Costituzionale che giungono a conclusioni diametralmente opposte, inoltre la stessa Cassazione ribadisce che la condotta delittuosa si concretizza solo in assenza di precise indicazioni, che individuino a quale titolo si svolga una determinata professione associativa, quale quella di tributarista, e i professionisti associativi sono obbligati a identificarsi in modo chiaro e inequivocabile proprio ai sensi della Legge 4/2013. Deve essere poi sottolineato che l’ istituzione dell’albo unico Dottori commercialisti ed Esperti contabili, è stata, per dettato legislativo, vincolata al divieto di creare nuove riserve o di così definire le attività tipiche rispetto ai DD.PP.RR. che istituivano gli albi dei Dottori commercialisti e dei Ragionieri collegiati. Inoltre in ambito tributario gli albi non possono prevedere riserve per le attività che possano essere svolte direttamente dal contribuente stesso o da persona di sua fiducia, mentre le riserve, che tanto meno sono determinate dalla tipicità, sono individuate e normate da leggi specifiche, si veda il contenzioso tributario, l’apposizione di visti, l’ assistenza e la rappresentanza avanti agli uffici, ecc. Attività, le tre elencate a titolo esemplificativo, che possono essere svolte anche dai tributaristi laddove abbiano specifiche abilitazioni, nei primi due casi se iscritti nei ruoli dei p.e. in tributi al 30/9/93, nel terzo se in possesso dell’ attestato di qualità ex lege 4/2013 e della certificazione UNI 11511 specifica per i tributaristi. Tributaristi peraltro abilitati intermediari fiscali ai sensi delle vigenti normative e vincolati, come tuti i professionisti di area tributaria, agli obblighi delle norme antiriciclaggio, questo per evidenziare come il Legislatore abbia individuato anche nei tributaristi un importante supporto professionale nella lotta e nella prevenzione al riciclaggio. E ancora, il Ministero dell’Economia e delle Finanze nell’emanare i decreti relativi agli indici sintetici di affidabilità fiscale ISA, individua una serie di attività di carattere fiscale/economico svolte dal tributarista, al fine di determinare le pagelle di affidabilità, attività che possono essere svolte liberamente, come sentenziato dalla Corte Costituzionale e anche da sentenze di Cassazione e Tribunali di merito che, in via esemplificativa, si possono evincere dal seguente link https://www.tributaristi-int.it/sentenze.php. Mi scuso se volendo sintetizzare per non dilungarmi ho inserito più concetti ma sono particolarmente amareggiato e preoccupato per queste continue aggressioni verbali alla professionalità di donne e di uomini che lavorano e danno lavoro, nei limiti della propria attività, nel rispetto del nostro Ordinamento e delle prerogative delle professioni contabili ordinistiche…omissis. Non si devono e non si possono abbinare a questi professionisti certi termini e considerazioni che sono confutati da oltre 40 anni di associazionismo e di rispetto delle Leggi, ricordando che le “professioni protette e non” sono fortunatamente solo un retaggio del passato.
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