Anno: XXVI - Numero 13    
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L’ENPAM LANCIA LE CASE DI COMUNITÀ

Ma dal prendente dello Snami, Angelo Testa arriva un primo stop

L’ENPAM LANCIA LE CASE DI COMUNITÀ

Il progetto, come si legge sul sito e sulla newsletter dell’Ente presieduto da Alberto Oliveti, è stato presentato nel corso della convention nazionale della Simg, la società italiana di medicina generale e delle cure primarie, che si è tenuta a Riccione. Tra gli obiettivi, “contribuire a passare da un modello con al centro l’ospedale a un’integrazione progressiva territorio-ospedale, partendo dalla casa come primo luogo di cura”.

Come spiegano dall’Enpam, i medici di famiglia e i pediatri potranno aggregarsi per dare vita a Case di comunità spoke gestite in autonomia e prese in affitto o in leasing con il sostegno di Enpam. Queste case nasceranno predisposte per ospitare altri specialisti e professionisti sanitari, il personale e gli infermieri di studio”.

Rispetto alle Case di comunità centralizzate “hub” previste dal Pnrr, le Case di comunità “spoke” si caratterizzeranno per una maggiore capillarità e un’effettiva vicinanza sul territorio. Inoltre non saranno di proprietà pubblica ma frutto dell’iniziativa dei liberi professionisti convenzionati con il Ssn.

Concretamente – si legge – i team dei medici interessati potranno individuare l’immobile da destinare a Casa di comunità spoke; i locali verranno quindi acquistati, ristrutturati e attrezzati da un fondo immobiliare e quindi dato in affitto o in leasing agli stessi medici che ci lavoreranno.

I medici si potranno organizzare nel modo che preferiscono, ad esempio formando una cooperativa o una società tra professionisti con altra forma giuridica.

Non necessariamente bisognerà partire da zero: si potranno utilizzare anche coop o società esistenti e/o convertire studi professionali già funzionanti.

Nel caso di leasing – che si differenzia dall’affitto perché alla fine permette ai medici di diventare proprietari – è prevista la possibilità di farsi aiutare dal Fondo di garanzia per i liberi professionisti, promosso dallo Stato e co-finanziato da Enpam.

Gli studi professionali organizzati in Case di comunità “spoke” saranno naturalmente connessi con le Case di comunità “hub”.

La fase operativa del progetto non è ancora partita ma i medici interessati possono scrivere alla redazione del Giornale della Previdenza (giornale@enpam.it) per aggiornamenti.

Ma dal prendente dello Snami, Angelo Testa arriva un primo stop.

 Ricordo, a me stesso in primis ed al Presidente  Alberto Oliveti, che il diritto dei cittadini italiani di scegliere un medico di fiducia è sacrosanto ed è un pilastro fondamentale del nostro sistema sanitario, per cui rimango attonito e   francamente scoraggiato di fronte a proposte di questo tipo dopo che la categoria si è fermamente e unitamente schierata contro le case di comunità.

Un progetto utopico voluto dallo scorso governo che di fatto sta naufragando quando si è compreso che, quello che Snami ha definito un mero investimento immobiliare, era irrealizzabile a causa dell’inflazione edilizia e sopratutto della carenza di personale: luoghi in cui si poteva praticamente esaudire ogni “perversione” di assistenza alla salute ad isorisorse di personale, come se i medici fossero disoccupati e sgomitanti per entrare in improbabili dispensatori di benessere e prevenzione.

Della serie che se i fondi del Pnrr per la sanità  fossero stati modulati e destinati differentemente sarebbe stato meglio per tutti e forse avremmo fermato la deriva che oggi viviamo.

Come sindacato -conclude il leader dello Snami -stigmatizzo ogni forma associativa coatta che mortifica i medici e distrugge ulteriormente la nostra nobile professione che da anni è sottoposta ad un continuo processo di smantellamento.”

 

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