Camere Civili: una riflessione sul ruolo dell’avvocato nella modernità
Seppur favorevole all’implementazione della giustizia negoziata, il Presidente dei civilisti si dichiara contrario alle molte e recenti forme di compressione dell’accesso dei cittadini alla Giustizia
All’assemblea nazionale delle Camere Civili, che si è tenuta a Cosenza il 28 settembre scorso, il Presidente De Notaristefani ha svolto una riflessione sul ruolo dell’Avvocato di fronte ai cambiamenti imposti dalla modernità. Seppur favorevole all’implementazione della giustizia negoziata, il Presidente dei civilisti si dichiara contrario alle molte e recenti forme di compressione dell’accesso dei cittadini alla Giustizia, invitando i colleghi a non “subire supinamente ogni ingiustizia in nome dell’efficienza”.
Si è tenuta a Cosenza, il 28 settembre scorso, la IX Assemblea nazionale dell’Unione delle Camere Civili, patrocinata da Cassa Forense, COA di Cosenza, Regione Calabria e Comune di Cosenza. Nella relazione introduttiva, il Presidente Antonio de Notaristefani, ha dedicato una riflessione alla figura dell’Avvocato, alla sua funzione, tra tutela dei diritti, obblighi di solidarietà e ragioni di efficienza, alla luce dei cambiamenti epocali in corso.
“Il timore della pandemia e l’esercizio di poteri eccezionali, invocati per far fronte all’emergenza” ha detto de Notaristefani, “forse ha affievolito in noi la voglia di rivendicare i nostri diritti e la loro tutela, sempre già spesso sostituita dal negoziato sugli interessi, individuali o collettivi, evidentemente ritenuto più realistico”. Accanto a questo, sono cambiati sotto la minaccia delle rate del PNRR, i rapporti di forza che incidono nella selezione degli obiettivi della giustizia civile. Dure a riguardo le parole del Presidente dei civilisti: “Quando tutto cambia intorno a noi”, dice “anche noi dobbiamo cambiare”, ma “accettare modernità e cambiamento non deve significare subire supinamente ogni ingiustizia che in nome dell’efficienza, finisce con l’essere imposta da corporazioni e lobby che sono riuscite ad occupare gli spazi lasciati liberi dalla politica”.
Se è vero che la giustizia civile ha bisogno di maggior efficienza, de Notaristefani ritiene non accettabile che i cittadini debbano essere respinti dai Tribunali a colpi di sanzioni, la cui efficacia dissuasiva, “è inversamente proporzionale al reddito”, o “intimidendo gli avvocati con lo spettro di dichiarazioni di inammissibilità collegate a criteri sempre più formali, sempre più evanescenti e sempre più discrezionali” fino a sfociare nel mero arbitro.
L’efficienza della giustizia, continua De Notaristefani, si incrementa piuttosto ripristinando la corretta separazione tra chi fa le leggi e chi le applica.
Deplora poi una concentrazione eccessiva di magistrati nelle sedi in cui si cambiano le regole del processo e un ossequio non sempre giustificato al mondo accademico che ha fatto perdere alla disciplina processuale “quella dimensione etica della quale a parlare è rimasto soltanto il Santo Padre”.
L’accorata relazione del Presidente dei Civilisti non fa sconti neppure all’avvocatura, che ha acconsentito a “legittimare quel modo di fare sollecitando una cooptazione che si sapeva inutile, ma veniva ricercata come forma di gratificazione personale, quando non addirittura come metro per giudicare l’autorevolezza di ciascuno”.
Infine, il Presidente dei civilisti richiama gli avvocati ad una preparazione più moderna, che si interessi per esempio della commistione tra economia e diritto comparato introdotta dalla globalizzazione dei mercati, che sappia coniugare alla conoscenza del diritto positivo una spiccata sensibilità sociale e competenze di ascolto nell’affrontare la crisi del modello familiare e le connesse questioni di bioetica. Affrontare la modernità, conclude de Notaristefani, non significa dimenticare la formidabile tradizione giuridica alla quale apparteniamo, ma vuol dire piuttosto, custodirne il fuoco, senza adorarne le ceneri.
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