Dobbiamo cambiare per rendere la professione attraente per i giovani
De Nuccio al congresso di Torino perimetrare meglio ruolo e responsabilità
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“Prendiamoci cura del cuore della nostra attività, ossia la consulenza fiscale, battiamoci perché sia sempre più semplice e più gratificante operare in questo ambito, poniamo con forza l’idea di assegnare ai commercialisti il ruolo di certificatori ogni qualvolta ci sono operazioni in cui si verifica un trasferimento di fondi pubblici verso il sistema economico. Su questi temi il Consiglio nazionale è impegnato quotidianamente, è una parte importante del nostro mandato. Ma voglio lanciare un appello ai nostri colleghi: guardiamo con curiosità e impegno anche a nuovi ambiti professionali, facciamoci trovare pronti dai cambiamenti che il mercato ci prospetta, assumiamo un atteggiamento proattivo rispetto al nuovo che avanza. Questa non è un’opzione, ma direi una precondizione per ogni ragionamento sul futuro della professione. Cambiando si sopravvive e si cresce, restando ancorati ad un presente che in parte è già il passato, rischiamo di perire. Questo è un discorso di verità che dobbiamo farci con franchezza, che non possiamo più rinviare. È per questo che parlo di cambiamento culturale come scelta strategica obbligata”. Lo ha affermato il presidente dei commercialisti, Elbano de Nuccio, nel corso del Congresso nazionale della categoria in corso di svolgimento a Torino.
De Nuccio ha portato tre esempi di ambiti nei quali a suo parere “la categoria deve avere un approccio completamente nuovo”. Innanzitutto, la sostenibilità, “sinonimo di futuro per le prossime generazioni, ma anche per le professioni e per le imprese”. Poi, in ambito fiscale, la cooperative compliance, che interpone in maniera operativa e funzionale i professionisti, e in primis i commercialisti, nella certificazione del rischio fiscale all’interno dei sistemi di impresa. Una novità che cambia radicalmente l’approccio sia per noi, sia per i funzionari e i dirigenti dell’amministrazione finanziaria. Una vera e propria rivoluzione, un cambio di paradigma per il quale probabilmente non siamo ancora skillati. Dobbiamo lavorare alacremente su questo fronte in termini di formazione”. Altro esempio è “la logica dell’early warning e del forward looking figlia del nuovo codice della crisi d’impresa, che ci assegna peraltro un ruolo enormemente accresciuto e davvero determinante. Ma lavorare sulla prevenzione e l’emersione rapida della crisi e sulla pianificazione della programmazione strategica, operativa ed economico-finanziaria delle aziende è un cambio di prospettiva radicale. Occorre una mentalità nuova che dobbiamo acquisire al più presto, ribaltando logiche consolidate”.
Il presidente della categoria ha poi sostenuto che “la crisi di attrattività che anche la nostra professione, come molte altre, sta vivendo, si combatte sia perimetrando meglio il suo ruolo, per rendere più facilmente intellegibile anche ai giovani cosa fa un commercialista e perché si tratta di una professione ancora affascinante e utile per cittadini, imprese e istituzioni”, sia “perimetrandone meglio anche le responsabilità”. “Bisogna definire un chiaro perimetro delle responsabilità professionali. Sgombriamo subito il campo da retropensieri e possibili dietrologie: non intendiamo assolutamente sottrarci alle nostre responsabilità. Tutte le professioni ne hanno ed è giusto che sia così. Ma le responsabilità in capo ai commercialisti sono troppo spesso enormi, peraltro spesso a fronte di compensi irrisori. Troppo spesso siamo vittime di una logica sanzionatoria. Ma i commercialisti lavorano per il Paese, vanno tutelati, non sanzionati”. Un discorso ha concluso, che “abbiamo posto con chiarezza alla politica. Non è un caso se l’onorevole Marta Schifone ha appena presentato una proposta di revisione della responsabilità civile degli organi di controllo delle società di capitali con una sua migliore delimitazione, come da noi richiesto. E non è un caso neppure se solo pochi giorni fa il sottosegretario all’Economia Sandra Savino ha convocato un tavolo tecnico con noi, avvocati e notai per mettere finalmente mano alla normativa sull’antiriciclaggio, altra battaglia storica della professione per la quale si aprono ora prospettive di cambiamento finalmente interessanti”.
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