Anno: XXV - Numero 214    
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Modello 231, focus sulle società sottoposte a misure di prevenzione cam

Un documento del consiglio nazionale dei commercialisti esamina il tema dal punto di vista dei professionisti a vario titolo coinvolti nelle procedure: amministratori giudiziari, consulenti incaricati della redazione del modello, organismi di vigilanza

Modello 231, focus sulle società sottoposte a misure di prevenzione cam

Con l’introduzione dell’istituto del controllo giudiziario, il legislatore ha attribuito alle misure organizzative ex d.lgs. 231/2001 un ruolo cruciale, assegnando al tribunale il potere di imporne l’adozione. Successivamente, attraverso l’istituto della prevenzione collaborativa, il legislatore ha definitivamente ribadito l’importanza di tali misure, questa volta al fine di scongiurare il rischio dell’interdittiva antimafia per le imprese soggette, seppure occasionalmente, a tentativi di infiltrazione criminale. Parte da queste considerazioni il documento “Il modello di organizzazione, gestione e controllo ex d.lgs. 231/2001 nelle società sottoposte a misure di prevenzione CAM”, realizzato dalla apposita Commissione di studio del Consiglio nazionale dei commercialisti presieduta da Camilla Zanichelli, che ha esaminato il tema con lo sguardo dei professionisti a vario titolo coinvolti nelle procedure in oggetto: amministratori giudiziari, consulenti incaricati della redazione del modello, organismi di vigilanza. Il lavoro si inserisce nell’ambito delle attività dell’area di delega “Compliance e modelli organizzativi delle imprese”, alla quale sono delegati i due Consiglieri nazionali Fabrizio Escheri ed Eliana Quintili.

“L’adozione dei modelli di organizzazione, gestione e controllo di cui al d.lgs. 231/2001 nelle aziende sottoposte a misure di prevenzione, ovvero ritenute oggetto di tentativi di infiltrazione criminale – scrivono i due consiglieri nazionali nell’introduzione al documento – è correttamente percepita quale strumento idoneo a limitare il rischio di infiltrazioni e facilitare il ripristino della legalità. In queste realtà imprenditoriali, l’introduzione dei protocolli e delle procedure che costituiscono il Modello 231 contribuisce altresì alla razionalizzazione e all’efficientamento dei processi, tutelando la gestione giudiziaria e garantendo una maggiore trasparenza delle attività e dei processi operativi. L’adozione e la diffusione di un Codice etico rappresentano ulteriori elementi che agevolano l’affermazione dei concetti dell’etica e della legalità.

Con il passare degli anni – proseguono – dopo un primo periodo di osservazione, i tribunali hanno iniziato a richiedere specificamente agli amministratori giudiziari l’applicazione dei protocolli previsti dal d.lgs. 231/2001, previa specifica valutazione delle caratteristiche e dei rischi connessi alle attività dell’azienda sottoposta alle misure di prevenzione previste dal Codice antimafia di cui al d.lgs. 159/2011.

In questi enti – concludono –, l’adozione del Modello risponde ad una logica preventiva e, al contempo, riparatoria. L’introduzione di presidi di gestione del rischio e prevenzione degli illeciti, anche diversi da quello verificatosi, tutela l’ente da eventuali future ulteriori responsabilità, salvaguardandone il patrimonio e la possibilità di proseguire l’attività: il tutto, a seguito di una analisi e mappatura dei processi aziendali che ben potrebbero rilevare vulnerabilità ulteriori rispetto a quelle ordinariamente emergenti da altre attività di verifica”.

Ufficio Stampa Consiglio Nazionale Commercialisti

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