Le carte ritrovate del Collegio Inglese di Roma un tesoro che fa luce sulla storia di Piacenza
Presentati al PalabancaEventi gli Atti del convegno internazionale sull’Abbazia di San Savino
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Pubblico numeroso al PalabancaEventi (Sala Corrado Sforza Fogliani) in occasione della presentazione – per iniziativa della Banca di Piacenza – degli Atti del convegno internazionale di studi sull’Abbazia di San Savino come percorso di ricerca europeo, svoltosi nel settembre dello scorso anno nell’ambito delle Celebrazioni per i 500 anni di Santa Maria di Campagna. La pubblicazione è stata illustrata dal co-curatore Graziano Tonelli, ex direttore dell’Archivio di Stato di Parma, in dialogo con Johan Ickx, archivista del Vaticano (l’altro curatore è Maurice Whitehead, direttore del Patrimonio culturale del Venerabile Collegio Inglese di Roma).
Il vicedirettore generale Pietro Boselli ha rivolto i saluti dell’Istituto di credito agli intervenuti (tra i quali il vescovo mons. Adriano Cevolotto che a sua volta ringraziato per aver acceso i riflettori sul santo Savino e su un luogo di grande importanza come memoria storica; e la principessa Giorgia Pacelli Carolei – Gli illustri ospiti sono stati accolti dal presidente della Banca Giuseppe Nenna), ricordando come il libro sia stato dedicato alla memoria del compianto Corrado Sforza Fogliani, che volle fortemente la realizzazione del convegno internazionale di studi sull’Abbazia.
Il dott. Tonelli ha spiegato l’obiettivo che si era prefisso il convegno: «Far luce sulle vicende dell’Abbazia di San Savino attraverso le carte conservate dal Venerabile Collegio Inglese di Roma, dagli Archivi di Stato di Parma e Piacenza, dagli Archivi Vescovili». Tutte fonti che sono state «intrecciate per verificare se dialogavano fra loro». Un’operazione, a giudizio del curatore del volume, «riuscita alla perfezione», per aiutare chi fa ricerca e aprire nuovi orizzonti. L’inventariazione dei documenti (ben 15mila manoscritti) è ancora in fase iniziale ed è partita dall’operazione di restauro conservativo di carte che hanno 400-500 anni. Le relazioni (di Michela Catto, Matteo Facchi, Paola Galetti, Nicola Mancassola, Maria Cristina Piva, Emma Wall) riferiscono dell’indiscussa importanza dell’Abbazia di San Savino, tra le più belle architetture romaniche dell’Italia settentrionale. Al dott. Ickx il compito di inquadrare storicamente il legame tra Collegio Inglese di Roma e Abbazia piacentina. Fondato da Papa Gregorio XIII nel 1579 come seminario per formare futuri sacerdoti per la missione cattolica in Inghilterra (dove gli stessi cattolici erano perseguitati e uccisi), al Collegio (affidato ai gesuiti) il Pontefice donò, nel 1581, le proprietà appartenenti all’Abbazia di San Savino, per garantirgli una fonte di reddito.
Per due secoli l’Abbazia e i suoi terreni hanno dunque fatto parte del portafoglio piacentino del Collegio Inglese. A gestire le rendite dell’allora monastero saviniano c’erano i procuratori, che si integrarono nella società piacentina e parmense. «Il portone principale del Collegio – ha spiegato l’archivista del Vaticano – era sorvegliato dagli agenti del Re. I giovani sacerdoti scappavano da un’uscita secondaria e durante l’avventuroso viaggio verso la madre patria cambiavano nome anche due-tre volte. L’Abbazia piacentina divenne un punto di rifugio e ristoro per questi preti, raccolti dagli stessi procuratori. Il dott. Ickx ha rimarcato l’importanza delle carte ritrovate: «Fanno luce su due secoli di storia, dimenticata, durante i quali gli inglesi passavano per il vostro territorio. Carte che parlano anche di persone: falegnami, artigiani, commercianti; dell’economia e della finanza legate a questa commenda; dei pellegrini della Via Francigena. Insomma, nella carte dell’Archivio del Collegio Inglese tutto è indicato e questo consente di ricostruire com’era una volta il territorio. Questo volume – ha concluso l’illustre relatore – è un gioiello editoriale, un
godimento storico-letterario che tratta un tema utile non solo alla storia dell’arte, ma anche a quella ecclesiastica, sociale, topografica. Un tesoro per Piacenza finora nascosto e che ha potuto essere rivelato ai piacentini grazie alla sua banca locale».
Agli intervenuti è stata riservata copia del volume.
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