Anno: XXV - Numero 218    
Mercoledì 27 Novembre 2024 ore 13:40
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L’ignavia dell’Avvocatura

“Quella degli avvocati è una categoria che assiste e subisce, in modo apatico, da anni, un’esplosione di disillusione e individualismo” (Mirella Casiello, già presidente Oua)

L’ignavia dell’Avvocatura

L’avvocatura non ha seguito la lezione di Raffaele La Capria: “Per tornare ad esercitare quella funzione di rottura e di contrasto al progressivo appiattimento

delle menti, che necessitano invece di restar deste innanzi agli innumerevoli ed

evidenti tentativi di mistificazione – volti a garantire in ogni modo possibile lo

status quo – che promanano dal potere” (Raffaele La Capria, l’intellettuale scomodo che libera dall’ignavia persino noi avvocati di Francesca Spasiano). Senza scomodare Dante Alighieri, ignavia intesa come pigrizia e indolenza spirituale. 

“Gli ignavi di oggi possono essere individui che evitano di prendere posizione su

questioni rilevanti, che non si informano adeguatamente su tematiche importanti o che non agiscono di fronte ad ingiustizie evidenti. Ad esempio, potrebbero essere coloro che scelgono di restare indifferenti di fronte alle problematiche ambientali, sociali o politiche, non impegnandosi attivamente per il cambiamento.

Gli ignavi di oggi potrebbero anche essere coloro che preferiscono seguire la massa senza criticare o riflettere autonomamente sulle proprie scelte e azioni” (Chi sono gli ignavi di oggi? www.ernesto.it ).

L’avvocatura italiana aveva dinanzi a sé un’occasione storica, direi irripetibile, offerta dalla sessione straordinaria del Congresso nazionale forense tenutasi nei

giorni scorsi all’Ergife di Roma. 

Ma l’avvocatura italiana ha clamorosamente mancato anche questa occasione.

Rosa Colucci nel suo “Congresso, le donne che vincono e la mancanza di buon

gusto” del 17 dicembre 2023 scrive: “Chiusa la liturgia del Congresso nazionale

forense si può ben affermare che, nonostante la presenza a preponderanza maschile sul palco, hanno vinto le donne, quelle che c’erano e anche le grandi assenti. Ha vinto Michelina Grillo che da sola, geograficamente lontana, ha informato, con i suoi generosi scritti social, più di qualsiasi altro organo di informazione: una penna micidiale che più di nessun’altra riesce ad unire memoria degli eventi, competenze e una predisposizione all’analisi davvero rara

in questi tempi in cui la comunicazione politica è più forma che contenuto”.

“Nel suo Per qualche mese in più … Michelina Grillo ha fatto la storia di questa

sessione straordinaria e soprattutto dell’approvazione delle mozioni che riguardavano la famosa costituzione del “tavolo” o della cd. costituente dell’avvocatura e della bocciatura della mozione 74 che riguardava una proroga

di fatto del mandato dell’attuale composizione dell’Organismo congressuale forense”. 

Gli stessi delegati del Congresso Forense di Lecce mi pare abbiano smentito se

stessi, indebolendo l’organismo congressuale forense per accentrare ogni potere

sul Cnf. 

Scrive, infatti, Michelina Grillo: “Ci sembra che un sonoro schiaffone Ocf lo abbia avuto anche in occasione di questa sessione romana del 2023, anzi uno schiaffone forse anche maggiore, perché emersa palese la negoziazione sulla durata del mandato, così come è emersa palese l’assoluta insignificanza dell’organismo nell’ambito dei lavori congressuali e come è emersa palese la mancanza di mozioni, di documenti e di prodotti presentati formalmente dall’assemblea dell’organismo, che dovrebbe essere organismo politico dell’avvocatura e che in questa occasione ha fatto solamente la figura di una pallida comparsa, per di più sconfitta, come ho appena detto, dalla bocciatura della mozione 74”. 

L’avvocatura italiana al Congresso avrebbe dovuto far sentire la sua voce sulla iniquità del regolamento dell’assistenza appena varato da Cassa Forense, perché privilegia i cd. regolari e cioè gli avvocati in regola con le comunicazioni e con il versamento dei contributi, quando l’assistenza deve essere rivolta a chi ne ha bisogno, a prescindere dalla regolarità delle comunicazioni e del versamento della contribuzione. 

Avrebbe dovuto dire la sua sulla riforma strutturale della previdenza forense che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2024, ma della quale si conosce poco o nulla perché i testi sono segretati, così come le osservazioni dei Ministeri

Vigilanti. 

Avrebbe dovuto dire con forza che le pensioni obbligatorie di primo pilastro non

possono divenire volatili, perché la provvista contributiva viene affidata ai mercati finanziari. 

Cassa Forense è l’unico bene della Avvocatura italiana e andrebbe preservato!

La legge professionale 247/2012 era nata già vecchia e obsoleta, ma non ho ancora visto le linee guida che dovrebbero disegnare la nuova legge professionale. Ho visto invece in sala i sostenitori di quella riforma! 

Certo è che la legge Cartabia ha affossato la giurisdizione nel silenzio della Avvocatura e che l’Avvocatura si trova ora nel reparto rianimazione, in prognosi

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