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Il lavoro nero si trasforma. Meno sommerso nei cantieri, più fra professionisti e finanza

L'ultima relazione del Mef su economia sommersa ed evasione certifica i miglioramenti nell'agricoltura, nei cantieri e nella ristorazione.

Il lavoro nero si trasforma. Meno sommerso nei cantieri, più fra professionisti e finanza

Cala il tax gap, in linea con il Pnrr, ma nel 2024 occorrerà recuperare 12 miliardi

Altro che lavoro nero nei campi, nei cantieri o tra i tavoli dei ristoranti. La propensione al sommerso si sposta verso i servizi alle imprese e la finanza. In termini assoluti commercio e ristorazione, costruzioni e agricoltura restano comunque i settori nei quali più alta è l’incidenza dell’economia sommersa sul valore aggiunto. Però negli ultimi anni qualcosa ha iniziato a cambiare. Nel lavoro in campagna la percentuale di quanto contribuisce è scesa ad esempio dal 16,9% del 2020 al 15,7% del 2021. In edilizia è passata dal 19,3% al 18,2%, nei negozi e nei ristoranti dal 22,1% al 20,9%. Di contro c’è stato “un significativo incremento nei Servizi professionali, scientifici, tecnici e di supporto alle imprese (+1,2 punti percentuali), negli Altri servizi alle persone (+0,6 punti percentuali) e nei Servizi di informazione e comunicazione e Attività finanziarie e assicurative (+0,5 punti percentuali, in entrambi i settori)”, si legge nell’ultima relazione sull’economia non osservata e sull’evasione pubblicata dal ministero dell’Economia.

La fotografia è stata aggiornata tenendo conto della revisione straordinaria del pil comunicata dall’Istat lo scorso settembre, a ridosso dell’uscita della nota di aggiornamento del Def, ossia del quadro macro-economico sul quale il governo ha costruito la legge di bilancio approvata lo scorso 29 dicembre delle Camere. Una revisione sostanziosa, pari a circa 40 miliardi di pil.

L’aumento del peso del sommerso nella finanza, nella comunicazione e nel sostegno alle aziende è una inversione di tendenza rispetto ai cali che hanno contraddistinto gli anni precedenti, dal 2018 in poi. Soprattutto hanno contribuito all’aumento di 16,5 miliardi del valore aggiunto generato dal sommerso, che nel 2021 ha sfiorato quota 174 miliardi di euro, rispetto ai 157,3 miliardi dell’anno prima. Numeri comunque in discesa se confrontati con il 2019, quando si superarono i 183 miliardi, e con il 2018, anno in cui l’economia sommersa arrivò quasi a 189 miliardi. Il bicchiere può quindi considerarsi mezzo pieno. A calare, infatti, è anche il cosiddetto tax gap, ossia la differenza tra le imposte effettivamente incassate e quelle che si incasserebbero in un regime di perfetto adempimento. Nel 2021 l’evasione fiscale e contributiva è stata pari a 83,6 miliardi di euro, di cui circa 73,2 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,4 miliardi di mancate entrate contributive. Più nel dettaglio è aumentato di circa 2,1 miliardi il gap sull’Irpef, mentre si è ristretto quello di 3,9 miliardi quello per l’Iva e di 135 milioni quello sull’Imu.

Intanto, come calcolato da Italia Oggi, in ossequio agli impegni del Pnrr, quest’anno l’Italia dovrà abbassare l’asticella del tax gap di almeno 12 miliardi, ossia del 15% rispetto al 2019. I dati sul 2021 sono in linea con gli obiettivi. Da poco più di 100 miliardi la differenza è scesa a 83 miliardi. Quest’anno bisognerà però  mantenere la barra dritta e confermare il dato. Tanto più che gli anni 2020 e 2021 sono stati influenzati dall’effetto Covid e il 2021 risente della maxi rivisitazione dei conti. «Ridurre strutturalmente l’evasione fiscale è un obiettivo prioritario per sostenere l’ammodernamento del nostro Paese e un fattore determinante per liberare risorse pubbliche da destinare alla diminuzione della pressione fiscale in favore di quanti si impegnano quotidianamente”, aveva spiegato in audizione sulla manovra il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, “L’azione del governo intende rafforzare gli obiettivi già ambiziosi di riduzione del tax gap inclusi nel Pnrr, che prevedono di ridurre del 15% la propensione all’evasione dei contribuenti nel 2024, rispetto al valore di riferimento del 2019». Come farlo sarà la parte difficile. Al momento si è in attesa degli introiti dalla rottamazione quater. Poi ci si affiderà ai nuovi istituti, come l’allargamento dell’adempimento collaborativo. Sul quale il governo fa affidamento anche per poter continuare a finanziare dal 2025 il taglio delle aliquote Irpef e del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti fino a 35mila euro di reddito.

di Andrea Pira (Huffpost)

 

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