Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Meno fango e sprechi con lo stop all’abuso d’ufficio

Francesco Petrelli (Camere Penali) “Nove condanne a fronte di 5mila procedimenti, la norma è inefficiente.

Meno fango e sprechi con lo stop all’abuso d’ufficio

Ma quei procedimenti provocano disastrose gogne mediatiche”, dice il leader del penalisti all’indomani del sì della commissione Giustizia del Senato alla cancellazione del reato

Arriva il primo sì all’abrogazione dell’abuso di ufficio in Commissione Giustizia del Senato. Ne parliamo con il presidente dell’Unione Camere Penali, Francesco Petrelli.

Anche per lei, come per Nordio, si tratta di “un reato evanescente”?

Al di là delle singole definizioni, il fatto che si giunga a condanna in un esiguo numero di casi a fronte di un elevatissimo numero di procedimenti iscritti sta indubbiamente a significare che c’è nella norma un tratto di intrinseca inefficienza. 9 condanne a fronte di 5000 procedimenti aperti. Si tratta di una asimmetria difficilmente riscontrabile con riferimento ad altri reati, con il problema aggiuntivo che quei procedimenti, spesso politicamente e strumentalmente insufflati, provocano disastrose gogne mediatiche.

Le opposizioni parlano di vuoto di tutela per i cittadini. La Bongiorno assicura che verranno colmati. Che ne pensa?

Vi sono Paesi, come la Germania, certo non ai margini dell’Europa, il cui ordinamento non conosce il reato di abuso d’ufficio, cui suppliscono strumenti ordinari costituiti, ad esempio, da un efficiente sistema disciplinare nei confronti dei funzionari e degli amministratori infedeli e una giustizia amministrativa capace di neutralizzare tempestivamente gli atti illegittimi, ponendo la collettività comunque al riparo dagli effetti nocivi di simili condotte, senza ricorrere allo strumento penale. D’altronde, tutte le forme di abuso più gravi sono già previste e punite dal nostro ordinamento. Dovremmo smettere di pensare allo strumento penale come rimedio ad ogni problema. Si tratta di un commodus discessus anche per la politica per non razionalizzare l’apparato amministrativo dello Stato e i sui rimedi ordinari e per nascondere dietro il penale le proprie inefficienze.

Il dem Bazoli dice: si avrà effetto boomerang con indagini che contesteranno reati più gravi agli amministratori.
Si applica qui una bizzarra teoria che dà per scontato un uso interamente strumentale ed arbitrario del diritto penale. Se vi sono indizi di un reato più grave immagino che il PM proceda comunque a contestare quel reato e che si astenga dal farlo in caso contrario. Contrastare una riforma fisiologica al sistema con un argomento del tutto patologico come questo svela la debolezza degli argomenti.

Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci dem: “Nel Partito Democratico c’è stata una grande discussione sul tema: noi sindaci, pur rispettando la posizione dei parlamentari dem, che hanno votato contro il provvedimento, non possiamo che considerare quella di oggi come una vittoria”. Come giudica questa contraddizione interna ai dem?

Non entro nel merito di una contraddizione che ha natura interamente politica, ma sottolineo soltanto che i sindaci costituiscono un ampio significativo spettro degli effetti devastanti e paralizzanti che la norma ha sulle nostre amministrazioni locali e che occorrerebbe dare ascolto a chi si confronta quotidianamente con gli effetti distorsivi delle norme.

Il Professore Gatta: “si cancellano tremila condanne”.

Diciamo piuttosto che si cancellano migliaia di procedimenti inutili, destinati all’archiviazione o all’assoluzione. Si cancella uno spreco di risorse umane ed economiche ed anche un elevato numero di ingiuste offese alla reputazione. Il professor Gatta fa l’esempio dello studente bocciato per antipatia dal professore: vorrei davvero vederlo alle prese con un processo del genere, come si difenderebbe per negare un reato contestato in quel modo. Sono proprio simili esempi che danno la misura della pericolosità della fattispecie. D’altronde un grande giurista del passato ricordava come il diritto penale si dovrebbe occupare solo di fatti che possono essere oggetto prova. Dovremmo sempre tenere a mente questo monito …

Il pm Albamonte: “Governo forte con i deboli e debole con i forti. Inventano reati su questioni minori e poi minano il sistema penale”.

Abbiamo condiviso molte critiche al “pacchetto sicurezza”, ma la formula “deboli con i forti” qui è usata a sproposito. Un sistema penale è fondato su princìpi che devono essere saldi e coerenti e l’offensività e la tassatività e la determinatezza devono trovare in ogni caso applicazione, con riferimento ad ogni norma. Il numero di interventi riformatori che l’abuso d’ufficio ha subìto nel tempo da parte di governi di colore assai diverso, testimonia di una sua radicale incertezza. La sola “intenzionalità” del vantaggio o del danno, costituisce un elemento soggettivo che nel caso di atti dell’amministrazione diviene un oggetto di accertamento chimerico, impossibile da accertare secondo il metro dell’oltre ogni ragionevole dubbio. E piuttosto proprio tale insuperabile incertezza a “minare il sistema penale” …

Attenuato anche il traffico di influenze. Che ne pensa?

In assenza di una regolamentazione sull’attività lobbistica, diviene inevitabile ed urgente operare una maggiore tassativizzazione di un reato indubbiamente ambiguo nella sua originaria formulazione, suscettibile di pericolose interpretazioni “estensive” che finiscono con il colpire condotte innocue o del tutto neutre sotto il profilo della tutela penale. La definizione del concetto di “mediazione illecita” ed il riferimento ad atti contrari ai doveri d’ufficio” contenute nella nuova formulazione della norma operano senz’altro una maggiore delimitazione della fattispecie. D’altronde nel restringere la fattispecie in maniera più rigorosa, la norma non dimentica di incorrere in un vizio di moda, aumentando di converso le pene edittali minime.

L’Unità

 

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