La professione di architetto si tinge di rosa
L’Osservatorio del Cnappc ha pubblicato, nei giorni scorsi, il rapporto dal titolo “La professione di Architetto in Italia nel 2021”.
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Il rapporto offre un quadro completo e aggiornato dei dati sulla professione in Italia, a partire dalla formazione universitaria fino ai dati relativi a redditi e fatturati. Particolare attenzione è stata riservata nell’analisi dei dati riguardo la questione di genere nella professione.
Secondo lo studio “Gli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori – ha sottolineato Paolo Malara, responsabile Dipartimento Università, Tirocini ed Esami di Stato del CNAPP – sono i professionisti che comprendono e traducono le esigenze degli individui, dei gruppi sociali e delle autorità in materia di assetto dello spazio, di progettazione, organizzazione e realizzazione delle costruzioni, di conservazione e di valorizzazione del patrimonio architettonico e di tutela degli equilibri naturali. Compiti complessi e di grande responsabilità per realizzare i quali il sistema dell’Architettura, inteso come patrimonio di Formazione Ricerca e Professione, deve avere la capacità di rapportarsi a prospettive innovative future che guardano anche l’ambito internazionale. I temi del lavoro e della modalità con la quale si organizzano le varie competenze specialistiche di supporto al progetto d’architettura nella trasformazione dei luoghi, in proiezione futura, saranno essenziali per sviluppare una nostra presenza significativa in un mondo in veloce cambiamento”.
Il Cnappc pubblicando i dati ha spiegato che nei prossimi giorni sarà trasmesso ai Consigli degli Ordini un questionario da compilare a cura dei colleghi iscritti. L’obiettivo è quello di implementare un’indagine campionaria che raccolga informazioni di carattere quantitativo e qualitativo sull’attività svolta dai professionisti iscritti all’Albo, su formazione, formazione continua, condizione lavorativa, caratteristiche degli studi, reddito, composizione della clientela, settore di attività, ambito territoriale di attività, aspettative di mercato e utilizzo di strumenti innovativi.
Vediamo ora nel dettaglio alcuni dati del Rapporto 2021.
Nell’ambito della formazione universitaria nell’a.a. 2021-2022 sono stati 35 gli atenei che hanno istituito corsi ad accesso programmato nelle classi L-17 (Scienze dell’architettura) e LM-04 a ciclo unico (Laurea Magistrale in Architettura e Ingegneria Edile-Architettura), che si riducono a 24 se si escludono i corsi di laurea in ingegneria edile-architettura.
6.349 i posti disponibili per l’accesso ai corsi di laurea per aspiranti architetti nell’a.a. 2021-2022, circa il -6,7% rispetto i tre anni precedenti. Il rapporto mette in evidenza un dato importante: il numero di immatricolati, nell’ultimo decennio, segue un trend di progressiva diminuzione – in special modo alcune classi di laurea triennale – risultando inferiore al numero di posti disponibili.
Altro dato che emerge dall’analisi dei dati universitari è la preponderanza di studentesse tra gli immatricolati ai corsi di laurea in materie architettoniche (escludendo le classi L-07, L23 e L-32). La percentuale di ragazze tra gli immatricolati è cresciuta progressivamente negli ultimi dieci anni fino ad arrivare al 59,4%, un dato che conferma la ben nota tendenza ad un riequilibrio di genere all’interno della professione di architetto. Anche la quota di donne abilitate è cresciuta progressivamente nell’ultimo ventennio, arrivando a superare il 55% nella media degli ultimi cinque anni.
“Dopo il 201 – si legge nel rapporto – il calo dei laureati è stato progressivo e nel 2019 si sono registrati oltre mille laureati in meno, quasi esclusivamente concentrati nella classe LM-04 (architettura e ingegneria edile-architettura)”.
Un altro elemento di interesse che emerge dal report riguarda l’età media alla laurea che si attesta intorno a 27,4 anni. In termini di durata del percorso di studi, in media, gli anni necessari per la laurea triennale sono quasi 5, sono 3 per la magistrale biennale e quasi 8 per quella a ciclo unico. Emerge quindi una difficoltà nel completare il percorso di studi in regola.
La padronanza degli strumenti informatici è un elemento importantissimo nello sviluppo della professione. Nell’ambito del disegno e della progettazione assistita, il rapporto riporta che “il livello di conoscenza dei laureati di secondo livello in ambiti architettonici è nel complesso buono, cosa che non può dirsi per le conoscenze legate alla gestione di database, linguaggi di programmazione e strumenti per la realizzazione di siti e pagine web”. Per i laureati di primo livello la conoscenza di software di progettazione digitale appare meno diffusa, quasi assente per la classe L-32 (scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura).
E sul futuro? Gli architetti neo laureati si mostrano più predisposti all’idea di lavorare in forma autonoma, come indicato da quasi il 40% dei laureati nella classe LM-04, contro una media generale del 24%. Superiore alla media anche la quota di coloro che si indicano favorevoli all’attività in smart-working.
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