Il numero chiuso in medicina potrebbe restare.
Il test on line è stato annullato a gennaio dal Tar Lazio e sarà sostituito dal ritorno al concorsone in presenza degli anni precedenti. Lo ha deciso il Ministero dell’Università guidato da Anna Maria Bernini.
Niente superamento del numero chiuso, almeno quest’anno. Il test on line che l’anno scorso non ha evitato una pioggia di ricorsi degli studenti ed è stato annullato a gennaio dal Tar Lazio, sarà sostituito dal ritorno al concorsone in presenza degli anni precedenti. Lo ha deciso il Ministero dell’Università guidato da Anna Maria Bernini. Un decreto MUR in procinto abroga di fatto il TolC Test, “reo” di pesare in modo diverso ogni prova a seconda delle difficoltà delle domande creando discriminazioni tra i candidati. E fissa le date dei test di Medicina in presenza che si terranno il 28 maggio e il 30 luglio. I candidati all’immatricolazione, per il numero inconsueto di 19 mila posti in tutto, dovranno risolvere 60 quiz in 100 minuti anziché i 50 “tipici”. Non vedremo quindi l’ingresso indiscriminato di aspiranti medici ipotizzato, pur con molta prudenza, a inizio anno, con obbligo di superare subito quattro esami (selezione “alla francese”) e tagliola dopo i primi sei mesi; al contrario, rivedremo le selezioni in pubblico nelle sedi universitarie. Rispetto ad un anno fa, nella nuova prova ci sarebbe più spazio per biologia (23 quesiti), chimica (15 quesiti) e logica (5), meno per cultura generale (4), fisica (13) e matematica (13 quiz). Per ogni domanda ci sono cinque uscite, la risposta giusta vale 1,5 punti; una risposta omessa vale 0, ogni errore esplicito fa perdere 0,4 punti.
Per prepararsi il candidato potrà consultare una banca dati di 3500 domande messe a punto dal Consorzio Interuniversitario Cisia –lo stesso del TolC Test – e pubblicate su una piattaforma 20 giorni prima della prova, cioè dall’8 maggio e dal 10 luglio. E dopo dopo il concorsone estivo? Il ministero dell’Università dovrà scegliere innanzi tutto se mantenere una prova di ingresso o attivare l’accesso per tutti spostando la tagliola più avanti. Nel secondo caso, dovrà scegliere poi se iscrivere tutti gli aspiranti medici a Medicina con l’avvio di una selezione a valle degli esami di fisica, biologia, anatomia (quest’ultima sarebbe l’unica materia da seguire in presenza); o se smistare l’effettuazione delle prove base citate in un corso di laurea triennale nell’ambito di una professione sanitaria. La seconda idea pare più “gettonata” in Parlamento. Il disegno di legge 942 in Senato a prima firma di Roberto Marti, Lega, e il ddl 915 (Carmela Bucalo, FdI) suggeriscono entrambi di partire con il semestre di “lotta” – e di lezioni seguite presumibilmente a distanza – a Biotecnologie o Scienze Motorie.
È però possibile che la riforma scelga un approccio più morbido, senza aperture immediate od indiscriminate, e mantenendo un accesso programmato. Intervenendo da remoto al Forum Sanità di Forza Italia a Milano, il ministro Bernini ha sottolineato due concetti. Primo, posto che quest’anno è cresciuto di 4 mila nuove unità il numero degli ammessi al corso di Medicina, «il totem del numero chiuso è stato abbattuto. Stiamo dimostrando che si può aprire senza abbassare la qualità dell’offerta». Secondo, si deve «sì aprire ma in maniera sostenibile. Abbiamo identificato un fabbisogno di 30mila nuovi studenti da qui a sei anni. Non dobbiamo creare le condizioni perché il numero venga aperto in maniera indiscriminata (così da comportare) la riduzione della qualità dell’offerta formativa o costringere gli studenti ad auto selezionarsi». Resta infine aperta la questione degli studenti di quarta superiore che l’anno scorso si erano cimentati con il TolC test e avevano ottenuto – come era previsto dalla legge – un risultato utile per la graduatoria ma senza potersi immatricolare perché gli restava un anno di scuola. Per effetto della sentenze del Tar (863 del 17 gennaio scorso) e del Consiglio di Stato resa nota a San Valentino, a questi studenti è stato imposto di ripetere l’esame, ma a distanza. Il ministero sta monitorando la loro situazione, ed intenderebbe tutelare i diritti acquisiti con la prova del 2023, nel rispetto della sentenza e dell’azione del Consiglio di Stato.
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