Omicidio sul lavoro? È pleonastico
Per il segretario generale dell'Associazione nazionale forense, Giampaolo Di Marco, "basterebbe pensare a un'aggravante specifica". E il punto di partenza deve essere la prevenzione.
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“Un nuova fattispecie di reato non nasce dalla cronaca e non deve servire a placare il popolo che grida ‘giustizia’, ma nasce dalla consapevole necessità di una particolare esigenza punitiva dello Stato valutati molteplici fattori nei quali non rientra il battage mediatico su un accadimento, quand’anche sia di particolare importanza”. Così Giampaolo Di Marco, segretario generale dell’Associazione nazionale forense, commenta con la Dire la proposta di introdurre il reato di omicidio sul lavoro dopo l’incidente nel cantiere di Firenze, costato la vita a cinque operai.
“Il tema delle morti sul lavoro- ragiona Di Marco- è di tristissima e quotidiana attualità, sulla quale è necessaria un’approfondita riflessione sulla normativa di riferimento e sul metodo con la quale viene applicata e viene fatta rispettare ogni giorno nei luoghi di lavoro”. L’importanza “del rispetto delle persone, attraverso l’utilizzo dei presidi di sicurezza, non credo transiti attraverso la repressione, ma attraverso la prevenzione, ovvero cultura del lavoro sicuro e conoscenza delle regole che lo governano”. Del resto, fa notare infine Di Marco, “sarebbe sufficiente anche la previsione di un’aggravante specifica“.
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