Nel litigio tra Conte e Schlein vince il centrodestra.
Sondaggi, dall’Istituto Piepoli.
L’affondo giustizialista di Giuseppe Conte su Elly Schlein e il Pd, il derby per la leadership del centrosinistra. Il Tempo ha affrontato tutto questo, con Livio Gigliuto, Presidente Esecutivo dell’Istituto Piepoli.
Conte preme su Elly Schlein con la morsa della questione morale. Questo gli porterà qualcosa in termini di consenso?
«Dai dati che stiamo raccogliendo in questa fase possiamo dire che non ci guadagna nessuno. Un tempo, effettivamente, i guai giudiziari in cui incappava una parte politica portavano vantaggi a quella avversaria o concorrente. Oggi non è più così, e vale il brocardo latino ‘in dubiis abstine’, nel dubbio astieniti. Questo in senso letterale».
Domanda. Dunque cresce l’area del non voto?
Risposta. Il riflesso è quello, c’è il rischio che si rimpolpi il bacino dell’astensione. Però c’è un ragionamento, al di là di questo, che si può compiere nel dettaglio. Noi stiamo rilevando nell’analisi dei dati un livello piuttosto alto di fiducia nella magistratura. E c’è una componente di elettori che ha una quota ancora più alta rispetto agli altri: quelli del Movimento 5 Stelle.
- In sostanza, Conte facendo così rafforza il suo blocco elettorale?
R Sì, perchè prende i proverbiali “due piccioni con una fava”. Da un lato, esprime con forza la venatura giustizialista, che in una parte non secondaria del Movimento 5 Stelle è ancora presente. Dall’altro lato, manifesta ancora una volta la “diversità” rispetto ai partiti tradizionali».
- Parliamo invece del Pd. Schlein promise di disinnescare i capibastone. Non rischia di pagare per queste vicende giudiziarie che coinvolgono il livello locale del partito?
- Schlein ha basato il suo racconto degli ultimi mesi, che è forse la fase migliore sul piano del consenso personale, sulla costruzione dell’alleanza con il M5S. Quello che mette a rischio il suo consenso personale non sono tanto le vicende giudiziarie a livello locale, o la guerra tra correnti che riemerge, ma la poca solidità dell’alleanza con il M5S.
- È realistico che il M5S possa superare il Pd alle europee?
- Al momento nessun dato prefigura questa situazione, ma è comunque una dinamica da osservare con attenzione.
È possibile pensare che qualche elettore confinato nell’astensionismo possa votare il centrodestra?
«Alle amministrative sì, è possibile. La compattezza è la grande forza del centrodestra. La coalizione, infatti, è identica dal 1994. E gli elettori non vogliono votare gente litigiosa, tendono a premiare le coalizioni che si dimostrano più unite».
Un quadro molto negativo. È quello tracciato da Luigi Zanda, tra i fondatori del Partito democratico, sulla gestione di Elly Schlein dei dem: “Il Pd rischia di trasformarsi in un grande comitato elettorale, che si occupa per lo più di liste secondo un processo che Schlein non ha fermato, c’è un tema di selezione della classe dirigente, che non è stato affrontato. Non viene data la necessaria attenzione alla forma partito. Il punto è che – dice in un’intervista a La Stampa l’ex senatore – i comitati elettorali non vivono di idee, ma di raccolta fondi, così i controlli diventano difficili ed è inevitabile avere sorprese sgradite, come a Bari e Torino”.
“Giuseppe Conte può essere un alleato affidabile?”, la domanda posta a Zanda, che sull’ex premier ha un giudizio di totale chiusura: “Guardi, l’obiettivo di Conte è battere il Pd, è più forte di lui. Questo perché sogna di tornare a fare il presidente del Consiglio, cosa impossibile dopo il suo primo governo con la Lega. Le norme emanate con Salvini sono uno stigma, le successive piroette politiche gli rendono la strada verso Palazzo Chigi impraticabile. E non mi sentirei nemmeno di escludere un ritorno di fiamma con Matteo Salvini. Ha notato che da parte sua c’è una esibita volontà di non dire mai di essere di sinistra? Questo dovrebbe far riflettere. In passato – chiosa Zanda – si è definito orgogliosamente populista. In lui nulla è definitivo”.
Il Tempo
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