Serve un intervento straordinario sulla salute mentale
Anelli (Federazione degli Ordini) chiede più risorse e personale.
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A chiederlo, al Governo e a tutte le forze politiche, la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, per voce del suo Presidente Filippo Anelli, audito questa mattina in Senato, presso la Commissione Affari Sociali, su due Disegni di Legge sulla Tutela della Salute mentale.
“La salute mentale – ha affermato Anelli – deve essere una priorità nei programmi sanitari e politici ad ogni livello. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per la quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale. Bisogna quindi investire risorse finanziare nel settore della salute mentale, da destinare sul capitale umano, soprattutto per colmare la carenza sempre più evidente di personale di tutti i livelli”.
Il Personale – ha fatto presente il Presidente Fnomceo – è ormai allo stremo. Nel 2022 – secondo i dati estrapolati dal Conto annuale dello Stato – la consistenza numerica degli operatori impegnati nei servizi di salute mentale risulta pari a 40.285 unità di cui il 74,7% nei servizi pubblici. Complessivamente, a livello nazionale, i rapporti tra infermieri e medici e tra medici e psicologi risultano pari, rispettivamente, a 2,5 e a 2,0.
La dotazione complessiva del personale all’interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, nel 2022, risulta pari a 30.101 unità. Di queste il 17,2% è rappresentato da medici (psichiatri e con altra specializzazione), il 6,9% da psicologi; il personale infermieristico rappresenta la figura professionale maggiormente rappresentata (42,2%), seguita dagli OTA/OSS con l’11,6%, dagli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica pari all’ 8,6% e dagli assistenti sociali con il 4,1%. Il personale part time rappresenta il 6,0% del totale del personale dipendente e il 6,4% del totale del personale ha un rapporto di lavoro a convenzione con il DSM.
L’ammontare complessivo del personale che opera nelle strutture sanitarie convenzionate con il Dipartimento di Salute Mentale è pari a 10.184 unità; di queste il 7,1% è rappresentato da medici, il 5,8% da psicologi, il 29,4% dagli OTA/OSS, il 21,6% da infermieri, il 19,7% dagli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica e il 2,9% dagli assistenti sociali.
Di contro, dopo la pandemia, i servizi mentali sono sempre più richiesti.
Secondo il “Rapporto salute mentale. Analisi dei dati del Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM). Anno 2022”, pubblicato il 12 ottobre 2023, che riporta i dati disponibili più recenti relativi al 2022 gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2022 ammontano a 776.829 unità con tassi standardizzati che vanno da 84,8 per 10.000 abitanti adulti della Sardegna fino a 266,1 della P.A. di Bolzano (valore totale Italia 154,2). Gli utenti sono di sesso femminile nel 54,0% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (67,2%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni e al di sopra dei 75 mentre la più alta concentrazione si ha nelle classi 45-54 anni e 55-64 anni (46% circa in entrambi i sessi); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe > 75 anni (6,1% nei maschi e 9,5% nelle femmine).
Sempre più richiesti ma non ugualmente accessibili: “L’OMS – ha fatto presente Anelli – ha dichiarato che la diffusione del disagio psichico, nelle sue varie manifestazioni, è aumentata negli ultimi anni e ha colpito gran parte della popolazione. Il carovita però e la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie fanno sì che la maggior parte di chi avrebbe bisogno di iniziare una terapia rinuncia per mancanza di budget. I disturbi mentali – ha proseguito – rappresentano una delle maggiori sfide per il Servizio sanitario nazionale in termini di prevalenza, carico della malattia e disabilità, giacché colpiscono parte della popolazione ogni anno. In Italia, i problemi di salute mentale hanno una prevalenza di gran lunga maggiore tra i soggetti più svantaggiati. Il Servizio sanitario nazionale si trova quindi ad affrontare diverse criticità che riguardano sia il benessere mentale della popolazione, sia l’erogazione delle cure ai soggetti affetti da problemi di salute mentale. Queste sfide devono essere affrontate tramite interventi sistematici e coerenti. Il benessere e la salute mentale della popolazione – ha aggiunto – devono diventare temi centrali di politica sanitaria. L’attuazione di politiche mirate deve portare a migliorare il benessere mentale e ridurre l’esposizione ai fattori di rischio. In un’epoca contraddistinta da profonde disuguaglianze e dall’invecchiamento demografico, occorre concentrarsi su come mantenere e massimizzare il benessere in tutte le fasi della vita.
Occorre indirizzarsi verso la deistituzionalizzazione – ha proseguito ancora – e la creazione di servizi di salute mentale territoriali. Di fatto però, una larga fetta della popolazione che soffre di disturbi mentali non riceve alcun trattamento a causa di difficoltà di accesso ai servizi – il cosiddetto “gap di trattamento” – oppure lo riceve con molto ritardo. Molte persone con problemi di salute mentale scelgono di non cercare o mantenere un contatto con i servizi di salute mentale per timore di essere stigmatizzati e discriminati.
Le politiche per la salute mentale – ha chiosato Anelli – devono realizzare alcune riforme strutturali dei servizi al fine di garantire la qualità e l’erogazione di terapie sicure, efficaci e accettabili da parte di professionisti sanitari competenti. Occorrono quindi interventi sistematici e coerenti. Il Governo e il Parlamento devono porre in essere un Piano d’Azione per la Salute Mentale, proporre misure efficaci e integrate volte a migliorare la salute e il benessere mentale della popolazione. Occorre contrastare qualsiasi forma di discriminazione, pregiudizio o negligenza che impedisce alle persone con problemi di salute mentale di godere appieno dei loro diritti e di accedere equamente alle cure. Bisogna rispettare i diritti delle persone affette da problemi di salute mentale e offrire loro opportunità eque per il conseguimento della massima qualità della vita, contrastando lo stigma e la discriminazione. Dobbiamo istituire servizi accessibili, sicuri ed efficaci, in grado di rispondere alle aspettative e ai bisogni mentali, fisici e sociali delle persone con problemi di salute mentale e delle loro famiglie.
In conclusione – ha finito Anelli – ribadiamo anche in questa sede la necessità di rivedere e rafforzare le misure di sicurezza nei contesti dove gli operatori della salute mentale lavorano. La drammatica vicenda dell’omicidio di Barbara Capovani, psichiatra a Pisa – come già l’uccisione di Paola Labriola a Bari – ci porta a chiedere alle istituzioni pubbliche di impegnarsi sempre di più al fine garantire un ambiente di lavoro sicuro, affinché i professionisti possano continuare a svolgere il loro compito senza mettere a repentaglio la propria incolumità. Il problema della sicurezza degli operatori deve essere una priorità. Sono centinaia le segnalazioni di fatti violenti ogni giorno, ma migliaia sono quelli non denunciati per palese impossibilità di intervento e di risposta anche da parte degli organi addetti quali magistratura, polizia e carabinieri. Questo crea un contesto invivibile nonostante il personale in servizio, da anni sottovalutato, stia dando il massimo possibile. L’enorme aumento degli invii ai Servizi Psichiatrici degli autori di reato sta spostando i problemi irrisolti delle carceri alle strutture che hanno sostituito gli OPG, le cosiddette REMS, ed alle altre strutture del Dipartimento di Salute Mentale sia all’interno delle strutture, sia nelle fasi di gestione dei pazienti in crisi acute all’interno del pronto soccorso, sia in tutte le strutture su cui convergono gli autori di reato con disturbo mentale grave che vedono oggi nella REMS l’unico riferimento normativo, peraltro già ampiamente sature da anni in assenza di una politica di adeguamento delle carceri per i soggetti, pur portatori di disturbo mentale, che lì devono e possono stare con Servizi interni funzionali e diversificati per esigenze cliniche e di controllo sociale.
Questa Federazione – ha aggiunto – ritiene che occorra procedere verso una nuova organizzazione dei servizi di salute mentale, che quasi tutte le società scientifiche e gli operatori della psichiatria auspicano, oltre alla necessità di rivedere e potenziare gli strumenti di welfare, soprattutto a favore delle fasce più deboli della popolazione, nonché il sostegno alle famiglie. In particolare, alla tradizionale rete dei servizi (Centri di Salute Mentale, Centri Diurni, Day Hospital, SPDC, Strutture Residenziali) debbono affiancarsi strutture ancora più specialistiche dedicate a utenti definiti per bisogni specifici (es. esordi psicotici, disturbi di personalità gravi, autori di reato, autismo, disturbi del comportamento alimentare). Altrettanto vale per la diversificazione di ruolo delle strutture ospedaliere (es: con previsione realistiche di posti letto per le acuzie e post-acuzie) e l’assistenza residenziale, con una effettiva diversificazione delle strutture da accreditare in riferimento all’intensità, alle tipologie di cura erogate e alle patologie trattate.
L’Italia necessita – ha ribadito – di un nuovo Piano d’Azione sulla Salute Mentale, che tracci le nuove linee di indirizzo dei Servizi di Salute Mentale in un’ottica d’integrazione dei saperi e delle azioni. Auspichiamo che il Nuovo Tavolo Tecnico della Salute Mentale, istituito dal Ministro della salute con decreto del 27 aprile 2023, affronti il problema con un progetto complessivo, che preveda il miglioramento della qualità dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione a favore delle persone con disagio psichico, in tutte le fasce di età, e i loro familiari, attraverso una verifica della loro appropriatezza e congruenza”.
Ufficio Stampa Fnomceo
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