Destra e sinistra non esistono. Ritratto di una politica non-binary
La leader dei neonazisti di Afd è sposata con una donna e ha figli. Wilders sui diritti civili è a sinistra di Fratoianni. In economia Meloni sembra talvolta di Potere al popolo. Il libertario Milei sull’aborto è oscurantista. Spiegazioni biologiche e mercantili.
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Siamo tutti fluidi. Con buona pace di Eugenia Roccella, di Matteo Salvini e del generale Vannacci, l’idea che il “maschio è maschio e la femmina è femmina” fu distrutta più di centoventi anni fa da Sigmund Freud (e anche per questo i nazisti arsero i suoi libri e avrebbero gasato anche lui, se non fosse scappato nel Regno Unito), ma, già da prima, dalla cultura classica greca e romana. L’indovino Tiresia, secondo il mito raccontato da Esiodo, fu uomo e poi fu donna e poi ancora uomo: e le Metamorfosi di Ovidio sono già un manifesto del gender, qualsiasi cosa ciò voglia dire. Se possiamo davvero scegliere che genere essere (o meglio, è il nostro inconscio a farlo), se siamo tutto fluidi, lo siamo anche nelle nostre identità politiche. Certo, dirlo in Italia, il paese che ha inventato parola e prassi del “trasformismo”, la nazione del “tengo famiglia”, del “ci conosciamo tutti”, del “Franza o Spagna purché se magna”, del “chi cazzo te lo fa fa’?” e del “quanno se magna?”, potrebbe essere un’ovvietà. Ma, allorché Giorgia Meloni si afferma come di destra DOP e urla “mai con la sinistra”, e quando Elly Schlein fa lo stesso, a parti invertite, con il lemma “sinistra”, che cosa vogliono dire esattamente utilizzando questi due segnali stradali?
Alice Weider, una dei leader dei neonazisti (senza virgolette) dell’Afd, di estrema destra più estrema di Meloni, è sposata con una donna, hanno dei figli e forse è favorevole pure alla gestazione per altri. È davvero più di destra di Meloni, che l’ha invece trasformata in “reato universale” con una legge dello Stato? E, come ha ricordato Mattia Feltri, Geert Wilders è a favore dei matrimoni paritari e dell’eutanasia, ed è, su questo, sulle posizioni di Nicola Fratoianni. Anche sul piano economico, ogni volta che Meloni parla, tra denunce delle “multinazionali” e altre facezie, sembra di ascoltare un’esponente di Potere al Popolo. Per non parlare del tragicamente presidente argentino, Xavier Milei, convinto di essere “libertario”, per il quale però le donne che abortiscono sono peggio dei nazisti gasatori di ebrei: quindi, è molto più a destra dei nostalgici del franchismo di “Vox”, che le donne abortenti non le vogliono neppure incarcerare, ma solo multare (bontà loro).
Certo, quando si parla di destra e sinistra il punto di riferimento non è tanto Norberto Bobbio quanto Giorgio Gaber, che aveva già detto, o meglio cantato, tutto. Ma rispetto ai tempi di quel pezzo ormai classico, cioè quasi trent’anni fa, le neuroscienze hanno corso, e i risultati delle loro ricerche ci permettono di comprendere sfere nuove dell’agire politico, che le tradizionali discipline, come la storia, la scienza politica e la sociologia, hanno tenuto in ombra. In particolare, le neuroscienze ci spiegano che, allorché riceviamo determinati impulsi dalla corteggia cingolata posteriore (CCP) del nostro cervello, prevalgono in noi atteggiamenti di empatia, e siamo più propensi ai valori della sinistra, mentre quando prevalgono i segnali dalla corteccia prefrontale dorsolaterale (CPD) tendiamo ad essere scettici e intimoriti, e quindi a farci più sensibili ai messaggi della “destra”. Che trionfano proprio quando viene investita l’amigdala, che invia gli impulsi di paura: benché, secondo i neuroscienziati, essi caratterizzino l’estremismo, comune a destra e sinistra.
Insomma, se cammino nei pressi della Stazione Termini a Roma o di quella Centrale a Milano dopo le 22, domina la mia CPD e in quel momento mi vengono pensieri di “destra”, mentre se vedo un bimbo migrante in mare, prevalgono i segnali dalla CCP, e ho pensieri di “sinistra”. Sto molto schematizzando, ma il nucleo del discorso è che, poiché possediamo tutti lo stesso organo celebrale, ognuno di noi è fluido, e ognuno di noi è quotidianamente bersagliato da messaggi del nostro cervello che ci fanno essere di destra e di sinistra contemporaneamente. Per mettere ordine a questo caos, l’umanità ha inconsciamente prodotto prima le religioni, soprattutto monoteistiche, poi le ideologie politiche, che ne hanno imitato e ne imitano forme e linguaggi. E che ci hanno voluto far credere che le identità, siano esse religiose e politiche, fossero delle entità ontologicamente definite – per usare il linguaggio filosofico – mentre non sono che impulsi del nostro cervello. Così come ai tempi delle religioni vi erano i sacerdoti, così in quelli delle ideologie vi sono i politici e gli intellettuali, che hanno lasciato credere a sterminate masse umane la verità della loro ideologia.
Oggi, ai tempi della post-politica, nella tarda modernità, le ideologie esistono ancora ma sono essenzialmente spot pubblicitari, e il politico appare ormai nelle nude vesti di un venditore (lo era anche Adolf Hitler, ma si camuffava meglio). Così come il pizzicagnolo deve convincere la propria clientela che la sua porchetta è la migliore e la più economica, così il politico deve proporre ai suoi elettori la merce che loro più gradiscono. Ecco perché Meloni non può vendere l’abrogazione dell’interruzione di gravidanza legale, come invece i suoi compagni “conservatori” spagnoli e polacchi, perché persino una parte dei suoi clienti sceglierebbe un’altra pizzicagnola. E ciò valga ancor più per il redditometro. Così come il Pd non ha mai potuto vendere ai suoi il matrimonio paritario e l’eutanasia, che in altri paesi sono stati introdotte, l’uno o l’altra, da conservatori: ed ecco perché, in confronto a Wilders e a Weidel, su questi dossier, Schlein sembra Giulia Colbert di Barolo “la Vandeana”. Certo, poi esisterebbero i leader che, ogni tanto, ma ormai rarissimamente, osano sfidare la propria clientela, e intervenire, con la loro forza, per stimolare i cervelli dei loro elettori con segnali nuovi, e per convincerli. Quando e se qualcuno ne avvisterà uno, faccia un fischio.
Di Marco Gervasoni per Huffpost
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