Al diavolo il campo largo e la ridotta antifascista.
Nella Cremona dell'irriducibile Toninelli per M5s destra e sinistra pari sono.
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Ultimo giorno per decidere gli apparentamenti. Solo poche ore per ricompattare l’opposizione in vista del secondo round delle elezioni amministrative andate in scena l’8 e il 9 giugno scorso. Tra una settimana si va al ballottaggio in circa 100 città. A Firenze tra Pd e M5s l’accordo c’è. Altrove, invece, la strada appare un po’ più in salita. A Cremona, per dire, i pentastellati hanno optato per un amarcord della retorica grillina: né con la destra né con la sinistra.
È la sostanza del verdetto partorito dai vertici locali dopo una settimana di consultazioni con i due candidati rimasti in gioco: Alessandro Portoghesi, sostenuto dal centrodestra, e Andrea Virgilio, appoggiato da Pd e Avs. “Le posizioni degli schieramenti restano distanti e le aperture di entrambi i candidati non offrono sufficienti garanzie”, ha fatto sapere in una nota la candidata – terza classificata – Paola Tacchini, il cui 5,3 per cento ottenuto una settimana fa potrebbe essere decisivo in un possibile testa a testa. La riflessione politica, però, è sull’ostinazione di un pezzo pentastellato nel ripudiare non tanto le alleanze in generale, quanto l’equiparazione della destra e la sinistra che con il nuovo corso contiano – dichiaratamente progressista – pareva definitivamente archiviata.
Così evidentemente non è. E non è un caso che Cremona sia proprio la città di un irriducibile del grillismo vecchio stile: Danilo Toninelli, messo in panchina dall’automatismo della regola dei due mandati. L’ex ministro, ora avviato verso la carriera da tiktoker a 5 stelle, preferisce non commentare: “Assolutamente, non faccio interviste”. Eppure giusto una settimana fa ha deciso di uscire allo scoperto per criticare nientemeno che il presidente del suo partito, il colpevole – ha lasciato intendere – della batosta elettorale arrivata con un 9,99% a dir poco deludente. “Conte è un tecnico – ha commentato Toninelli ai microfoni di Radio Cusano -. Bisogna avere il coraggio di dire che è una brava persona, ma i tecnici non hanno capacità di emozionare”. Il problema, secondo Toninelli, è che manca Beppe Grillo: “Lui faceva sognare”, ha detto prima di lasciarsi andare in un nostalgico ricordo dei vecchi tempi, quando “dicevamo concretamente non siamo né di destra né di sinistra” e “univamo le persone al di là delle ideologie politiche”.
Ecco spiegato il modello-Cremona. Toninelli non è neanche l’unico ad auspicare un ritorno al passato guidato da Grillo. Il garante, peraltro, nei giorni scorsi è sceso a Roma per incontrare gli attuali vertici pentastellati – Conte in primis – e perfino gli esponenti emarginati dal nuovo corso. Personalità come Virginia Raggi (sempre più vicina a Alessandro Di Battista) e Alessio Villarosa, ex sottosegretario espulso nel 2021. Ma Conte ha ormai imboccato una strada diversa rispetto a quella auspicata dalle vecchie glorie. Un percorso che potrebbe rafforzarsi alla luce della batosta europea e grazie alla fine della campagna elettorale svoltasi in ottica proporzionale. A Firenze, ad esempio, la linea sulle alleanze pare più flessibile rispetto a quella scelta a Cremona: “Il campo giusto non si può costruire che con i democratici e al ballottaggio sosterremo convintamente la candidatura di Sara Funaro”, ha fatto sapere Lorenzo Masi, candidato 5s al primo turno. Sul piano nazionale, invece, martedì le opposizioni si ritroveranno a piazza Santi Apostoli per la manifestazione contro il governo, nata su spinta della scazzottata di martedì scorso alla Camera. Ci saranno Elly Schlein, Riccardo Magi, Bonelli, Fratoianni e anche Giuseppe Conte. “Non possiamo restare indifferenti di fronte a questi tentativi di compromettere i principi democratici dell’Italia”, hanno scritto i pentastellati nella chiamata alla armi. Una scelta di campo poco recepita su alcuni territori. Sicuramente non a Cremona.
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