Addio abuso d’ufficio, vince Nordio.
Le opposizioni contro il ministro: torna il peculato per distrazione, ma colpirà solo i sindaci. Il ministero smentisce: «Sono cose completamente diverse...».
Abuso d’ufficio cancellato e traffico di influenze depotenziato. Con 170 sì e 77 no, la Camera ha approvato in via definitiva l’articolo 1 del ddl Nordio, la norma che abolisce l’articolo 323 del codice penale e riduce l’ambito di applicazione del 346 bis, dopo l’ok del Senato. Il voto sul ddl terminerà martedì pomeriggio.
Nel frattempo, però, il governo porta a casa come risultato una delle promesse elettorali più trasversali, capace di mettere d’accordo sindaci di destra e sindaci di sinistra. Prima del voto, le opposizioni avevano tentato di rimandare in Commissione l’articolo 1, su richiesta del deputato dem Federico Gianassi, secondo cui «l’abrogazione dell’abuso d’ufficio lascerebbe sacche di impunità nel nostro Paese, perché renderebbe non più penalmente rilevante l’abuso di potere del pubblico funzionario per procurare un vantaggio ingiusto a sé o ad altri o per discriminare un cittadino».
Osservazioni alle quali il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva sempre risposto «dicendo che il nostro sistema dei reati contro la pubblica amministrazione ha un armamentario enorme, inscalfibile, e che non c’era bisogno di alcuna modificazione». Ma nel dl Carceri, afferma il deputato, sarebbe stato previsto «in fretta e furia» un nuovo reato «che almeno riduce la portata di quell’abrogazione». Da qui una richiesta urgente di informativa al ministro, respinta assieme a quella che chiedeva il ritorno in Commissione.
A suscitare perplessità anche in chi – come il deputato di Azione Enrico Costa – è favorevole alla cancellazione dell’abuso d’ufficio è l’articolo sulla “indebita destinazione di denaro o di cose mobili”, considerato dalle opposizioni un modo per aggirare il rischio di incorrere in procedure di infrazione e salvare il “peculato per distrazione”. La fattispecie, inserita all’articolo 314-bis del codice, prevede che “il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, li destina a un uso diverso da quello previsto da specifiche disposizioni di legge o da atti aventi forza di legge dai quali non residuano margini di discrezionalità e intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”.
«Forse – ha commentato il dem Andrea Orlando – ci potrebbe aiutare il ministro a capire perché è stato introdotto questo nuovo reato. Per dare un segnale all’opinione pubblica, per compensare il fatto che cancellate l’abuso d’ufficio? Perché qualcuno in Europa vi ha fatto notare che così è troppo debole il contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione? O perché, semplicemente, non vi eravate accorti di un vuoto rispetto a ciò che ha detto, in più occasioni, il ministro nel corso di questi mesi. Cosa è successo questa settimana che vi ha fatto decidere di intervenire e utilizzare la decretazione d’urgenza? Ecco, questa è la domanda alla quale non ha risposto praticamente nessuno. Noi avremo un ordinamento nel quale non c’è tutela penale contro l’abuso di potere, ma c’è contro i rave».
Accuse rispedite al mittente da Nordio, secondo cui «il peculato per distrazione è un’ipotesi completamente diversa» rispetto all’abuso di ufficio, ha detto parlando con i cronisti in Transatlantico. «È diverso il bene protetto – ha aggiunto -. Qui si parla di distrazione, il che significa veicolare le risorse che hai a disposizione verso una destinazione che non è quella fisiologica. Quindi, non ha niente a che vedere con l’abuso di atti di ufficio che prescindeva dalla distrazione. Il bene protetto e la struttura del reato sono completamente diversi dall’abuso d’ufficio. Quando abbiamo presentato l’anno scorso il disegno di legge, avevamo già detto che avremmo provveduto in altra sede a colmare eventuali mancanze di coordinamento con altre norme penali, ma ripeto, questo non ha niente a che vedere con l’abuso di ufficio».
Un concetto ribadito in aula anche dal viceministro Francesco Paolo Sisto: «Si tratta di una fattispecie che non ha nulla a che vedere con quelle che sono in discussione in questo provvedimento», ha sottolineato, così come fatto dalla relatrice di FdI Carolina Varchi.
Ma le “rassicurazioni” non hanno convinto le opposizioni: il peculato per distrazione, ha commentato Devis Dori di Avs, è «una sorta di abuso d’ufficio soft. Evidentemente, presumo vi sia stato anche un intervento da parte del Presidente Mattarella, chiedendo al ministro Nordio di colmare quel vuoto normativo, che ci avrebbe posto in una posizione completamente diversa rispetto a tutti gli altri Paesi dell’Unione europea». Anche perché la questione, ha aggiunto Orlando, è che il nuovo reato «rimette una spada di Damocle sulla testa degli amministratori, ma non la rimette sulle altre categorie interessate dalla fattispecie dell’abuso d’ufficio: i magistrati, le Forze di polizia, i medici e i professori universitari. Se queste erano le categorie che volevate tutelare, ce lo potevate dire tranquillamente. Mi chiedo se il gioco valeva la candela: abolire la tutela penale rispetto all’abuso di potere per creare una zona franca di categorie che, non avendo spesso i loro comportamenti illegittimi contenuto patrimoniale, non avranno nessun tipo di deterrenza e nessun tipo di controllo».
Critico l’ex procuratore antimafia e deputato M5S Federico Cafiero de Raho. «Nella mia lunga esperienza di magistrato ho verificato come sia falsa la retorica della necessità di abolire il reato di abuso d’ufficio per superare la paura della firma. Al contrario, ho visto come i sindaci desiderino l’esistenza di una norma che sanzioni la violazione della buona amministrazione e dell’imparzialità». Inoltre, verrebbe a mancare «un presidio per la difesa dei cittadini. State legittimando l’esercizio del potere senza il rispetto delle regole».
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