L'Europa boccia il premierato di Meloni
Presentato a Bruxelles il report 2024 sullo stato di diritto: maglia nera all’Ungheria. Per l’Italia non va tanto meglio: critiche sulle riforme costituzionali, sulle interferenze politiche in Rai, sugli attacchi ai giornalisti, sui mancati interventi per disciplinare i finanziamenti alla politica e sugli attacchi alle ong.
L’Italia non ha compiuto alcun progresso per regolamentare “le donazioni ai partiti”, per introdurre “garanzie per il regime della diffamazione e la tutela del segreto professionale dei giornalisti”, per “istituire un’istituzione nazionale per i diritti umani tenendo conto dei Principi di Parigi delle Nazioni Unite”. Il premierato di Meloni minaccia “instabilità” istituzionale. La riduzione del canone Rai minaccia la capacità della tv pubblica di operare in modo indipendente. Preoccupano le minacce e gli attacchi ai giornalisti. E poi in Italia c’è un problema di “spazio civico”, definito “ristretto” perché spesso le organizzazioni umanitarie finiscono sotto attacco fisico e verbale. È la pagella dell’Ue per l’Italia sullo stato di diritto. Ça va sans dire, l’Ungheria è ancora maglia nera in questa edizione 2024 del rapporto, che doveva essere presentata il 3 luglio a Bruxelles ma è stata rimandata perché Ursula von der Leyen non voleva rischiare tensioni nei rapporti con gli Stati membri prima del voto di Strasburgo che l’ha rieletta presidente della Commissione europea. Budapest preoccupa ancora per “l’influenza politica” sulla magistratura, “le campagne diffamatorie contro i giudici da parte dei media”, le minacce al pluralismo dei media.
Ogni anno il report sullo stato di diritto della Commissione Europea scatta una fotografia del trattamento dei valori fondamentali dell’Ue in ogni Stato membro. Il giudizio di Bruxelles si basa sui dibattiti politici nazionali e dunque sulle obiezioni sollevate dall’opposizione, dalle associazioni di categoria, dalle organizzazioni interessate a un determinato argomento o riforma. Nel caso del premierato, per esempio, vengono riportate le riflessioni dei costituzionalisti italiani.
Premierato: Ue preoccupata perché perderebbe i ‘cari’ governi tecnici
Il Governo – scrive la Commissione – ha presentato al Parlamento un progetto di riforma costituzionale, con l’obiettivo di garantire maggiore stabilità di governo”, “alcuni portatori di interessi hanno espresso preoccupazione per le modifiche proposte all’attuale sistema di pesi e contrappesi istituzionali, nonché dubbi sulla possibilità che ciò possa apportare maggiore stabilità”. Di fatto, a Bruxelles c’è preoccupazione perché la riforma toglie al Capo dello Stato la possibilità di nominare governi tecnici, come è successo con Mario Monti nel 2011 o Mario Draghi nel 2021, per citare i casi più recenti, entrambi accolti in Europa con respiro di sollievo perché rassicuranti sui conti pubblici e l’alto debito italiano. “Con questa riforma – nota la Commissione – non sarebbe più possibile per il Presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare Primo Ministro una persona esterna al Parlamento”.
Interferenza politica in Rai
Roma è nel mirino anche per altri motivi, soprattutto l’indipendenza dei media. Il report della Commissione registra la situazione in Rai e dei giornalisti italiani in generale. “Come menzionato nel Rapporto 2023 sullo Stato di diritto, l’efficacia del sistema di governance nel garantire la piena indipendenza della Rai rappresenta una fonte di preoccupazione di lunga data in Italia”, scrive Bruxelles riportando la richiesta delle associazioni di categoria su “una riforma globale per garantire che la Rai sia meglio protetta dai rischi di interferenza politica” e le “dimissioni di diversi giornalisti e conduttori” dopo le nomine decise dal governo Meloni. Preoccupa poi “la decisione del Governo di ridurre il canone Rai e di compensare tale riduzione con l’erogazione di un ulteriore finanziamento diretto di 430 milioni di euro”. “I soggetti interessati – riporta la commissione – hanno ritenuto che la riduzione del canone potrebbe incidere sulla autonomia e sostenibilità finanziaria riducendo le risorse disponibili che la Rai può raccogliere autonomamente e che sono necessarie per operare e adempiere alla sua missione di servizio pubblico”.
“Ciò che chiediamo è garantire che siano in atto regole e meccanismi per fornire finanziamenti e indipendenza ai media” pubblici, dice il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, nella conferenza stampa di presentazione del rapporto sullo Stato di diritto. “Ho avuto molte discussioni con il ministro degli Affari europei e siamo aperti ad avviare un dialogo politico – aggiunge – Ho visto annunci in altri Stati membri riguardo ad alcune possibili riforme nel settore dei media, quindi dovremo lavorarci. Ma ovviamente dovremo monitorare anche il recepimento del Media freedom act, perchè si tratta di un nuovo testo in vigore da maggio di quest’anno, ma con un margine per il recepimento fino all’agosto del prossimo anno. Quindi ci sono molte discussioni a riguardo. E, naturalmente, sull’evoluzione del settore dei media siamo molto aperti ad avviare un vero dialogo politico ai massimi livelli con i membri del governo nei diversi Stati membri, ma certamente con l’Italia, perchè ho avuto contatti con il ministro degli Affari europei a riguardo”.
Attacchi ai giornalisti
“Nonostante siano in vigore norme specifiche incentrate sulla protezione dei giornalisti in caso di minacce contro di loro, i giornalisti continuano ad affrontare diverse sfide nell’esercizio della loro professione”, scrive la Commissione. “Sono stati segnalati casi di aggressioni fisiche, minacce di morte e altre forme di intimidazione, che continuano a sollevare preoccupazioni sulla sicurezza dei giornalisti in Italia. Dal Rapporto 2023 sullo Stato di diritto, sette segnalazioni riguardanti l’Italia sono state registrate dalla Piattaforma del Consiglio d’Europa per promuovere la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti, quattro delle quali relative a casi di attacchi fisici contro giornalisti e tre relative a casi di molestie e molestie. intimidazioni nei confronti di giornalisti, mentre la piattaforma Mapping Media Freedom ha segnalato 75 incidenti nei primi sei mesi del 2024, di cui 47 relativi a diverse forme di attacco contro giornalisti e 13 relativi a casi di incidenti giudiziari che hanno coinvolto giornalisti”.
Diffamazione, nessun passo in avanti per tutelare la libertà di stampa
L’Italia non ha “compiuto ulteriori progressi sulla riforma del regime della diffamazione”. Il Rapporto 2023 sullo Stato di diritto raccomanda all’Italia di “continuare il processo legislativo volto a riformare e introdurre garanzie per il regime sulla diffamazione, la tutela del segreto professionale e le fonti giornalistiche, tenendo conto delle norme europee sulla protezione dei giornalisti”. Il report nota che “è stata presentata al Senato della Repubblica una proposta legislativa di riforma del regime della diffamazione a mezzo stampa”, ma “da allora non si sono registrati ulteriori progressi e tale proposta legislativa è ancora all’esame del Senato”. Il testo “abolisce la pena della reclusione per diffamazione a mezzo stampa, in linea con la giurisprudenza della Corte Costituzionale, e estende la tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche ai giornalisti non professionisti”. Ma prevede “sanzioni penali e disciplinari, come l’introduzione di un obbligo di rettifica automatica”, che di “innescare un effetto dissuasivo la libertà dei media e la libertà di espressione”, conclude Bruxelles riportando le critiche delle associazioni della stampa.
Giustizia: senza l’abuso d’ufficio, anti-corruzione più debole
“In Italia, una nuova legge che abroga il reato di abuso d’ufficio e limita la portata del reato di traffico di influenza potrebbe avere implicazioni per l’individuazione e l’indagine di frodi e corruzione”, scrive la Commissione.
Roma inadempiente sulla trasparenza del finanziamento ai partiti e delle lobby
L’Italia non ha fatto passa in avanti “sul fronte del finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali poiché i progetti di legge sono ancora in discussione”. L’anno scorso Bruxelles aveva raccomandato “di affrontare in modo efficace e rapido la pratica di canalizzare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e di introdurre un registro elettronico unico per le informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne elettorali”. L’attuale pratica delle donazioni da parte di privati infatti “potrebbe ostacolare la responsabilità pubblica e potrebbe addirittura far sì che i donatori privati esercitino un’influenza sproporzionata sull’agenda politica a seconda dell’entità dei loro contributi”. Ma Roma non ha ancora risposto al rilievo di Bruxelles. “Vari progetti di legge presentati in entrambi i rami del Parlamento nel corso degli anni per affrontare questa annosa questione non sono stati adottati”, scrive l’Ue che si aspetta l’istituzione di “un registro centralizzato, unico e leggibile per contribuire a garantire che le informazioni sui partiti politici e sul finanziamento delle campagne elettorali siano rese disponibili in modo coerente, comprensibile e tempestivo”.
In Italia e Slovacchia “manca ancora una regolamentazione specifica sul lobbismo, mentre la legislazione esistente potrebbe essere migliorata in Austria, Polonia, Ungheria e nei Paesi Bassi”, segnala la Commissione.
L’Italia non ha ancora creato un’istituzione nazionale per i diritti umani
L’Italia “non ha compiuto ulteriori progressi nella creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani – si legge nel report – Il Rapporto 2023 sullo Stato di diritto raccomanda all’Italia di ‘continuare gli sforzi per istituire un’istituzione nazionale per i diritti umani che tenga conto dei Principi di Parigi delle Nazioni Unite’”. Sulla questione, in Parlamento sono stati “presentati quattro progetti di legge”, ma “non sono ancora state intraprese ulteriori azioni concrete per istituire nella pratica un’istituzione nazionale per i diritti umani”.
Preoccupano gli attacchi alle ong
In Italia “permangono sfide per quanto riguarda lo spazio civico, anche alla luce delle segnalazioni di attacchi verbali contro organizzazioni coinvolte in attività umanitarie e di violenze contro i manifestanti. Lo spazio civico continua a essere valutato come ‘ristretto’. Gli stakeholder hanno segnalato attacchi verbali da parte di alcuni media e politici contro organizzazioni, soprattutto quelle che svolgono attività umanitarie281, ed episodi di violenza contro i manifestanti da parte della polizia”. Nel luglio 2023 è stato lanciato l’Hub Nazionale per la Partecipazione Pubblica, nota la Commissione, una piattaforma volta a “promuovere e raccogliere politiche di partecipazione pubblica e condividere pratiche, percorsi e strumenti rilevanti a livello nazionale e internazionale”. L’Hub è pilotato da cinque amministrazioni pubbliche e quattro organizzazioni della società civile”, ma “le parti interessate hanno sottolineato che l’hub non è ancora pienamente operativo”.
Italia ancora nel mirino per l’abuso dei decreti
Ma in questo caso, Roma è in buona compagnia: “In Francia, Estonia e Italia sono state sollevate preoccupazioni circa il ricorso considerevole a procedure legislative accelerate o a decreti d’urgenza”, scrive la Commissione, ribadendo una critica da sempre presente nel report sullo stato di diritto sull’Italia. La decretazione d’urgenza è pratica di tutti i governi italiani.
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