Con il sistema elettorale proporzionale c’era meno evasione fiscale.
Singolare opinione di Ruffini, Direttore dell’Agenzia delle entrate.
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All’indomani della notizia di un incremento delle entrate tributarie, che non è stato tuttavia chiarito se dovuto ad accertamenti od a riscossioni, che solo nel secondo caso va festeggiato in quanto i primi sono inevitabilmente soggetti a impugnativa davanti ai giudici tributari, Ernesto Maria Ruffini, Direttore dell’Agenzia delle entrate, si prende la scena a Rimini, al “Meeting per l’amicizia fra i popoli”, durante un panel da titolo “qual è il volto buono della pubblica amministrazione?”, con una affermazione a dir poco singolare: “con il proporzionale c’era meno evasione fiscale”.
Che “c’azzecca” il pagamento delle imposte con la legge elettorale, si sono chiesti un po’ tutti anche dopo una poco convincente spiegazione: “l’astensionismo era minore, ma era minore anche l’evasione. Come se il sentirsi rappresentati spingesse di più a votare ma anche a contribuire per la collettività, ma è un dato tutto da dimostrare”. Ed ha ammesso: “pagare le tasse non è piacevole per nessuno, ma farle pagare è altrettanto spiacevole…”.
Più interessanti i riferimenti al ruolo dell’Amministrazione pubblica che, per Ruffini, “dovrebbe essere il miglior alleato di qualunque governo o Parlamento. Perché deve attuare scelte destinate a cambiare le nostre vite. La pubblica amministrazione deve fare in modo che le scelte si traducano in azioni per i cittadini. Possiamo scrivere in Gazzetta che un certo rimborso deve arrivare in quella data ma non succede se poi non c’è l’amministrazione che ci pensa. Si tratta di una sorta di passo a due tra istituzione e amministrazione per realizzare la coreografia dei servizi, dei diritti. Non si può se non c’è la scuola, la protezione civile, i vigili del fuoco. È un modo per realizzare il processo democratico che altrimenti è interrotto”.
L’analisi è certamente corretta. La P.A. è lo strumento con il quale le politiche pubbliche vengono realizzate nei termini dell’indirizzo politico presentato all’elettorato e da questo approvato con il voto. Un’Amministrazione che opera con le leggi e le procedure stabilite dalla politica, con gli uomini (e le donne) selezionati e formati in relazione alle professionalità necessarie all’esercizio delle specifiche funzioni.
Ruffini ha spiegato che “l’amministrazione finanziaria è la più importante infrastruttura pubblica del Paese perché garantisce risorse a tutte le infrastrutture del Paese. Senza risorse non si possono fare scelte né realizzarle. Si tratta di un’infrastruttura che deve essere conosciuta: un ponte per unire due sponde. Come tutte le infrastrutture, come un ponte, ha bisogno investimenti, cura attenzione, di formazione delle persone”.
“Noi – spiega ancora Ruffini – alla fine del 2021, quando ricominciarono i concorsi, avevamo una pianta organica ridotta circa del 30%: eravamo 30.000 su una pianta organica di 45.000. Mancavano risorse e questo influiva anche sul recupero dell’evasione fiscale”.
Questo giornale si è occupato più volte della gestione del personale con qualifiche dirigenziali dell’Agenzia, ha criticato l’eccessivo ricorso alle nomine fiduciarie ai sensi dell’art. 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165/2001, ed ha richiamato l’esigenza che non si faccia luogo all’interim per rispettare la regola, sottolineata anche dalla giurisprudenza, di ricorrere, in attesa della nomina del dirigente titolare dell’ufficio, all’istituto della reggenza da affidare al funzionario più elevato in grado. Abbiamo anche sollecitato lo scorrimento della graduatoria del concorso a 175 posti di dirigente di seconda fascia con assunzione degli idonei, un modo, previsto dalla legge, che favorisce l’assunzione di soggetti già selezionati e, pertanto, immediatamente operativi. Così ponendo fine ad un megagalattico contenzioso ancora in itinere iniziato nel 2010.
Ruffini ha anche affrontato “il tema della formazione” dei nuovi assunti con il concorso dei “colleghi più esperti che possono accompagnarli”.
Nell’amministrazione finanziaria servono figure particolari, “non solo funzionari tributari – ha proseguito Ruffini -, pensiamo agli analisti informatici. Quante offerte può ricevere un giovane nel mercato privato? Come trattenerli? Non solo in modo economico (è una partita non giocabile). Ma con una maggiore elasticità nella presenza in ufficio. Bisogna guardare con occhi diversi alle nuove generazioni: non possiamo depauperare il sistema pubblico. Dobbiamo inserirli ed avere la capacità di trattenerli”.
Qualche considerazione a margine. È vero, ed è certo, che le entrate tributarie sono destinate a fornire alla pubblica amministrazione le risorse per operare e per realizzare le politiche pubbliche ma dall’Agenzia ci si attenderebbero anche suggerimenti sulla modulazione delle imposte in relazione ai contesti economici dai quali sono prelevate, anche per combattere la diffusa evasione fiscale che l’esperienza insegna essere presente in alcuni settori delle professioni e del commercio. Premesso, infatti, che la maggior parte delle entrate tributarie, oltre l’80% viene assicurata dai lavoratori dipendenti e dai pensionati è evidente a tutti che esiste una vasta area di soggetti che si sottraggono agli obblighi di tributari. Ognuno di noi si è sentito proporre l’alternativa tra un pagamento con fattura o senza che inevitabilmente nella maggior parte dei casi porta alla scelta più conveniente, quella senza fattura o ricevuta. Dell’una e dell’altra, infatti, il cittadino-contribuente non saprebbe cosa, considerato che l’eventuale detrazione avrebbe lo stesso valore del risparmio che gli viene proposto.
Occorre ripensare molti istituti per rendere il fisco veramente “amico”. Ciò che non realizza certo il “concordato preventivo”, un assurdo. Infatti, che senso ha consentire al contribuente di indicare i futuri guadagni se non indurlo a celare al fisco l’effettivo ammontare delle sue entrate.
Alle parole di Ruffini al meeting sono state mosse altre critiche, come alla flat tax per gli autonomi che determina, con due regimi fiscali, una disuguaglianza tra i cittadini in violazione del principio costituzionale di uguaglianza. La strada – si fa notare – non può essere quella di una tassazione flat per gli autonomi e proporzionale per i redditi di lavoro dipendente e pensionati, ma solo quella degli oneri deducibili o dei crediti di imposta per alcune categorie economiche.
In questo modo non ci sentiremmo chiedere “con fattura o senza?”.
Un clima di fiducia tra cittadini e fisco si realizza attraverso la lotta all’evasione fiscale, quella intuitiva in alcuni dati statistici che indignano il cittadino. Secondo questi dati, richiamati anche di recente, le lavanderie rendono 7000€ l’anno, i Taxi 15.000, mentre i gioiellieri dichiarano meno dei propri commessi.
È vero il sistema fiscale è fondamentale da sempre, ai fini della politica economica e sociale. Ed è la ragione per la quale occorrerebbe una revisione approfondita del sistema e della organizzazione amministrativa che, riequilibrato il prelievo, consentirà di effettuare quei controlli oggi gravemente carenti, in particolare nel settore dell’iva.
Ma i partiti fanno orecchie da mercante, come si dice. Ognuno, infatti, ha la sua quota di soggetti da proteggere, siano i professionisti, i tassisti, gli idraulici o i balneari.
Cresce l’indignazione dei cittadini-contribuenti. Che rispondono disertando le urne.
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