Fra Grillo e Conte i giovani M5s scelgono entrambi
Intervista con Alessia De Caroli, di un gruppo giovanile di iscritti: “Con chi stiamo? Guardiamo oltre. Il limite dei due mandati è un principio fondante. Oggi l’organizzazione è verticistica: i parlamentari non ascoltano la base”.
Mentre Giuseppe Conte e Beppe Grillo continuano a litigare e si promettono di parlarsi solo tramite avvocati, l’assemblea costituente del Movimento 5 stelle risveglia qualche ardore che, a guardare quel mondo dall’esterno, sembrava sopito. E a risvegliarlo sono i giovani. Un gruppo in particolare, Figli delle Stelle, ha presentato un documento di quasi 30 pagine all’assemblea. E di recente ha fatto una diretta con Danilo Toninelli – tra coloro che di più osteggiano Giuseppe Conte – per dire cosa non va nel Movimento di oggi e perché dovrebbe tornare alle origini. Grillini nei temi ma non nei toni, contiani nel linguaggio, guai a chiedere loro di schierarsi tra il leader e il fondatore: “Guardiamo oltre”, rispondono. Ma dalle istanze si capisce che è più alla rivoluzione di Grillo che guardano che non al burocratese di Conte. Abbiamo intervistato una di loro, Alessia De Caroli.
Come definirebbe il vostro gruppo?
Figli delle Stelle è un gruppo di giovani iscritti al Movimento 5 Stelle che condividono la volontà di rilanciare l’azione politica del nostro Movimento, a cui dedicano tempo, passione e fatica. Vogliamo dare un contributo costruttivo convinti che, a fronte di un confronto sui problemi riscontrati e il posizionamento politico attuale, sia altresì fondamentale portare proposte nuove nell’agenda politica e riorganizzare all’interno il M5s per renderlo unico e nuovamente incisivo nella società, in linea con i suoi valori fondativi e originari.
Dalla presentazione che fate al documento inviato all’Assemblea costituente, ma anche da ciò che è emerso dalla diretta che avete fatto con Danilo Toninelli, sembra che i giovani all’interno del Movimento 5 stelle non siano ascoltati. È così? È sempre stato così?
Il Network Giovani non è inserito nello Statuto e non è organizzato secondo principi democratici di definizione dei ruoli né sono normate in alcun modo le sue attività e prerogative. Inoltre, non avendo ruoli regolamentati ed elettivi, il funzionamento è basato su rapporti fiduciari piuttosto che sulla democrazia partecipativa. Crediamo che l’organizzazione giovanile debba avere una maggior autonomia dal resto del M5S e debba prevedere un maggior coinvolgimento di tutti. Dimostrazione di ciò che affermiamo è la mancata presentazione da parte del Network di una proposta all’Assemblea.
Nel documento di 27 pagine presentato per la costituente partite dal no assoluto all’abbattimento del principio dei 2 mandati. Perché?
Il limite dei due mandati è una caratteristica imprescindibile per i nostri iscritti ma anche di credibilità verso i nostri elettori. Superare il limite dei due mandati avrebbe almeno tre effetti negativi. Innanzitutto quello di poter costituire negli anni una roccaforte di potere e lasciarsi sopraffare da questa, portando gli eletti a cercare di operare per essere rieletti piuttosto che a svolgere il mandato nell’esclusivo interesse pubblico, in secondo luogo quello di far perdere ai portavoce il contatto con i cittadini, sovvertendo l’idea di un soggetto politico popolare e democratico che metta al centro della propria azione il cittadino e i suoi bisogni e infine quello di ridurre la possibilità di portare nelle istituzioni iniziative concrete che migliorino la qualità della vita dei cittadini e avvicinino gli stessi alla politica e al Movimento. Addirittura, nel documento proponiamo un’estensione del tetto alle cariche non elettive e chiediamo che questo principio sia razionalizzato affinché non diventi, ad ogni occasione possibile, un pretesto per mandare in crisi la struttura del Movimento stesso.
Ci sono profili anche autorevoli, nel Movimento, che non possono fare più politica attiva perché hanno già fatto due mandati. Pensate sia stato giusto lasciarli a casa?
La politica non deve essere una professione: pensiamo sia più giusto valorizzarli, magari, coinvolgendoli come coordinatori, nei Comitati e come tecnici per gli enti da noi governati o come assistenti ai nuovi eletti.
Negli ultimi mesi il Movimento è stato dilaniato da questo scontro, innegabile, tra Conte e Grillo. Voi a chi vi sentite più vicini?
Noi siamo dalla parte del Movimento 5 Stelle, dei suoi valori e dei suoi principi fondativi, e speriamo in un’innovazione data dalla forza delle idee che abbiamo proposto: il nostro motto è quello di “andare oltre”. Riteniamo che ci sia ancora un estremo bisogno del M5S nel panorama politico italiano, per cui coglieremo questa occasione data dall’Assemblea costituente per far sentire la nostra voce.
Conte ha portato il Movimento nel campo del centrosinistra. Nel vostro documento criticate l’adesione a Left al parlamento europeo. Perché M5s non sta bene nel campo dei progressisti?
Nel 2014 e nel 2019 l’Assemblea votò sulla piattaforma per scegliere a quale eurogruppo aderire. Stavolta non è accaduto. Sebbene sia innegabile la presenza di valori del pensiero politico storicamente inteso come “progressismo” (come il ruolo fondamentale del progresso della scienza ecc.), questo non implica l’assenza di tematiche e soluzioni che possano essere riconducibili o in contrapposizione a qualunque altra appartenenza politica. D’altronde, mai l’assemblea degli iscritti è stata chiamata ad esprimersi circa questa nuova definizione né lo Statuto la include al proprio interno. Il MoVimento 5 Stelle è nato e cresciuto secondo alcuni principi che ne hanno garantito credibilità e forza: anzitutto, il posizionamento non allineato e trasversale rispetto ai concetti, ormai nei fatti superati e disattesi dai partiti stessi, di “destra”, “sinistra” e “centro”, riconoscendo che le idee e i progetti per una politica sana e costruttiva prescindono da ogni colore, i partiti stessi hanno tradito il proprio posizionamento ideologico con la propria azione politica spesso dedita solo ad assicurarsi poltrone e ad accentrare potere, a discapito del bene comune e dell’interesse dei cittadini. Riteniamo che tale posizionamento sia stato vincente e sia, soprattutto, fondante per il Movimento 5 Stelle: ha proposto nel panorama politico italiano una forza post ideologica e a vocazione maggioritaria, che faceva da argine alle destre riconducendo l’attenzione su tematiche sociali e intercettando i bisogni dei cittadini e dell’ambiente a differenza delle sinistre impegnate piuttosto nel cercare successi elettorali.
C’è qualche “big” del Movimento che sta seguendo il vostro progetto in modo particolare?
Vista la validità delle nostre proposte, crediamo ci siano solo molte persone interessate. Come avete visto, Danilo Toninelli ci ha ospitati nella sua trasmissione.
Nel documento evidenziate lo scollamento tra i parlamentari e la base. A cosa è dovuto. Per qualche ex eccellente è colpa di Conte, per voi?
L’inefficienza della piattaforma, l’impostazione incompleta dei Gruppi territoriali, la struttura verticistica dei coordinamenti hanno portato a disattendere il ruolo di indirizzo degli iscritti. Non viene garantita la possibilità di portare delle proposte all’attenzione dei parlamentari dagli attivisti e quindi di realizzare i principi di democrazia diretta e partecipata. Restare tanto tempo nelle istituzioni, soprattutto in quelle più lontane dal territorio, porta naturalmente ad allontanarsi dai problemi quotidiani della gente comune. La soluzione è il limite dei due mandati.
di Federica Olivo su Huffpost
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