La spesa per prestazioni sociali in denaro
La Corte dei conti in audizione sul piano strutturale di bilancio di medio termine sezioni riunite in sede di controllo 2025-2029.
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“Nel Piano è di notevole rilievo il ruolo che rivestono le prestazioni sociali in denaro; e ciò in ragione della centralità nella spesa netta ma, anche, del trattamento dei costi legati all’invecchiamento della popolazione nell’ambito della DSA. Si tratta, come è noto, prevalentemente di spese di natura previdenziale e, in misura comunque rilevante e crescente nel tempo, di spese finalizzate all’assistenza e alla protezione sociale in senso lato. Per la spesa complessiva il consuntivo 2023 evidenzia una marcata crescita associata alla rivalutazione dei trattamenti pensionistici e assistenziali in essere, parzialmente bilanciata dal venir meno di una forte quota congiunturale, acquisita nel 2022, per il sostegno dei redditi delle famiglie. L’aggregato ha, così, raggiunto i 424,5 miliardi (+4,3 per cento la crescita su base annua), presentando, in quota di prodotto, un notevole miglioramento rispetto al DEF (dal 20,4 al 19,5 per cento), indotto dalla revisione del deflatore del Pil.
Con riferimento alla spesa pensionistica, il Piano, prima ancora di ritarare il quadro prospettico di medio termine, offre un’utile occasione per riflettere sullo stato dell’arte del settore nella fase di avvio della nuova programmazione. Nel 2023 la spesa per pensioni si conferma comunque caratterizzata da una sensibile espansione nominale associata agli effetti dello shock inflazionistico sulla rivalutazione ai prezzi dei trattamenti. Essa si attesta sui 319,2 miliardi, con una crescita annua del 7,4 per cento. Il
rapporto con il Pil, si pone pari al 15 per cento. Nel 2024 il rapporto è destinato a crescere ulteriormente (al 15,4 per cento) a seguito di un aumento nominale della spesa previsto al 5,7 per cento.
Incidono sulla spesa del 2023 e 2024 gli interventi operati con le manovre di bilancio, le quali hanno provveduto a contenere gli effetti negativi dell’elevata inflazione, disponendo – limitatamente al biennio – modifiche del meccanismo di indicizzazione, ferma restando la protezione del potere di acquisto delle pensioni più basse. Le due manovre hanno anche introdotto importanti innovazioni in materia di accesso al pensionamento, orientate al contenimento dei flussi delle uscite anticipate, in particolare quelle in deroga, ed inducono ricadute non trascurabili nel medio-lungo periodo.
Per quanto riguarda il secondo segmento della spesa per prestazioni sociali in denaro, quello di natura più assistenziale, nel 2023 sono stati raggiunti i 105,3 miliardi, pari al 4,9 per cento del Pil. Tale importo riflette il venir meno di una forte quota congiunturale, acquisita nel 2022, nella fase acuta dello shock inflazionistico, associata a erogazioni monetarie una tantum a lavoratori e pensionati, disposte con decretazione d’urgenza, con oneri valutabili in circa 8,4 miliardi.
Complessivamente, la dinamica della spesa del comparto riflette anche impulsi alla crescita, come quelli correlati alla rivalutazione all’inflazione di taluni istituti, in particolare l’Assegno unico universale per i figli a carico e le prestazioni di invalidità. La spesa per l’Assegno universale raggiunge nel 2023, secondo i dati di monitoraggio dell’INPS, circa 17,5 miliardi (dai quasi 12,6 miliardi erogati nel 2022). Ne hanno beneficiato, in media, quasi 5,7 milioni di famiglie. Circa 314 mila percettori di Reddito di cittadinanza hanno, inoltre, ricevuto l’integrazione dell’Assegno per una spesa complessiva di 730 milioni.
I dati presentati nel Piano confermano che, nel 2024, la spesa per prestazioni sociali in denaro diverse dalle pensioni dovrebbe raggiugere i 109,5 miliardi, con un incremento del 4 per cento. Nei prossimi anni la sua incidenza sul Pil, pari ora al 5 per cento, dovrebbe gradualmente ridursi (fino al 4,7 nel 2027).
È da sottolineare che nel settore di spesa assistenziale, alle erogazioni monetarie si affianca un secondo pilastro che provvede all’erogazione di servizi o prestazioni in natura, che in Italia ha tradizionalmente mostrato forti carenze e disomogeneità nel territorio. Le disponibilità finanziarie per l’attuazione del PNRR hanno dato impulso all’implementazione della rete di protezione sociale per la risposta ai molteplici bisogni delle famiglie, attraverso la definizione di livelli essenziali delle prestazioni e investimenti infrastrutturali in ambiti distinti ma fortemente interconnessi, in materia di inserimento sociale e lavorativo, sostegno alla genitorialità, disabilità e non autosufficienza. “.
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