Solo Meloni e Crosetto chiamano Israele.
La Germania fa tremenda fatica ma è soprattutto la Repubblica Ceca a mettersi di traverso a una dichiarazione di condanna nei confronti delle aggressioni a Unifil. Gli Usa invece fanno parlare i fatti: mandano un avanzato sistema antimissile per difendere Israele.
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“Sfortunatamente, alcuni leader europei stanno esercitando pressioni nel posto sbagliato. Invece di criticare Israele, dovrebbero rivolgere le loro critiche a Hezbollah, che usa l’Unifil come scudo umano proprio come Hamas a Gaza usa l’Unrwa”. Prima che Benjamin Netanyahu pronunci queste parole di fuoco alla tv stamattina, intimando al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres di “evacuare i soldati” dell’Unifil dalle basi in Libano, l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera Josep Borrell è impegnato nelle trattative con gli Stati membri dell’Unione Europea per arrivare ad una dichiarazione comune di condanna degli attacchi dell’esercito israeliano contro i caschi blu dislocati a sud del paese dei cedri. L’ultimo affondo del premier israeliano blocca una macchina che per la verità era partita inceppata dalla difficoltà di paesi come la Germania, oltre che l’Ungheria o la Repubblica Ceca, di condannare le azioni di Israele contro il contingente delle Nazioni Unite. In serata, a quanto si apprende, solo la Repubblica Ceca resiste sulla linea oltranzista e dunque blocca la dichiarazione comune. Ma quello di Netanyahu è il colpo di grazia: per tutto il giorno dal servizio estero dell’Ue lavorano per arrivare ad una formula comune, poi la resa. La questione finisce direttamente sul tavolo dei ministri degli Esteri europei che domani si riuniscono a Lussemburgo. Tra i leader europei, per la maggior parte silenti di fronte all’ultima sfida di Netanyahu, solo Giorgia Meloni prende il telefono e sente il premier di Tel Aviv: gli attacchi contro l’Unifil sono inaccettabili, ribadisce la presidente del Consiglio italiana, “è necessario che la sicurezza del personale di Unifil sia sempre garantita”.
Meloni ricorda a Netanyahu che la missione dell’Unifil agisce su “mandato del Consiglio di Sicurezza per contribuire alla stabilità regionale”, recita una nota di Palazzo Chigi, e rinnova “l’impegno dell’Italia, dicendosi convinta che attraverso la piena applicazione della risoluzione 1701 dell’Onu si possa contribuire alla stabilizzazione del confine israelo-libanese e garantire il ritorno a casa di tutti gli sfollati”. Ma poco prima della telefonata della premier con l’omologo israeliano, due carrarmati dell’esercito di Tel Aviv sfondano il cancello della postazione Unifil a Ramiya. Quindici militari restano feriti. “Abbiamo chiesto spiegazioni all’Idf per queste scioccanti violazioni”, dicono i portavoce della missione, “ieri i soldati dell’esercito israeliano hanno bloccato un movimento logistico cruciale dell’Unifil vicino a Meiss el-Jabal, negandogli il passaggio”. La cosa però ha fatto infuriare il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto. L’incidente di oggi con 2 carri armati israeliani entrati con la forza in una postazione Unifil “costituisce un atto inaccettabile nei confronti della Forza di pace delle Nazioni Unite, il cui mandato è orientato esclusivamente al mantenimento della stabilità e della sicurezza nell’area”. Così Crosetto, che aggiunge: “a seguito di questa grave violazione ho chiesto al capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, di mettersi in contatto con il suo omologo. Il generale Portolano ha prontamente interloquito con il capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa israeliane, generale Herzi Halevi, ribadendo la necessità di evitare ulteriori azioni ostili. Stessa cosa mi ha assicurato il mio omologo, Gallant”.
La situazione sembra davvero fuori controllo. L’attacco di Netanyahu contro l’Onu e contro l’Unione Europea, gli attacchi militari del suo esercito contro i caschi blu sono qualcosa di inedito nella storia. “È giunto il momento di rimuovere l’Unifil dalle roccaforti e dalle aree di combattimento di Hezbollah”, intima Netanyahu nella dichiarazione registrata e mandata in onda nella tarda mattinata di oggi. “L’df lo ha chiesto ripetutamente, e ha avuto ripetuti rifiuti, tutti volti a fornire uno scudo umano ai Hezbollah. Il vostro rifiuto di evacuare i soldati li rende ostaggi di Hezbollah”, continua rivolto a Guterres. “Questo mette in pericolo la loro vita e quella dei nostri soldati. Ci rammarichiamo per l’infortunio subito dai soldati Unifil, facciamo tutto per prevenire questi incidenti”.
Dall’altra parte, l’Ue non risponde, mentre gli Usa di fatto assecondano Israele.
Dalle capitali europee, eccetto Roma, non arrivano reazioni. Men che meno dal cancelliere tedesco Olaf Scholz che in questi giorni di tensione, dopo i primi attacchi dell’esercito israeliano all’Unifil, si è mantenuto alla larga dalle critiche a Netanyahu, che trova difensori anche nella destra sovranista di Viktor Orbán, schierata con Israele ‘senza se e senza ma’. Ma è la Germania soprattutto a mettere i bastoni fra le ruote alla dichiarazione di “condanna” intorno alla quale Borrell vorrebbe riunire i 27. Sono tre giorni che l’Alto rappresentante ci prova, senza riuscire ad andare oltre l’ok di Italia, Francia, Spagna, Irlanda, i paesi europei che maggiormente contribuiscono alla missione Unifil, i più furiosi con Israele.
Il silenzio di Joe Biden è ancora più assordante di quello di Scholz. Dopo aver timidamente espresso “preoccupazione” per gli attacchi contro l’Unifil, la Casa Bianca si prepara a inviare in Israele un sistema anti-missili avanzato con annessi soldati statunitensi che lo mettano in azione, secondo le rivelazioni del Wall Street Journal. Una mossa che conferma l’impegno di Washington al fianco di Tel Aviv e soprattutto rivela cosa ci sia dietro i toni durissimi di Netanyahu: il sostegno ‘senza se e senza ma’ degli Usa.
“L’Onu come assemblea, come collettività mondiale si è molto indebolita”, dice Romano Prodi intervistato a ‘In mezz’ora’ su Rai3, convinto che “Netanyahu abbia superato il limite andando contro tutto il mondo”. “Il potere – continua l’ex premier – è passato totalmente al Consiglio di sicurezza. Qui entra la politica degli Stati Uniti: da un lato è dura in modo verbale contro Netanyahu, ma poi fornisce le armi e vota a favore quando ci sono i confronti nell’Assemblea e nel Consiglio di sicurezza. Quindi Netanyahu si sente protetto da un’autorità superiore rispetto all’Onu”. Vale a dire gli Stati Uniti, appunto.
“Israele farà ogni sforzo per prevenire vittime dell’Unifil ma farà quanto serve per vincere la guerra”, è il massimo che concede il premier israeliano, alla vigilia di un Consiglio Affari esteri dell’Unione Europea che si annuncia evidentemente agitato e attraversato dalle divisioni tra i 27. Il ministro italiano Antonio Tajani non ci sarà, l’Italia sarà rappresentata dal rappresentante permanente presso l’Ue Vincenzo Celeste. Ma a giudicare dal carico di tensione arrivato oggi a ingarbugliare ancor di più una matassa che rischia di far esplodere non solo il Medio Oriente ma anche le relazioni tra i paesi allineati con gli Usa e Israele, sono tanti i fattori che portano a pensare che la questione passerà al livello più alto dei leader che si riuniscono a Bruxelles giovedì e venerdì prossimo per il consueto summit di ottobre.
Solo Meloni e Crosetto chiamano Israele. L’Europa balbetta
Difficile non balbettare in stato confusionale quando di fronte al fascio-macellaio Netanyahu c’è la teocrazia medioevale di Teheran e la vocazione indotta al martirio (dei sudditi obbligati) di Hamas e Hezbollah.
di Angela Mauro su Huffpost
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