Anno: XXV - Numero 203    
Mercoledì 6 Novembre 2024 ore 13:00
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Psicodramma anche nella sinistra italiana.

Nemmeno la vittoria di un arci-populista di destra riesce a tenere unito il campo largo.

Psicodramma anche nella sinistra italiana.

I 5 stelle si professano di sinistra, ma pur sempre populisti sono. E l’ex premier ha sempre vantato ottimi rapporti con il tycoon. Le congratulazioni e gli ammiccamenti irritano Pd e Avs, le ripercussioni arrivano fino al gruppo europeo che riunisce pentastellati e sinistre.

Nemmeno la vittoria di Donald Trump unisce i partiti di centrosinistra. Anzi gli auguri di Giuseppe Conte a Donald Trump diventano un caso: così calorosi, sono sembrati a molti più entusiasti di quelli fatti da Giorgia Meloni.

“Auguri di buon lavoro a Donald Trump, 47° Presidente degli Stati Uniti, in virtù di una vittoria netta, estesa anche al voto popolare”, ha scritto su X il presidente del M5s a metà mattina, innescando una ridda di polemiche che ha scandito l’ennesima giornata di divisioni tra le forze del centrosinistra. Nemmeno su Trump hanno un giudizio condiviso.

La premessa è la frase con cui – a fine agosto, in un’intervista a Repubblica – Conte rivelava di considerare alla pari Kamala Harris e Donald Trump. “Giudicheremo la prossima presidenza sui fatti. Noi, come forza alternativa a Giorgia Meloni per il governo del Paese, dovremo dialogare con qualunque presidente sarà eletto dai cittadini americani”.

Con questo preambolo, si capisce la lente con cui sia stato letto il tweet di auguri dopo il voto. Anche perché il leader M5s alle congratulazioni ci aggiunge una sorta di programma comune: “Le sfide che attendono gli Stati Uniti sono molteplici e ci riguardano tutti: fermare le guerre in corso, contrastare con la massima fermezza le violazioni del diritto internazionale umanitario, aprirsi a una visione multipolare dei nuovi equilibri geo-politici, puntare a regole eque per il commercio internazionale evitando la spirale protezionistica dei dazi e contro-dazi”, scrive.

In Transatlantico a Montecitorio – mentre Matteo Salvini in abito trumpiano commenta per la quinta volta in giornata le presidenziali americane – molti non si capacitano. Anche perché al commento di Conte si aggiunge la presa di posizione del gruppo M5s in Europa, che dal punto di vista delle altre forze di centrosinistra è ancora peggiore. Scrivono gli europarlamentari contiani: “A Donald Trump facciamo le nostre congratulazioni per l’elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America. Le relazioni transatlantiche hanno conosciuto alti e bassi dal dopoguerra a oggi, ma hanno rappresentato e noi ci auguriamo che continuino a rappresentare un faro di libertà, democrazia, giustizia e pace nel mondo. Questi valori recentemente sono stati messi a dura prova da numerose sfide, in primis la guerra in Ucraina. Noi auspichiamo che gli Stati Uniti e l’Unione europea trovino la via per rafforzare il dialogo per tutelare gli interessi comuni e uno di questi è sicuramente la stabilità e la cessazione delle ostilità in Ucraina e in Medio Oriente”.

Non basta. Una frase del comunicato ufficiale potrebbe essere rivolta contro il Pd. I Cinque Stelle europei scrivono infatti: “La vittoria netta di Trump aprirà una riflessione nelle forze politiche europee. È innanzitutto una lezione per tutti i finti progressisti liberisti e globalisti che hanno ammainato la bandiera della pace per sposare ogni spinta guerrafondai”.

Il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni preferisce non polemizzare. Ma interpellato da Huffpost prende le distanze. “Non è quella la nostra via, noi non condividiamo. Noi la pensiamo come Manon Aubry”, si limita a dire, rinviando al comunicato della capogruppo in Europa. Com’è noto, Avs e M5s condividono lo stesso gruppo in Europa, quello della Sinistra unitaria europea. Ma gli europarlamentari M5s sono stati ammessi ‘in prova’, con lo status di “osservatori”. Al termine di un periodo di sei mesi dovrebbero passare alla piena adesione.

Mentre loro come Conte si congratulavano con Trump, Aubry forgiava parole di fuoco, che possono sembrare anche una critica al pentastellato. Scrive l’eurodeputata francese: “Mentre i Trump europei come Orban si affrettano a congratularsi con Trump, tocca a noi tornare a lottare con lucidità e determinazione se non vogliamo seguire la stessa strada degli Stati Uniti”.  Tra i “Trump europei che si congratulano con Trump” a rigore potrebbe essere annoverato anche il leader M5s. A scanso di equivoci l’eurodeputata della France Insoumise precisa che “Trump è un nemico delle donne, delle minoranze, della libertà di stampa e del clima. Il mio pensiero – dice – va a tutti coloro che subiranno gli effetti delle sue politiche devastanti”. Un po’ diverso da Conte e dai contiani, in effetti.

Ora, l’incidente su Trump potrebbe essere derubricato come incidente di percorso. Oppure cambiare il percorso di adesione dei Cinque stelle al Gruppo europeo. Da Bruxelles spiegano che è presto per dirlo, ma mettono in chiaro che nessuno condivide le parole di Conte e dei pentastellati, e che altri europarlamentari hanno manifestato il loro dissenso. Anche l’eurodeputato Pasquale Tridico si è innervosito quando ha letto su X una sintesi infedele della posizione M5s. “E’ una fake news dire che abbiamo esultato. Siderale – dice Tridico – è la distanza con Trump su diritti, economia, migrazione”. Peccato che Conte non lo abbia ricordato.

Il caso fa riemergere le divisioni tra le forze di opposizione. Particolarmente laceranti a sinistra. Elly Schlein – che ha incontrato Mario Draghi nella casa romana dell’ex premier per un focus sullo sviluppo in Europa – a differenza di Conte non si è congratulata con il neopresidente americano. “La sua vittoria è una brutta notizia per l’Europa e per l’Italia. Chi oggi lo festeggia per ragioni di bandiera smetterà presto quando gli effetti di una nuova politica protezionistica colpiranno le imprese e i lavoratori in Europa e anche qui nel nostro Paese. Naturalmente prima che questo accada serve uno slancio forte dell’Unione europea, in modo coeso e unito”, dice la segretaria dem. 

Nel Pd le parole di Conte vengono interpretate come il riflesso della discussione interna ai Cinque Stelle. “Tra poco hanno l’assemblea costituente, forse Conte teme di essere contestato da Grillo per un eccessivo appiattimento sul Pd, e reagisce così per comunicare una distanza…”, ipotizza Matteo Orfini all’Huffpost. “Ma francamente – aggiunge – noi continuiamo a richiamare tutti all’unità, e gli elettori ci premiano. Lo facciamo tanto più ora che mancano dieci giorni al voto in Umbria e in Emilia Romagna. Poi certo, se l’attacco dei M5s al Pd dovesse diventare una linea politica, le cose cambierebbero”. 

Tra i Dem c’è chi teme che prevalga la linea Appendino, che in un’intervista al Fatto quotidiano, ha detto “che stare col Pd è dannoso”. Forse per questo, a conclusione di giornata, i Cinque stelle correggono il tiro su Trump, spiegando in una nota affidata alla giovanissima deputata Marianna Ricciardi, che “nessuno tifava per Trump. Gli Stati Uniti hanno espresso una volontà palese, giusta o sbagliata non sta a noi dirlo. E se è vero che Trump con la sua onda ‘nera’ sovranista, ultra conservatrice e per niente rispettosa dei diritti, non avrebbe mai potuto essere un candidato ideale per noi, è vero pure che anche la Harris è stata una candidata debole, imposta dall’alto a metà corsa e che ha preferito la continuità con Biden e le politiche che piacciono ai ricchi e potenti, incluse, soprattutto, quelle belliciste”.

Dalla Sinistra-sinistra vedono nell’atteggiamento dei Cinque Stelle un misto di incultura politica e tatticismo. “Confondono le analisi politiche con le congratulazioni”, ironizza Marco Grimaldi, vicecapogruppo di Sinistra Italiana, che cita Bernie Sanders. Secondo il senatore americano il sostegno della classe lavoratrice a Trump trova la radice “nelle difficoltà, nella disperazione e nell’alienazione politica che milioni di lavoratori vivono oggi sulla loro pelle e nel fatto che il Partito Democratico li ha abbandonati, preferendo coltivare l’appoggio dei ricchi finanziatori elettorali e della cosiddetta ‘bella gente’. Con la vittoria di Trump – aggiunge Grimaldi all’Huffpost – assistiamo al paradosso di tycoon e milionari sostenuti da decine di milioni di americani impoveriti che nutrono una rabbia profonda verso l’establishment e verso chi guida il loro paese. Bisogna ribaltare questo schema, e lo fai solo se ti batti per i salari della nostra gente, per migliorarne le condizioni di vita. Ecco, se questa è l’analisi dei Cinque Stelle, io la condivido. Non condivido, ovviamente, gli auguri a Trump”

di Alfonso Raimo su Huffpost

 

 

 

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