Salvini apre l'agenda Trump.
Nuove strette su migranti e cittadinanza, poi in processione a Washington.
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Trump, Trump, fortissimamente Trump. Dal decreto migranti, alla revoca della cittadinanza, al viaggio in America, Matteo Salvini vuol battere il ferro finché è caldo. A cominciare dai provvedimenti all’esame del Parlamento, dove la Lega ha presentato un articolato emendamento – una proposta di correzione – al decreto migranti (Flussi-Paesi sicuri) che il neopresidente americano sottoscriverebbe a occhi chiusi.
La norma, a prima firma del capogruppo leghista Igor Iezzi, limita di molto la possibilità per i migranti di ottenere i ricongiungimenti familiari. Oggi scadeva il termine per presentare le proposte emendative. Le opposizioni, con Avs, Pd e M5s in testa danno battaglia con centinaia di correzioni. Di solito le forze di maggioranza non chiedono di correggere un testo del governo. La Lega, invece, lo ha fatto: la proposta è stata dichiarata ammissibile e sarà con ogni probabilità approvata, visto che la maggioranza di centrodestra sia in commissione che in aula ha i numeri per farlo. In sostanza la Lega introduce cinque nuovi criteri che la persona migrante dovrà rispettare quando chiede di ricongiungersi ai suoi familiari. In primo luogo, dovrà dimostrare di soggiornare legalmente in Italia da almeno due anni continuativi. Non basta cioè, com’è previsto dall’attuale normativa, il permesso di soggiorno di almeno un anno e la disponibilità di un alloggio e di reddito. Nel caso in cui la persona da richiamare in Italia sia il coniuge, la norma della Lega prevede che il matrimonio sia trascritto in Italia (impresa non scevra di difficoltà burocratiche). E ancora, se il familiare vuole richiamare i figli, può farlo solo per i minorenni. I maggiorenni non potranno entrare. Vengono fissate poi delle specifiche richieste per quanto riguarda l’alloggio e il reddito che il migrante dovrà dichiarare per chiedere il ricongiungimento. Non basta avere un tetto sulla testa, serve una dichiarazione di idoneità dell’alloggio che tenga conto “del numero degli occupanti e dei requisiti igienico sanitari”. In altre parole, viene estesa al ricongiungimento familiare la normativa prevista per i migranti che sono al primo ingresso. Dovranno certificare così che ciascun occupante dell’abitazione abbia almeno 14 metri quadrati a disposizione. E che la casa soddisfi i requisiti sanitari fissati dal comune.
Ma non basta. La Lega vuole essere sicura che i migranti non passino in carico al welfare nazionale. Così il reddito che deve essere dichiarato dal capofamiglia non può essere equivalente all’importo annuo dell’assegno sociale (6.900 euro) ma deve essere almeno quanto il limite reddituale per accedere al patrocinio gratuito (12.800 euro). Inoltre il reddito deve essere stabile e quindi: per i lavoratori dipendenti è “richiesto un contratto a tempo indeterminato e per i lavoratori autonomi è richiesta la presentazione di una relazione sullo stato reddituale su un periodo minimo di almeno due anni, nonché una verifica fiscale in ordine allo stato reddituale, contributivo e fiscale della partita IVA individuale o aziendale”.
Alla base di questa proposta c’è una filosofia delle politiche migratorie che Donald Trump, all’epoca della prima presidenza, sintetizzò con uno slogan: “Pugno duro con gli irregolari ma accoglienza degli stranieri qualificati, il merito prima dei legami familiari”. Allo stesso principio è ispirata una proposta di legge presentata oggi dal Carroccio che riforma la cittadinanza, prevedendone anche la revoca. Si tratta di un testo scarno, di un solo articolo, per cui lo straniero che chiede la cittadinanza deve dimostrare di conoscere l’italiano, anche giurando fedeltà, e non deve avere commesso reati gravi (pedofilia, omicidio, violenza sessuale). La cittadinanza può anche essere revocata, nel caso in cui il neocittadino abbia commesso uno di questi reati. “La cittadinanza non si regala”, dice Iezzi. Ancora una volta l’ispirazione arriva da Trump, che tra le prime misure si propone di cancellare lo “ius soli”, il riconoscimento automatico della cittadinanza per chi nasce negli Usa. Trump vuole revocarlo ai figli dei migranti irregolari.
Non che la Lega abbia bisogno di essere istruita sul tema. “Queste sono le nostre posizioni da sempre – dice infatti Iezzi all’Huffpost- poi che Salvini sia stato l’unico, e sottolineo l’unico, a sostenere sempre Trump – e sottolineo sempre – non è un mistero”.
L’allusione è chiaramente rivolta agli alleati di centrodestra. A cominciare da Giorgia Meloni che dopo essere stata trumpiana convinta – unica ospite al Cpac negli Usa – da quando siede a Palazzo Chigi, per dovere istituzionale ha coltivato ottimi rapporti con l’amministrazione americana uscente di Joe Biden. Salvini che da vicepremier aveva minori responsabilità ha invece intessuto un legame sempre più forte coi trumpiani, ospiti delle convention di Identità e democrazia, come si chiamava prima del 2024 il gruppo europeo dei Patrioti.
Ora la competizione si rinnova. E trova in Elon Musk un riferimento comune. La presidente del Consiglio, tuttavia, è favorita: dopo aver ospitato Musk ad Atreju nel dicembre 2023, il 23 settembre scorso, all’Atlantic Council di New York, è stata insignita da Musk del Global citizen award. I due si sono elogiati a vicenda.
Nella gara a chi è più sovranista il leghista può recuperare terreno con il ‘viaggio in America’ annunciato ieri. Non ci sono ancora dettagli del tour americano, a parte il fatto che lo stesso Salvini sta tenendo i contatti e che dovrebbe fare affidamento su Vivek Rawasmamy, l’imprenditore biotech che si ritirò alle primarie repubblicane per sostenere Trump e che è in predicato di far parte del gabinetto presidenziale. Meloni – che nelle scorse ore si è congratulata sia con Trump che con Musk – ha l’occasione di piazzare il colpo vincente ad Atreju. Quest’anno la kermesse di FdI durerà una settimana (dall’8 al 15 dicembre) e si terrà al Circo Massimo. È assicurato un colpo a sorpresa in salsa trumpiana.
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