Il Csm vara le nuove regole e si spacca ancor prima del plenum
Il Quirinale spinge per una conclusione rapida, nonostante le assenze già annunciate di due consiglieri. Che condizioneranno l’esito del voto.
Se superficialmente quella sull’autoriforma del Csm sulle nomine sembra una polemica tutta tecnica, in realtà le divisioni a Palazzo Bachelet hanno un retrogusto tutto politico. Così come politica è apparsa, agli occhi dei sostenitori della proposta B, quella che introduce un sistema a punteggi, la scelta di fissare il plenum domani, durante la settimana bianca, ovvero quella “di pausa” nel calendario del Csm. Una scelta tecnicamente possibile, dato che è prevista, da regolamento, la possibilità di fissare sedute straordinarie per questioni urgenti. Se non fosse che già da tempo due consiglieri avevano annunciato impegni istituzionali, che non sono stati tenuti in considerazione in nome di una fretta improvvisa, nonostante il già clamoroso ritardo sulla tabella di marcia, che imponeva l’approvazione della circolare entro il 21 luglio. Scadenza disattesa, ma non più rinviabile, a quanto pare, nonostante assenze grazie alle quali il risultato di parità attualmente previsto dai “bookmaker” interni al Palazzo verrebbe meno, garantendo così all’asse Area-Magistratura indipendente di far approvare la proposta A, quella che, di fatto, garantisce al Consiglio ampia discrezionalità in fatto di nomine. Con la conseguenza, secondo i sostenitori della seconda proposta, di preservare il sistema che consente le degenerazioni del correntismo.
La discussione e la deliberazione sulle due proposte alternative erano all’ordine del giorno del plenum del 20 novembre, ma il punto è stato rinviato a causa degli impegni della prima presidente della Corte di cassazione Margherita Cassano e del procuratore generale Luigi Salvato, impegnati, il giorno successivo, in un convegno a Firenze. Nonostante la richiesta di alcuni consiglieri di posticipare la discussione a una data successiva, suggerendo il 9 o l’11 dicembre, per garantire la partecipazione di tutti, la maggioranza ha deciso di fissare la riunione per domani, nonostante gli impegni già annunciati del togato indipendente Andrea Mirenda e del laico in quota 5 Stelle Michele Papa, il quale aveva calendarizzato già da mesi un incontro con le autorità accademiche di Buenos Aires.
Oggi, dunque, il tentativo dei togati che sostengono la proposta B di ottenere un rinvio: «Non possiamo non evidenziare, a sostegno della possibilità di un breve rinvio, che se è vero che il termine (ovviamente ordinatorio) previsto dalla legge per il varo della circolare scadeva il 21 luglio scorso, una delle due proposte (quella per la quale anticipiamo il nostro sostegno) era già pronta da oltre un mese e mezzo – si legge nella richiesta firmata dai togati di Unicost Marco Bisogni, Roberto D’Auria, Michele Forziati e Antonino Laganà, dalla consigliera di Md Domenica Miele e dagli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda -; che le due proposte originariamente formulate dalla Quinta Commissione erano state predisposte nel mese di settembre e che l’allungamento dei tempi è dipeso unicamente dalla esigenza di una parte dei consiglieri di elaborare una terza proposta rispetto alle due originarie depositate. La compatibilità di una trattazione con la presenza di tutti i consiglieri, del resto, è stata la ragione della stessa decisione di rinviarne la trattazione nella seduta pomeridiana del 20 novembre (alla quale erano presenti tutti i consiglieri), per la giusta considerazione di un impegno dei componenti di diritto nelle giornate del 20 pomeriggio e del 21 novembre a Firenze. Proprio nel rispetto dello spirito del rinvio accordato, riteniamo che il differimento di un’ulteriore settimana, o ad esempio ad una giornata in cui non sia ordinariamente prevista la convocazione della Assemblea plenaria, da un lato, non modifichi sostanzialmente i tempi di approvazione della circolare e di varo del relativo bando, e dall’altro eviti di privare il dibattito della partecipazione di alcuni consiglieri».
Nulla da fare, però: stando ai rumors, sarebbe stato il Quirinale a chiedere di chiudere la pratica subito, motivo per cui la richiesta non ha avuto alcun successo. E il vicepresidente Fabio Pinelli, con una nota, ha respinto la richiesta, dichiarando che non ci sono i presupposti per un rinvio. Sarà compito del plenum, dunque, decidere un eventuale ulteriore slittamento, per una delle scelte più delicate che questo Csm si troverà ad affrontare: dalla nuove regole, infatti, dipenderanno le decisioni del Csm nei prossimi anni, a partire dalle 150 nomine di prossima pubblicazione.
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