Anno: XXV - Numero 218    
Mercoledì 27 Novembre 2024 ore 13:40
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Tajani (prima) e Salvini (poi) mandano sotto la maggioranza. Meloni furiosa

"Non giova a nessuno". Uno spin irrituale uscito dal sen di Palazzo Chigi mette il timbro a una mattinata surreale.

Tajani (prima) e Salvini (poi) mandano sotto la maggioranza. Meloni furiosa

Forza Italia vota con le opposizioni sul taglio del canone – per non danneggiare Mediaset – la Lega si vendica sul primo emendamento disponibile. Centrodestra battuto due volte, volano gli stracci, opposizioni in festa

“Non giova a nessuno”. È furiosa Giorgia Meloni, quando si rende conto che quello che Palazzo Chigi ha provato a evitare fino all’ultimo momento utile, alla fine è successo. E così, pochi minuti dopo la bocciatura della riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro – con Forza Italia che ha votato, con l’opposizione, contro l’emendamento leghista e mandato sotto la maggioranza – arriva il commento stizzito, filtrato da fonti di Palazzo Chigi: “Il Governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L’inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno”. L’inciampo, però, è stato doppio, così come doppia è la spaccatura in questa giornata in cui Lega e Forza Italia si fanno i dispetti tra loro.

Dopo la forzatura di FI sul canone, è arrivata la ritorsione leghista: a poche ore dall’approdo in Aula del decreto fiscale, la maggioranza è andata sotto, di nuovo, ma questa volta su un emendamento di Forza Italia. La Lega, infatti, si è astenuta, facendo quindi mancare i voti, su un emendamento a prima firma Lotito sulla sanità in Calabria, regione governata da FI. Mentre sul taglio del canone il governo aveva dato parere favorevole, in questo caso l’esecutivo non aveva preso posizione, rimettendosi alla commissione. Lo schiaffo, quindi, è diretto all’alleato riottoso ma non all’esecutivo.

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La battaglia del canone Rai, combattuta negli ultimi tre giorni nella commissione Bilancio del Senato a furia di riunioni rinviate e mediazioni fallite, finisce così: con Forza Italia che la spunta, la Lega che incassa e il governo che si risente. Ma è destinata a lasciare strascichi. Perché l’abbattimento del canone è, ormai, chiodi fissi della Lega. “Dall’anno prossimo stop al canone”, diceva Matteo Salvini, a ridosso delle elezioni politiche del 2022. Come è evidente, nessuno stop c’è stato. C’era stata, però, una riduzione di 20 euro per quest’anno, che la Lega sperava di confermare, con l’appoggio di Fratelli d’Italia. Forza Italia, però, per una volta è stata irremovibile. A differenza di tanti altri casi in cui le minacce sono state disinnescate, le truppe di Antonio Tajani sono andate fino in fondo, a costo di spaccare la maggioranza. “Avevamo manifestato che l’emendamento era divisivo e quindi abbiamo votato di conseguenza”, dice Dario Damiani, forzista in commissione bilancio che ha seguito il dossier.

Ma perché Forza Italia si è impuntata sul canone? C’è una ragione sbandierata e una meno evidente ma altrettanto consistente. La prima: gli azzurri sostengono che la riduzione del canone alla fine non gioverebbe ai contribuenti: “Dovendo poi destinare alla Rai 430 milioni di soldi pubblici, si sarebbe trattata di una partita di giro senza nessun risparmio reale per i cittadini, che da un lato avrebbero avuto un risparmio apparente di 50 centesimi e 1,6 euro al mese a famiglia e, dall’altro, con i soldi che versano al fisco, avrebbero visto 430 milioni destinati alla Rai per compensare l’apparente taglio del canone”, spiega Maurizio Gasparri. C’è, però, anche un’altra partita, molto più delicata. Il sospetto che aleggia dalle parti di Fratelli d’Italia è che in questa faccenda ci sia lo zampino dei Berlusconi. Perché, anche alla luce del fatto che in manovra verrà chiesto alla Rai di tagliare i propri costi di 20 milioni, è possibile che l’azienda cerchi di rimpinguare gli introiti attraverso la pubblicità. E l’aumento del costo della pubblicità dell’azienda di servizio pubblico potrebbe nuocere gravemente a Mediaset. Eccola spiegata, secondo le malelingue, la cocciutaggine dei forzisti.

Mentre la maggioranza raccoglie i cocci e i suoi esponenti fanno a gara a chi dice meglio che non è successo niente, l’opposizione gongola. “Sono allo sbando, troppo impegnati a litigare tra loro, a competere anziché governare il Paese. E intanto non si occupano della salute e dei salari, dei problemi concreti degli italiani”, dice Elly Schlein, segretaria del Pd. Per Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva in Senato: “Meloni ha preferito Salvini a Tajani (e ad Arcore). Una vicenda che non può non avere ripercussioni”. Per la premier solo “schermaglie”. L’assurda mattinata si chiude con la più assurda delle dichiarazioni, sempre targata Meloni:  “Se si è arrivati ad un accordo per un cessate il fuoco in Libano possiamo farlo pure sul canone Rai”.

di  Federica Olivo  su Huffpost

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