Si separa e chiede di vedere il figlio: l'ok finale del giudice arriva 11 anni dopo
Lʼok del tribunale, quando il ragazzo ormai diventato maggiorenne, può decidere da solo
Un milione di risarcimento. Nel 2006 si era rivolto al Tribunale per chiedere “d’urgenza” l’affidamento condiviso del figlio minore, dopo che si era separato dalla moglie. Il decreto definitivo dei giudici è arrivato solo nel 2107, Cioè undici anni dopo, quando il bimbo, che all’epoca aveva 6 anni, era ormai già diventato maggiorenne e quindi avrebbe comunque potuto decidere da solo con chi stare e come curare i rapporti con entrambi i genitori. È la lunga odissea di un padre raccontata dal Corriere della Sera. Una vicenda che si è concluda con la richiesta di risarcimento di un milione di euro. Siamo nel Milanese, E’ il 2006 quando un uomo si separa dalla moglie e attraverso i suoi legali chiede sia di poter esercitare il “diritto di visita” del bambino che l’affidamento congiunto insieme all’ex compagna. Passano due anni. Solo nel 2008 – come raccontano gli avvocati al Corriere – i giudici incaricano i servizi sociali di preparare un’istruttoria e organizzare gli incontri tra padre e figlio, in modalità protetta, per valutare la personalità di mamma e papà. Passa un altro anno. Nel 2009, la prima relazione degli esperti “non rileva nel padre inadeguatezze genitoriali”. Passa ancora un anno. Nel 2010 e una seconda relazione si aggiunge alla prima. Poi una serie di audizioni, allunga “la causa” mentre gli avvocati continuano a presentare istanze per chiedere di far vedere il bambino al padre. È il bimbo stesso, ormai diventato un ragazzo, a dichiarare nel 2104 che “i rapporti con papà si sono diradati fino a interrompersi”. Il tribunale si pronuncia solo nel 2017, affidando il 17enne alla madre. Il padre promuove ricorso, mentre il figlio diventa maggiorenne e quindi può decidere in autonomia della sua vita. Intanto arriva il colpo di scena finale: il padre chiede al Presidente del Consiglio e al Ministro della Giustizia un maxi-risarcimento di un milione di euro. Perché, spiegano i suoi avvocati: “Per colpa di un vuoto decisionale all’uomo è stato precluso per sempre il diritto di vivere con il proprio figlio”
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