Anno: XXV - Numero 223    
Mercoledì 4 Dicembre 2024 ore 13:15
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Legittimo manifestare inammissibile aggredire le Forze dell’Ordine.

Quando la violenza esplode nella folla eccitata ci può essere sempre chi non sa limitarsi, chi ritiene che sia giusto ricorrere all’uso delle armi, come fanno intendere i gesti evocativi della pistola che si sono visti da alcuni partecipanti.

Legittimo manifestare inammissibile aggredire le Forze dell’Ordine.

Non c’è generazione di studenti che, dal dopoguerra in poi, non sia scesa in piazza per protestare per o contro qualcosa. Anche la mia generazione si è ritrovata in piazza in più occasioni. Per Trieste italiana, a seguito dei moti triestini del novembre del 1953, che vennero duramente repressi dal “nucleo mobile” antisommossa della Polizia Civile alle dipendenze del Governo Militare Alleato (GMA). Per l’Ungheria invasa dai carri armati dell’esercito sovietico nel 1956. Protestavamo accanto ai nostri coetanei di Budapest in rivolta, armati dell’amore per la loro terra, orgogliosi della loro storia, baluardo della civiltà cristiana nel corso dei secoli nei quali i loro antenati si erano opposti all’aggressione dell’Impero ottomano.

Fu un fatto devastante per il Partito Comunista Italiano (P.C.I.) diviso tra la fedeltà alla “patria del comunismo” e la ripulsa per la violenza dei carri armati di Mosca. A proposito, chi fu a favore dell’URSS fu chiamato “carrista”. Non furono pochi. Molti hanno fatto una lunga carriera politica nel corso della quale hanno ripensato i valori della libertà propri dell’Occidente democratico. Non è mai troppo tardi.

Concentrati sotto l’ambasciata sovietica a Roma avemmo qualche confronto con i reparti della Celere inviati a difesa della rappresentanza diplomatica. Mai aggredimmo le Forze dell’Ordine. Anche loro percepivano il valore civile della nostra protesta. Non c’era astio nelle rispettive posizioni. Non ci furono violenze. Qualche spintone, qualche manganellata ai più vivaci della compagnia. Così manifestavano i giovani allora. Di variegata fede politica, democristiani, liberali, monarchici, missini.

Quanto diverso da quel che abbiamo visto nei giorni scorsi, soprattutto a Torino dove gli studenti hanno manifestato mettendo insieme di tutto un po’, dalla scuola alla guerra tra israeliani e milizie di Hamas. Piero Sansonetti, che se ne intende, scrive sull’Unità che gli studenti “chiedono una istruzione più aperta, contestano alcune leggi sulla scuola, e in particolare protestano per l’atteggiamento del governo italiano sulla guerra in Medioriente, del tutto favorevole agli aggressori israeliani contro la Palestina”. È un’opinione che il comunista Sansonetti si può permettere perché vive nell’Italia delle libertà. Comodo, comodissimo, ospite quasi fisso nelle TV del Cavaliere. Facile così fare il sinistro.

Dopo gli incidenti di Bologna della scorsa settimana, dopo le tensioni con la Polizia, la partecipazione degli studenti è aumentata. I manifestanti hanno esposto cartelli con l’effige del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. e dei Ministri dell’istruzione, Giuseppe Valditara, e dell’università, Anna Maria Bernini, imbrattate con impronte di mani insanguinate. L’effige del Ministro Valditara è stata data alle fiamme.

Niente di drammatico. La libertà di manifestazione del pensiero è un connotato degli stati liberali. Ma se dalla esposizione dei motivi della protesta si passa all’aggressione alle Forze dell’Ordine poste a salvaguardia dell’incolumità delle persone e a tutela dei beni pubblici e privati, l’attacco è allo Stato e non è ammissibile, non è tollerabile. E dà dimostrazione che la protesta è organizzata e la finalità non è quella di “una istruzione più aperta” e neppure di una legittima manifestazione di dissenso rispetto all’atteggiamento “del governo italiano sulla guerra in Medioriente”.

Gli studenti pro Palestina che hanno vandalizzato la Mole Antonelliana, simbolo di Torino, sono violenti che hanno una finalità politica in collaborazione con “antagonisti” e “centri sociali” la cui finalità è essenzialmente quella di attuare una protesta fuori controllo, che cerca lo scontro con le Forze dell’Ordine come dimostra il bollettino dei feriti tra gli agenti, ben diciotto, e i danni alle proprietà pubbliche e private, come al monumento a Vittorio Emanuele II, inclusi veicoli della Polizia.

Noi sapevamo che le Forze dell’Ordine rappresentano lo Stato e sono al servizio alla Nazione, un dato che gli studenti di oggi dimostrano di ignorare o anche solo di trascurare. È evidente, dunque, la matrice politica della manifestazione, come l’affermazione che la scuola non valorizza lo studente e, considerando che la scuola è il centro di formazione dello studente, pensiamo che la didattica debba essere lasciata nelle mani del docente che sa come valorizzare gli studenti e permettere loro di crescere.

Nuovi disordini hanno interessato ancora Torino e le strade di Roma. Alcuni rivendicano iniziative per favorire e ampliare il diritto allo studio. È un diritto sacrosanto, ma se usano slogan di partito vuol dire che la protesta non è spontanea ma guidata. Anche questo è consentito, anzi è auspicabile per fare chiarezza. La scuola, tuttavia, è di tutti, il caro libri, ad esempio, è un dato obiettivo sul quale è giusto richiamare l’attenzione del Governo. E come altri problemi, che riguardano la salubrità dei luoghi, la fruibilità di biblioteche e laboratori, ogni sollecitazione è ammissibile. A parte si può anche manifestare per dire come la si pensa su guerre qua e là per il mondo e sulla risposta dei governi alle variazioni climatiche.

Ma giù le mani dalle Forze dell’Ordine il cui intervento è in funzione del rispetto della legge e nell’interesse dei cittadini. La violenza non è mai giustificabile e quindi non é tollerabile da parte dello Stato. Si sono visti “in piazza attacchi al limite dell’eversione. Serve massima severità da parte di tutti” ha titolato il Corriere della sera presentando un’intervista del Ministro Bernini che ha ricordato come nel disegno di legge di bilancio sia stata prestata “un’attenzione particolate per alcuni luoghi di bisogno, come gli stipendi dei medici specializzandi”. Mentre per il progetto dell’houisding universitario “abbiamo 13 mila posti letto già finanziabili. I soldi ci sono – ha continuato il Ministro – oltre 1,2 miliardi, ma università, sindaci, Comuni devono supportarci”.

C’è un pericolo che non va sottovalutato. Quando la violenza esplode nella folla eccitata ci può essere sempre chi non sa limitarsi, chi ritiene che sia giusto ricorrere all’uso delle armi, come fanno intendere i gesti evocativi della pistola che si sono visti da alcuni partecipanti.

È già accaduto. Non deve ripetersi.

 

 

 

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