Anno: XXV - Numero 236    
Lunedì 22 Dicembre 2024 ore 13:45
Resta aggiornato:

Home » Rapporto Censis 2024: l’anno dei record (non sempre positivi)

Rapporto Censis 2024: l’anno dei record (non sempre positivi)

Record di occupati e di turismo estero, ma anche di denatalità e debito pubblico. Ritratto di un paese in galleggiamento, con una classe dirigente che non dirige e una cittadinanza che procede per scosse emotive.

Rapporto Censis 2024: l’anno dei record (non sempre positivi)

Oramai è diventata una “sindrome italiana”, una sorta di nuova identità del Paese. Il Censis, nel suo annuale Rapporto, la definisce “medietà”, cioè la vocazione degli italiani e della sua classe dirigente a galleggiare, a tenersi in equilibrio senza “capitomboli rovinosi nelle fasi recessive, né scalate eroiche nei cicli positivi”. Un’attitudine in parte virtuosa ma che può trasformarsi in una trappola e l’insidia viene da un pericolo molto serio e molto nuovo: lo sfibramento economico e psicologico del ceto medio sta facendo fermentare un sentimento di scetticismo e di estraneità non soltanto verso l’Europa ma anche verso le democrazie liberali

Il Censis non si eleva a giudice, non distribuisce voti a politici, imprenditori, accademici, giornalisti e cittadini “normali” ma il filo del racconto contenuto nel Rapporto lascia intendere come i responsabili della “sindrome italiana” si possano individuare a metà strada: tra una classe dirigente che dirige poco e una cittadinanza poco attiva che continua a procedere per scosse emotive, con un andamento da “sonnambuli”, definizione del Rapporto dello scorso anno.

Il Censis, anche quest’anno, fotografa, fissa e interpreta la realtà sociale così come affiora dai dati, accompagnando questa istantanea “oggettiva” con un’osservazione del Paese in movimento, riuscendo a “vedere” cose che altri non colgono. E lo fa, incrociando due fonti: le statistiche ufficiali sullo stato del Paese – sia pur lette secondo una griglia interpretativa collaudata nei decenni – ma anche un dettagliato, vasto sondaggio non “generalista” ma confezionato con domande mirate e che anche stavolta forniscono risposte in parte spiazzanti.

Un metodo che nel corso degli ultimi sei decenni ha consentito all’istituto, fondato e guidato da Giuseppe De Rita, di anticipare letture profetiche sulla situazione sociale del Paese, coniando definizioni che sono diventate proverbiali, spesso capaci di cogliere fenomeni che altrimenti sarebbero rimasti sommersi, per usare una terminologia Censis. L’artefice del Censis, Giuseppe De Rita, splendido novantaduenne, continua ad essere presente ed attivissimo, ma già da anni è cresciuto un nuovo gruppo dirigente: il cinquantottesimo Rapporto, quello del 2024, è stato presentato da Massimiliano Valerii e da Giorgio De Rita. Un Rapporto che, come di consueto, restituisce non soltanto lo stato economico e sociale del Paese ma anche l’atteggiamento psicologico degli italiani, lo spirito del tempo.

Tutto il Rapporto è una navigazione nella medietà, nel galleggiamento all’italiana ed è fatale imbattersi continuamente in alti e bassi, in piccoli picchi e piccole cadute. Anzitutto i dati economici, quelli che il Rapporto chiama “i conti che non tornano”: a prima vista il 2024 potrebbe essere ricordato come l’anno dei record: il record degli occupati e del turismo estero, ma al tempo stesso anche il record della denatalità, del debito pubblico e dell’astensionismo elettorale. Ma poi un’analisi più approfondita restituisce una immagine in chiaroscuro. E dunque più lavoro ma anche meno Pil, più turismo ma anche meno industria, carenze di personale e ipoteche sulla tenuta del welfare.

Non mancano le scoperte: confrontando i dati, non anno per anno, ma sull’arco di un decennio, il Censis scopre che l’Italia è prima in Europa per acquisizioni di cittadinanza: addirittura +112% in dieci anni, quasi un milione e mezzo di persone integrate. Il Rapporto scopre anche una resistenza a questa capacità di accoglienza: il 57,4% degli italiani ritiene che l’«italianità» sia cristallizzata e immutabile, definita dalla discendenza diretta da progenitori italiani.

Non connessa direttamente al fenomeno migratorio è una tendenza empirica e psicologica sorprendente: un mercato sempre più florido della sicurezza. Se da una parte il numero dei reati commessi in Italia ha conosciuto nel tempo una costante e prolungata riduzione “tra gli italiani aumenta l’insicurezza e il bisogno di sentirsi protetti”. L’85,5% possiede almeno un dispositivo per la difesa della propria abitazione e il 50,1% investirà di più nella sicurezza domestica negli anni a venire. In Italia sono quasi 1,7 milioni le persone che possiedono regolarmente un’arma da fuoco.

Secondo i dati proposti dal Censis l’Italia non pare culturalmente preparata al salto d’epoca in atto. Per quanto riguarda il sistema scolastico, non raggiungono i traguardi di apprendimento in italiano: il 24,5% degli alunni al termine delle primarie, il 39,9% al termine delle medie, il 43,5% al termine delle superiori, mentre negli istituti professionali il dato sale vertiginosamente all’80.8%

I numeri sul mercato del lavoro sono eloquenti anche se noti. Nel 2023 la quota di figure professionali di difficile reperimento rispetto ai fabbisogni delle imprese è arrivata al 45,1% del totale delle assunzioni previste (era pari al 21,5% nel 2017). Non retoriche ma molto concrete le incognite attorno al Welfare. “Tra il 2013 e il 2023 si è registrato un aumento del 23,0% in termini reali della spesa sanitaria privata pro-capite, che nell’ultimo anno ha superato complessivamente i 44 miliardi di euro”.

Superiore ad ogni precedente allarme l’analisi sul disagio psicologico dei giovani. Si legge nel Rapporto che il 58,1% dei giovani di 18-34 anni si sente fragile, il 56,5% si sente solo, il 51,8% dichiara di soffrire di stati d’ansia o depressione, il 32,7% di attacchi di panico, il 18,3% accusa disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia. Solo in alcuni casi si arriva a una vera patologia conclamata: un giovane su tre (il 29,6% del totale) è stato in cura da uno psicologo e il 16,8% assume sonniferi o psicofarmaci. Tra le strategie di adattamento in particolare tra i giovani, il Censis racconta il boom della convivialità nei luoghi pubblici: il 58,8% degli italiani incontra gli amici durante il tempo libero almeno una volta alla settimana, ma il dato sale tra i giovani, con punte intorno al 90% tra chi ha dai 15 ai 19 anni Nel 2023 si sono registrate più di 10 milioni di presenze alle 2.397 fiere organizzate in Italia: +16,3% rispetto all’anno precedente. Aumenta la partecipazione ai concerti, con oltre 28 milioni di presenze (+70,1% rispetto al 2019).

Molto efficace l’istantanea sulla psicologia collettiva degli italiani in questa fase storica: “Anche nella dialettica sociale, la sequela di disincanto, frustrazione, senso di impotenza, risentimento, sete di giustizia, brama di riscatto, smania di vendetta ai danni di un presunto colpevole, così caratteristica dei nostri tempi, non è sfociata in violente esplosioni di rabbia. Ci flettiamo come legni storti e ci rialziamo dopo ogni inciampo, senza ammutinamenti.

Gli effetti di tutti questi stati d’animo e di questi dati molto concreti sono riassunti in uno scetticismo senza precedenti per gli strumenti democratici, con numeri spiazzanti, sorprendenti: per il 71,4% degli italiani l’Unione europea è destinata a sfasciarsi, senza riforme radicali. Il 68,5% ritiene che le democrazie liberali non funzionino più, mentre il 66,3% attribuisce all’Occidente (Usa in testa) la colpa dei conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente.

Il Rapporto Censis ha di nuovo messo a disposizione dati ed elaborazioni-dati che aiutano a capire dove e come viviamo: una classe dirigente degna di questo, come talora è accaduto nel passato, potrebbe trarne qualche utile indicazione. Potrebbe.

di  Fabio Martini su Huffpost

 

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Altre Notizie della sezione

Archivio sezione

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.